Scacco matto alla mafia russa in Trentino
13 Madonna di Campiglio, bloccato in un hotel il «summit» dell'organizzazione che opera in Italia Segno motto alla mafia russa in Trentino Tredici arresti, preso uno dei capi MADONNA PI CAMPIGLIO DAL NOSTRO INVIATO Sono da poco passate le sei, l'alba comincia a scintillare sulle Dolomiti, il termometro della funivia del Grostè segna 4 gradi, nella hall del Golf Hotel Yuri Essine in manette chiede a Vittorio Rizzi, capo degli agenti che l'hanno arrestato, di potersi fermare alla cassa. Deve saldare il conto, altri 20 milioni dopo i 10 che ha già pagato per quindici camere, sette notti e sette giorni. Tira fuori i soldi, in contanti, un po' dollari un po' lire. Saluta e se ne va. Un cliente da rimpiangere, così gentile, così ricco. In silenziosa fila indiana i russi salgono sul pulmino bianco con le tendine grigie abbassate che presto li inghiottono nel primo blitz italiano contro la mafia russa. La «brigata» di Yuri Essine detto Samosval, 46 anni di Vladivostok, segnalato dall'Fbi come uno dei capi della diaspora mafiosa russa, anzi come il rappresentante italiano delYorganizatja, salita fin sulle Dolomiti per festeggiare il compleanno del capo, prende la via del carcere. Sono arrivati venerdì, dall'Italia (Roma) e da Mosca. Dovevano essere quindici, due li hanno trattenuti i russi. Ognuno aveva con sé varie migliaia di dollari da consegnare a Yuri (da un minimo di 9 mila a un massimo di 60 mila). Capi, capetti, picchiatori (c'era anche un pugile), amministratori di quelle piccole grandi aziende che sono le bande maliose russe, come questa di Yuri, che sarebbe affiliata niente meno che al gruppo di Solntzevo, la più ricca e spietata organizzazione moscovita, quasi una holding che il selvaggio capitalismo russo sta trasformando da banda di quartiere in azienda con profitti miliardari. I ribjata, i ragazzi di Mosca, sono venuti a celebrare il capo, a discutere affari, a portargli i saluti dei «fratellini» che lui non vede più perché dopo la mattanza del '93-94 preferisce evitare viaggi in patria. Gli hanno portato in regalo una copia preziosa del Vangelo. E' un'edizione nuovissima, le pagine in stampa accurata e carta raffinata, con i bordi rossi e così nuovi che ancora li si deve staccare ad uno ad uno; ha una copertina in cuoio finto-antico, con borchie d'ottone che riproducono i quattro evangelisti. Un regalo così prezioso che di tutti i valori che i russi si sono portati per la vacanza sulle Dolomiti è l'unico a finire nella cassaforte dell'albergo. Non i soldi - al sicuro - ma il Vangelo. Può darsi che si tratti di una copia che appartiene al patrimonio affettivo della banda, alla sua ritualità blasfema, dal momento che ai poliziotti italiani risulta che Yuri Essine sia un «ladro in legge» e cioè uno che appartiene all'elite della criminalità sovietico e post-sovietica, quel circolo di eletti il cui valore (nel resistere al lager, che nella terminologia russa è tout-court il carcere) e la cui autorità è riconosciuta nel mondo dei «ladri» che ubbidiscono a un loro codice d'onore (la «legge»). Può darsi che a Madon- na di Campiglio si dovesse compiere una iniziazione, una cerimonia visto che tra i bagagli è stato trovato anche un drappo nero con scritte in russo antico ricamate in oro. Tutto può essere. Gli uomini dello Sco (il servizio centrale operativo della polizia) che li hanno osservati (e microfonati) da venerdì hanno registrato le stravaganze autoritarie di Yuri. Capitava che li mandasse tutti a dormire alle 6 di sera, ma solo per due ore. Che alle 3 di notte li convocasse per discutere e cenare, li stordiva di parole, mentre loro cascavano dal sonno e dalla vodka (lui, invece, trincava solo coca-cola). Hanno visto uno della banda cacciato a insulti perché aveva perso il telefonino del ca¬ po. Hanno osservato uno di loro sprezzantemente ignorato nelle cene, quasi cancellato, come se non esistesse. Erano le bizze del capo, i capricci delle autorità, come i russi chiamano i loro capimafia. Era il pugno di Yuri sui suoi ribjata, la fenomenologia spicciola del padrino nisso. Questo mondo così esotico, apparentemente, ma così moderno nel suo essere business, a Mosca e nel resto d'Europa, dunque è sbarcato in Italia, come ci hanno poi raccontato il superprocuratore antimafia Vigna e il capo dello Sco Alessandro Pansa. Questo colorito Yuri detto Samosval è un signore che l'Fbi ha segnalato tra i partecipanti ai grandi summit mafiosi di Miami, un amico di Japoncik, il Giapponesino, gran¬ de sacerdote della mafia russa trapiantato a New York, ora ingabbiato c condannato in Usa. Yuri ò arrivato qualche anno fa e stava per conquistarsi la cittadinanza italiana grazie ad un matrimonio di comodo, era il capolinea di un flusso ininterrotto e miliardario di denaro, viveva tra gli agi di una villa a Santa Marinella, sul mare di Roma, pagata (dal mattino alla sera) con seicento milioni in contanti. Altri russi lavoravano per lui e con lui (anch'essi «italiani» per nozze) nel tessere una rete che era di scambi commerciali, import-export, di investimenti in aziende che lavorano con l'ex Urss (mobili, preziosi e arredamento), stavano per fondare una società per l'importazione del pesce (la Ocean, cu¬ riosamente sinonimo della vecchia azienda di Stato sovietica Okean) dalla Corea (da dove sono arrivati gli auguri per il compleanno di Yuri). Due di questi soci, Naumov e Rumiantzev, hanno fatto una brutta fine (a Mosca); e le intercettazioni telefoniche su Yuri e il suo circolo hanno rivelato parecchio su questi delitti. Investiva, Yuri, aiutato da qualche italiano che gli procurava entrature e matrimoni al fine di ottenere cittadinanze. Stava consolidando un'azienda italiana finanziata da soldi russi ricavati attraverso reati. Ma faceva attenzione a non compiere reati italiani. Lo hanno arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso e per riciclaggio. Reati non facili da provare, specie in questo caso. Ma il blitz dello Sco sembra di capire che avesse soprattutto lo scopo di battere un colpo: «Con tutte le mafie che ci sono in Italia - ha detto Vigna certo non si sentiva bisogno dei russi». I quali, peraltro, avevano scelto di agire in zone non occupate da Cosa Nostra: la Romagna, le Marche, il litorale laziale. Alle 7 e mozzo del mattino, a Madonna di Campiglio la brigata di Yuri non c'era più ed eccetto il direttore del Golf, nessuno s'era accorto di niente. Un'operazione chirurgica durata 5 secondi, il tempo di aprire le camere da letto e infilare le manette. Per ora, con la mafia russa, è andata così. Cesare Martinetti Gestivano affari per miliardi Tra i bagagli è stato trovato un drappo nero con scritte in russo antico Nella banda anche i picchiatori L'organizzazione operava in Romagna, Marche e litorale laziale ; 1 Sopra, il pm Aurelio Galasso e il procuratore antimafia Pier Luigi Vigna a destra, operazione di polizia contro la mafia russa a Mosca
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