« Perché freniamo sull'Uem »
«Paghiamo il peso « Perché freniamo sull'Uem » Veconomista Pohl: per il rinvio ragioni politiche, non finanziarie BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Un rinvio dell'Unione economica e monetaria non ha fondamenti economici. Ci sono, piuttosto, ragioni politiche che sembrano premere in questa direzione». Ruediger Polii, direttore dell'«Istituto di ricerche economiche» di Halle e fra i più autorevoli studiosi tedeschi di problemi monetari, lancia l'allarme: «La Germania si trova in una situazione difficile, ha grandi domande senza risposta - dalla riforma fiscale a quella della previdenza - e non impiega tutte le sue forze, dunque, per portare a termine un' impresa gravosa come l'Unione monetaria». I recenti dubbi di Waigel sono alimentati anche da motivi elettorali? «La moneta unica non è certo popolare, in Germania, e l'anno prossimo ci saranno le elezioni». In Italia c'è l'impressione che la Germania voglia frenare sull'euro. «Certo non è questa la politica ufficiale. Il Cancelliere ha sempre considerato l'Unione economica una occasione politica per garantire la libertà in Europa. E non ha nessuna ragione di frenare questo progetto. Ma nel Paese molti non vogliono abbandonare il marco, e vedono soprattutto condizioni negative nell'euro». Pensa anche alla Bundesbank? «L'atteggiamento della Bundesbank è difficile. Da una parte intravede tensioni monetarie, e naturalmente non è piacevole per una istituzione come la Buba. Dall'altra ha partecipato alla stesura del trattato, e deve sostenerlo». La soluzione delle difficoltà che si intravedono nell'avvio puntuale dell' Uem sarà politica, considerate le difficoltà della maggior parte dei Paesi? Il ministro Theo«La monnon è pe il voto Waigel eta unica opolare è vicino» «Non c'è un criterio che possa impedire davvero l'avvio dell'Unione. Ma una decisione politica sarà necessaria: per mettere a punto una linea comune nella scelta dei Paesi che dovranno parteciparvi fin dall'inizio, e per precisare le condizioni alle quali chi non ci sarà subito parteciperà in seguito». Nell'attesa, prevede molte turbolenze sui mercati? «1 mercati hanno da tempo una certa insicurezza. Consideriamo il caso tedesco: da una parte in Germania ci sono grandi imprese dove tutto ò pronto all'introduzione dell'euro. Dall'altra c'è una discussione politica concitata: questo contrasto ha ovvi riflessi negativi». Si può sciogliere la contraddizione fra necessità di bilanci rigorosi in vista dell' Europa e lotta alla disoccupazione? «Il problema è nel criterio del deficit: lo stretto rapporto fra unione monetaria e deficit non è corretto. Economicamente il criterio non ha senso, perché i deficit pubblici non sono inflazionistici. Una via d'uscita sensata sarebbe separare i problemi: realizziamo l'Unione monetaria sulla base del presupposto dei cambi fissi, e indipendentemente da questo attuiamo una politica di contenimento del deficit pubblico». E' sempre credibile l'obiettivo del cancelliere Kohl, dimezzare la disoccupazione entro il duemila? «Lo si potrebbe realizzare abbastanza facilmente con programmi statali a sostegno dell'occupazione. Ma non sarebbe una soluzione del problema: per dimezzare davvero la disoccupazione bisogna creare occupazioni produttive, e per far questo abbiamo bisogno di riforme strutturali: la diminuzione del costo del lavoro e del carico fiscale, per esempio, la flessibilità del salario. Ci sono progetti politici, in proposito: ma la loro realizzazione ristagna», [e. n.] «La moneta unica non è popolare e il voto è vicino» Il ministro Theo Waigel
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