Un fausto presagio per Blair di Fabio Galvano

Major distaccato di 20 punti ma ha fiducia: correrò su e giù per tutta l'isola Major distaccato di 20 punti ma ha fiducia: correrò su e giù per tutta l'isola Un fausto presagio per Blair L'Inghilterra vota il 1° maggio, Labour in testa LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il dado è tratto: l'Inghilterra andrà alle urne il primo maggio. Con un breve annuncio davanti a Downing Street, poco dopo la liturgica visita a Buckingham Palace per chiedere alla regina Elisabetta l'assenso allo scioglimento del Parlamento, il primo ministro John Major ha finalmente accettato la sfida elettorale che Tony Blair e il nuovo Labour sventolavano da oltre un anno. Quasi alle corde, costretti com'erano a indire le elezioni non oltre il 22 maggio, i conservatori hanno optato per una campagna «lunga», quale non si vedeva dal 1918: più di sei settimane, contro il minimo previsto di 17 giorni. Fa parte di una precisa strategia; perché a tutto devono aggrapparsi, i Tories, per tentare una difficile e forse impossibile rimonta, per smentire i sondaggi come già avevano fatto nel 1992. Major si è presentato fiducioso, sui teleschermi che lo attendevano al varco, e deciso a dare battaglia. «Non vedo l'ora - ha detto - di percorrere il Paese in su e in giù per portare il messaggio che io ri- tengo giusto per la Gran Bretagna». E già nel pomeriggio, rispolverata la cassetta portafortuna che aveva usato nel 1992 come predella nelle pubbliche piazze, si è presentato fra il pubblico di Luton, a Nord di Londra: una delle circoscrizioni elettorali che i conservatori devono a ogni costo riconquistare. Sono le sue doti personali di affabilità e onestà l'ultima arma del governo; ma il compito - sono in gioco 18 anni di dominio conservatore, il governo più lungo di questo secolo fra thatcherismo e l'eredità di Major - è formidabile. Il primo maggio, se le cose an¬ ch'anno come dicono i sondaggi, comincerà una nuova era nel segno di un laborismo ristrutturato e ormai privo dei suoi tradizionali connotati socialisti. I conservatori non hanno mai vinto cinque elezioni consecutive. I Comuni sospenderanno di fatto i lavori nei prossimi giorni, per le vacanze pasquali. Si riuniranno l'8 aprile, per essere subito sciolti da Elisabetta. Sarà quella, ufficialmente, l'apertura di una campagna elettorale che procede già, sordamente, da mesi. Già ai primi di aprile i due partiti presenteranno i rispettivi manifesti elettorali. Tutto è pronto; e anche la data del primo maggio, ufficializzata ieri, era un segreto di Pulcinella a cui mancava soltanto il timbro di Major. E' finita così la «phoney war», la guerra fasulla; ed è cominciata quella vera. Se Major ha scelto i tempi lunghi, le sei settimane di campagna elettorale, è per raccogliere il frutto di un'economia in chiara e inarrestabile ripresa, con la disoccupazione in declino e l'inflazione saldamente sotto controllo. Insomma quel «benessere» che il primo ministro ha ricordato ieri davanti a Downing Street affermando che «c'è stata una rivoluzione di scelte, di opportunità e di livelli di vita», promossi con le privatizzazioni, l'imbrigliamento dei sindacati, il drastico contenimento della spesa pubblica. Alle elezioni, ha detto, «ci sarà da scegliere fra il partito che ha attuato tale rivoluzione e quelli che l'hanno contrastata e ora pretendono di poterla completare». Ma la rincorsa lunga servirà a Major anche per raccogliere i frutti degli sgravi fiscali che entreranno in vigore ad aprile e che «appesantiranno» le buste paga. E più si va avanti, nelle convinzioni dei conservatori, più i sondaggi ridimensioneranno l'attuale baratro fra i due maggiori partiti - cir¬ ca 20 punti - indicato dai sondaggi: soprattutto se faranno presa gli slogan sui pericoli fiscali di un governo Labour, sull'opportunità di dare fiducia a chi si conosce e negarla a chi non ha programmi; e se recederanno le logoranti faide intestine fra Tories prò e contro l'Europa. «I conservatori - ha replicato ieri Blair - dicono che questo è il meglio per la Gran Bretagna. Io dico che possiamo fare meglio ancora. Possiamo avere scuole migliori, ospedali migliori e meno violenza. Siamo alle soglie di un nuovo millennio: voglio un nuovo governo con nuovi valori e nuove priorità per un rinnovamento nazionale». Ma anche lui, artefice di una modernizzazione del partito con l'abbandono dei pilastri marxisti e una decisa sterzata al centro che gli vale le simpatie della «middle class» e della City, si è gettato sul sentiero elettorale: prima visitando una scuola di Londra, poi a Gloucester. La citta è 57a nell'elenco delle circoscrizioni da conquistare: segna per il Labour lo spartiacque - nell'elezione dei 659 deputati da parte dei 43 milioni e 800 mila aventi diritto - fra maggioranza relativa e assoluta. I prossimi giorni e le prossime settimane segneranno il trionfo degli «spin doctors», i guru elettorali, i santoni della battuta a effetto e del discorso accattivante. Ma intanto l'Inghilterra si prepara anche - per la prima volta - a dibattiti televisivi all'americana. Con Paddy Ashdown, il leader liberaldemocratico, deciso a fare causa se ne sarà escluso come è invece nelle intenzioni di Major e di Blair: i protagonisti incontrastati, convinti che la partita quella vera - sia a due. Fabio Galvano

Persone citate: Elisabetta, John Major, Paddy Ashdown, Tony Blair

Luoghi citati: Europa, Gran Bretagna, Inghilterra, Londra