Per Clinton un nuovo fronte: la Cia di Andrea Di Robilant

Da giorni Lake era sotto torchio al Senato, che dubitava delle sue capacità Da giorni Lake era sotto torchio al Senato, che dubitava delle sue capacità Per Clinton un nuovo fronte; la Ga // capo designato rinuncia, con polemica WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Ormai questa città ha perso la testa». Dopo quattro giorni trascorsi sulla graticola al Senato, Anthony Lake, il professore che Bill Clinton voleva alla guida della Cia, ha ritirato a sorpresa la sua candidatura. E si è lamentato pubblicamente con il Presidente per il deterioramento del clima politico nella capitale di cui si considera una vittima. La decisione di Lake, già strettissimo collaboratore di Clinton durante il primo mandato, (piando era consigliere per la Sicurezza nazionale!, ha colto la Casa Bianca alla sprov vista. E non c'è dubbio che questo smacco indebolisce l'immagine del Presidente proprio alla vigilia del vertice di Helsinki con Boris Eltsin. Le udienze al Senato erano cominciate la settimana scorsa sotto una cattiva stella. 1 repubblicani, guidati dal senatore Richard Slielby (Alabama), presidente della Commissione sui servizi segreti, volevano sapere come mai Lake non fosse al corrente dei presunti maneggi di Pechino per influenzare la politica americana verso la Cina. Nel mirino dei senatori non era l'integrità morale di Lai-: né la sua preparazione, bensì la sua capacità di gestire adeguatamente un organismo coni- plesso come la Cia in una difficile fase di transizione e di ril'orma. 11 ragionamento era: se faticava a gestire il Consiglio per la sicurezza nazionale come possiamo pensare che saprà gestire una bestia infinitamente più complessa e difficile come la Cia? La pugnalata finale è arrivata lunedì mattina dalle pagine del Wall Street Journal: il Consiglio per la sicurezza nazionale non impedì che il petroliere libanese Roger Tamraz, controverso patron della Tamoil, già condannato per malversazioni nel suo Paese, facesse ben quattro visite alla Casa Bianca in cambio di contributi elettorali per 170 mila dollari. A quel punto Lake ha capito che il vento girava contro la sua nomina e che le udienze rischiavano di durare settimane, facendo emergere nuove rivelazioni dannose per sé e per l'Amministrazione Clinton. Ieri, poi, la stessa Cia, cioè l'organismo che Lake avrebbe dovuto guidare, ha annunciato un'indagine sul comportamento del Consiglio per la sicurezza nazionale. Ma Lake non si è ritirato in silenzio. «Ho perso la pazienza - ha scritto a Clinton in una lettera poi resa pubblica -, Questi ritardi infiniti stanno danneggiando sia la Cia sia il Consiglio per la sicurezza nazionale in maniera intollerabile. Se questo fosse un gioco potrei perseverare fino alla vittoria. I miei colleghi mi dicono di resistere per non apparire come un "perdente". Ma questo non è un gioco. E non riguarda la mia persona, bensì il futuro della Cia». Nella lettera Lake, un ex professore di politica estera dai modi molto affabili (faceva l'allevatore di bestiame in Massachusetts quando Clinton lo chiamò nel 1992), ha sparato a zero contro l'eccessivo imbarbarimento della lotta politica a Washington: «E' ora di concentrarsi sulle sfide vere della politica estera piuttosto che sulle ferite che questa città infligge a se stessa». Il senatore Shelby ha respinto l'idea che Lake fosse vittima del clima politico, ripetendo che molti nella Commissione avevano serie perplessità sulle capacità manageriali del candidato. E l'impressione è che quelle perplessità non soltanto fossero sincere, ma fossero anche condivise da una parte aei senatori democratici. Non è escluso che nei giorni scorsi qualche dubbio sia affiorato anche alla Casa Bianca. Quando Lake ha portato la sua lettera a Clinton chiedendo il ritiro della sua nomina, il Presidente si è alzato con fatica dalla sua sedia a rotelle e ha abbracciato il suo amico per mostrargli tutta la sua solidarietà. Ma non ha insistito, e ha accettato di ritirare la nomina. La Cia continua dunque a galleggiare senza timoniere. Quello che oggi appare favorito è l'attuale vice-capo, George Tenet. Un personaggio molto stimato e con un grosso vantaggio: non dovrebbe sottoporsi ad alcuna conferma del Senato che aveva già approvato a suo tempo la sua nomina a numero due della Cia. In attesa di decisioni, la riforma dei servizi segreti americani, che sembrava così urgente, è ancora una volta rimandata. Andrea di Robilant Anthony Lake ha rinunciato alla Cia

Luoghi citati: Alabama, Cina, Helsinki, Massachusetts, Pechino, Washington