Major, tegola da 4 milioni di voti di Fabio Galvano

Major, tegola da 4 milioni di voti Il diffiasissimo tabloid gli diede un sostegno decisivo nel '92 Major, tegola da 4 milioni di voti Anche il «Sun» lo abbandona: «Scegliete Blair» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Assaporata una giornata da protagonista, con l'annuncio dello elezioni il 1" maggio, John Major scopre quanto sia dura la strada delle urne. Ieri, mentre nuovi sondaggi segnalavano un più robusto vantaggio laborista e Tony Blair rilanciava la sua sfida su ogni fronte, il primo ministro è stato abbandonato da un potente alleato. Il «Sun», il tabloid più venduto con oltre quattro milioni di copie al giorno, ha deciso di sostenere Blair e lo ha apertamente dichiarato su tutta la prima pagina. «The Sun Backs Blair», proclama: «Date una chance al cambiamento». Non è cosa da poco. E anche se ieri Major ha fatto del suo meglio per assorbire il colpo («Non sono preoccupato, mi basta che il "Sun" riferisca correttamente quello che dico e faccio»), la decisione del giornale di Rupert Murdoch potrebbe essere determinante. Cinque anni fa proprio il «Sun» condusse una campagna sen~a quartiere contro il leader laborista di allora, Neil Kinnock. «Se vince oggi - era il titolo di prima pagina il giorno delle elezioni, accanto al fotomontaggio di un Kinnock trasformato in lampadina - per cortesia l'ultima persona che lascia la Gran Bretagna spenga la luce». Quando Major vinse, contro ogni sondaggio, il «Sun» non si fece attendere: «Siamo stati noi a vincere», proclamò un altro titolo a tutta pagina. «Major ha scritto ieri il giornale - non è un leader ma un seguace. Blair ò il soffio d'aria fresca di cui questo grande Paese ha bisogno». «Altri cinque anni di prosperità», è lo slogan con cui i Tories affrontano questa fase della campagna. Ma ieri i sondaggi hanno dato altri dolori a Major. Quello della Reuter ha dato al Labour un vantaggio di 25 punti. Quello svolto dalla Gallup (per il «Daily Telegraph») addirittura di 28 punti: tradotto in voti, darebbe ai laboristi 500 dei 659 seggi. Ma anche se quel vantaggio fosse dimezzato, ammette il giornale conservatore, Blair diventerebbe premier con una maggioranza di 150 seggi. «Enough is enough»: lo slogan del Labour, che chiede «una svolta per il futuro», campeggia sui grandi manifesti elettorali sotto l'immagine di un Major bifronte, quello - nelle intenzioni laboriste - delle promesse; non mantenute. E per fortuna Peter Mandelson, i) guru della campagna di Blair, sosteneva ancora ieri che «non ci saranno attacchi personali, non si infangherà l'avversario». I diabolici occhi rossi di Blair, nel discusso manifesto conservatore di qualche mese fa, bruciano ancora. «11 camaleonte della politica britannica», l'ha chiamato ieri Major. Ma il camaleonte era ieri con l'abito buono: quello del politico che sa ispirare fiducia. Mentre il suo numero due Gordon Brown rilanciava uno dei punti focali della sua politica economica - lavoro per 250 mila giovani finanziato con una tassa sugli utili delle aziende privatizzate, che il cancelliere Clarke definisce «una grave minaccia alla ripresa economica» - Blair ai Comuni accusava il governo di gestire male la Sanità e ripeteva che soltanto il nuovo Labour può guidare la Gran B) agna verso il nuovo millennio: «Promettiamo solo quello che possiamo mantenere e manteniamo quello che promettiamo: non una rivoluzione, ma un governo che può ricucire le divisioni del Paese». Fabio Galvano Più disperata la rincorsa in vista delle elezioni Il vantaggio laborista nei sondaggi è salito a 28 punti Il segretario laborista Tony Blair è sempre più lanciato verso una quasi sicura vittoria al voto del 1° maggio [fotoreuter]

Persone citate: Clarke, Gallup, Gordon Brown, John Major, Kinnock, Neil Kinnock, Peter Mandelson, Rupert Murdoch, Tony Blair

Luoghi citati: Gran Bretagna, Londra