Sartori mette d'accordo Fini e D'Alema

Vìa libera dal Polo alla proposta. Il leader pds alle prese con il «no» di popolari e Rifondazione Vìa libera dal Polo alla proposta. Il leader pds alle prese con il «no» di popolari e Rifondazione Sartori mette d'accordo Fini e D'Alenici Doppio turno e ballottaggio «a quattro» ROMA. Questa volta il professor Sartori, il politologo sponsor del sistema semipresidenziale alla francese, sembra essere riuscito nell'impresa di mettere insieme capra e cavoli. Ovvero, Massimo D'Alema (che desidera il doppio turno elettorale) e Fini-Berlusconi (che vogliono l'elezione diretta del capo dello Stato). Ascoltato per quasi quattro ore dalla commissione bicamerale per le riforme, Sartori ha offerto la sua ultimissima ricetta per un sistema che fa eleggere ai cittadini il capo dello Stato come in Francia (ma con minori poteri) e fa eleggere il Parlamento (in tempi sfalsati) con un sistema elettorale maggioritario e a doppio turno. La novità sta nel fatto che al secondo voto per il ballottaggio per eleggere il candidato deputato in ogni singolo collegio potrebbero partecipare non i due soli candidati più votati al primo turno, ma i primi quattro. E chi si ritira, pur avendo diritto a concorrere, avrà un premio: un 10-15 per cento di seggi (da prelevare da liste nazionali, si immagina) da spartirsi in misura delle rispettive forze registrate al primo turno. Una soluzione che ha incuriosito tutti e che è piaciuta al partito di Fini, che incasserebbe il desiderato sistema semipresidenziale. An ò stata sinora ostile al doppio turno perché teme che la costringerebbe ad un accordo obbligato con Berlusconi, togliendole potere di contrattazione. Dopo la proposta di Sartori, Giuseppe Tatarella annunciava così la lieta novella a Massimo D'Alema: «E' caduto il tabù del doppio turno». Gianfranco Fini conferma di trovare «molto interessanti! il riferimento di Sartori ad una legge elettorale a doppio turno cui accedono più di due candi¬ dati, con la possibilità di un recupero proporzionale per chi desiste, così da garantire stabilità e governabilità». Premesso che Sartori ha dato «un grande rilievo alla flessibilità e funzionalità del modello semipresidenziale rispetto al governo del premier». «Ottimo» il Sartori per Rebuffa di Forza Italia. Cesare Salvi, del pds, è stato prudente limitando a dire che è «interessato». Ma è innegabile che attorno alla «trovata» del professore Sartori si coalizza, per la prima volta, una potenziale maggioranza favorevole al sistema semipresidenziale corretto, coordinato con elezioni a doppio turno per il Parlamento, che comprende i tre maggiori partiti: pds, Forza Italia, An. Per il Polo va bene. I problemi ce li ha tutti D'Alema perché nell'attuale maggioranza di governo ci sono due dissenzienti di peso. I popolari, che continuano a diffidare del sistema semipresidenzialc perché concentrerebbe troppi poteri nelle mani di uno solo. E Rifondazione comunista che, invece, non vuole fare eleggere i parlamentari col doppio turno per ragioni opposte a quelle di D'Alema: perché non conterebbe politicamente più nulla. Armando Cossutta, presidente di Rifondazione comunista, ha replicato a Sartori dandogli del «leninista» fuori tempo. «Vi è nella sua teoria sul doppio turno, mi perdoni, una visione leninista della politica ormai superata anche da leninisti puri». «Accetto ogni "elogio"» è stata la replica sarcastica del costituzionalista. L'obiezione di Leopoldo Elia, del partito popolare (che preferirebbe dare più potere al capo del governo), è stata: «Perché dovremmo impiccarci ad un sistema che concentra nel presidente alla francese, quando è capo della maggioranza, poteri superiori a quelli del presidente americano? Non ho ricevuto una risposta soddisfacente». Sartori sostiene che l'elezione diretta del capo del governo «è una soluzione più rischiosa» perché troppo rigida. .<Se l'elettorato sceglie un presidente outsider, senza maggioranza, non faccio nomi ma ne abbiamo tutti in mente uno (Di Pietro, ndr), il sistema francese dà la garanzia di neutralizzarlo più che qualsiasi altro» ha detto Sartori rivolto ai popolari. Accettabile per Sartori anche la proposta di D'Alema, che permetterebbe di far concorrere al secondo turno tutti i candidati che al primo turno prendono più del 7 per cento dei voti. Una soluzione studiata per andare incontro a Rifondazione e Lega. [r. r.] Cossutta al politologo «Lei è un leninista» Ironica la replica «Accetto ogni elogio» PROPOSTA PEL PROFESSO^ ILSEMIPRESIDENZIALISMO «ALLA SARTORI» RICALCA IL SISTEMA FRANCESE, MA CON ALCUNE CORREZIONI CHE NE DIMINUISCONO L'IMPATTO, CERCANDO DI ADEGUARLO ALLA COMPLESSA REALTA ITALIANA. CAPO DELLO STATO Eletto in simultanea con le Camere, ad esempio, rimane in carica per meno di sette anni, non può indire referendum, ha poteri di scioglimento delle Camere più «addomesticati» e comunque tali da rendere difficoltosa la possibilità di «guillottine» elettorale. Il modello francese prevede invece un Presidente eletto (a due turni] direttamente dal popolo. Sceglie, nomina ed eventualmente revoca il capo del governo; presiede ilConsiglio dei ministri; dirige la politica estera, la Difesa (compreso il «pulsante atomico») e la Sicurezza nazionale; indice referendum; scioglie le Camere a suo piacimento; può assumere pieni poteri in caso ai emergenza. GOVERNO Viene indicato dal Presidente della Repubblica ma deve ottenere la fiducia del Parlamento. PARLAMENTO I parlamentari sono eletti con il sistema del doppio turno. Mentre i primi quattro partiti vanno al ballottaggio, per quelli che desistono è previsto il recupero proporzionale del 10-15 per cento. Il politologo Giovanni Sartori

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