Il piccolo Che Guevara dei Grandi Laghi

Cerca di affrancarsi dai suoi burattinai: «E' una rivolta di zairesi contro zairesi usurpatori». Ma i suoi soldati parlano soltanto l'inglese Il piccolo Che Guevara dei Grandi Laghi Kabila, leader per caso di una rivoluzione già fatta IN MARCIA COI RIBELLI GOMA DAL NOSTRO INVIATO Al Che Guevara certo non piacerebbe Goma, la molto provvisoria capitale del suo vecchio compagno di rivoluzioni LaurentDesiré Kabila: c'è troppa confortevole atmosfera da retrovia, troppe ragazze cha abbandonano negli alberghi ondate di languore, troppi «ministri» sussiegosi che girano in jeep e uomini d'affari dall'incerta etichetta e dalle valigette piene di business misteriosi. Meno ancora avrebbe apprezzato la villa color ocra che ha l'aria di un enorme uccello randagio appollaiato sulle rive del Lago Kivu dove Kabila annuncia che sta contando quanti chilometri lo separano da Kinshasa, la capitale. La «Maison» apparteneva al dittatore Mobutu che, tra poltrone stile impero e soprammobili da grande magazzino, veniva qui a guardare le acque smaltate del lago e a tessere le sue trame complicate di negriero delle anime. Gorna assomigba troppo a quegli «sporchi affari» che trent'anni fa fecero fuggire indispettito il Che da queste montagne dell'Alto Zaire dove pastori silenziosi che facevano la guardia a buoi immersi in ancor più impenetrabili pensieri avevano snobbato il suo sex-appeal rivoluzionario. A Guevara non piaceva nemmeno Kabila che aveva definito «un buono a niente, un tipo inutile» che perdeva il suo tempo imboscato in Tanzania. Ma adesso il rivoluzionario di Goma ha appena tagliato il tallone d'Achille dello Zaire e per il regime può essere il bacio della morte. Kabila è un tipo grasso, imponente e decorativo, che può sorridere degli imbarazzanti paragoni con il Che. E chi non lo farebbe se dopo essere stato per trent'anni un professionista dell'insuccesso un giorno si vedesse offrire una rivoluzione già bell'e fatta, completa dell'elemento fondamentale, cioè le baionette? E' un Ali Babà cui hanno regalato la chiave della caverna dei settanta ladroni e ora guarda soddisfatto il suo bottino: dia¬ manti e oro del Kivu, rame e cobalto e minerali rari dello Shaba. Le truppe sono appena passate e ha già fatto riaprire le miniere. I belgi e i canadesi che le fanno funzionare sono dei buoni traditori; si sono subito accorti che il maresciallo, Mobutu, è un po' arrugginito e ha bisogno davvero di una vacanza permanente in Costa Azzurra. Sul passato Kabila è sfuggente come un vero rivoluzionario di professione: «Che Guevara aveva le sue idee, io ho le mie. Contrariamente a quanto raccontano non sono mai stato marxista. La verità è che denunciavo, come faccio ora, le manovre delle grandi potenze contro i movimenti di liberazione. Sto scrivendo le memorie ma non ho ancora pubblicato niente». Nell'attesa bisogna accontentarsi del libretto verde del presidente del «Partito della Rivoluzione popolare», dove «democrazia» e «popolo» sono sempre tutte maiuscole e le altre parole sembrano scritte apposta per nascondere il pensiero. Gli stranieri possono apprezzarle con la cifra non modica di dieci dollari. E' disponibile invece gratuitamente per i cinquecento «missionari» del partito che ogni giorno a Goma seguono un corso di mistica: una delle materie recita «la differenza culturale dell'uomo congolese». Saranno inviati a passo di corsa anche nei più sperduti villaggi «liberati» per diffondere il nuovo verbo tra genti la cui fiducia nella giustizia è stata massacrata da titaniche ingiustizie e che potrebbero a loro volta spiegare come si può sopravvivere con l'equivalente di duecento lire al mese. Il regime tutsi del Ruanda cercava da tempo una quinta colonna per intervenire nel Kivu e creare una fascia di sicurezza con cui ricacciare indietro di centinaia di chilometri i profughi hutu e la possibilità di una loro futura vendetta. Ha trovato Kabila. Il leader dei ribelli sta ora cercando di sgusciare tra le mani dei suoi burattinai e perde persino il sorriso per ribadire che la sua è una rivoluzione di «zairesi contro gli zairesi» che hanno occupato il potere. Ma basta notare che i soldati della sua armata sono completamente muti: non per paura che rivelino segreti militari, ma perché il loro inglese conferma che arrivano dal Ruanda e dall'Uganda. Anche nel nuovo Stato il diavolo è già all'opera. Molti soldati di Mobutu, attratti dalla promessa di una paga migliore, si sono arruolati tra i liberatori. Li hanno portati alla base di Ruhangabo, vicino alla città. Stufi di essere usati come schiavi dai «commilitoni» tutsi, hanno cominciato a borbottare e a chiedere i fucili. Un universale sussurro, in città, racconta che li hanno condotti in una grande camerata e massacrati. Goma è uno di quei posti dove la miseria è diventata parte dello spettacolo grande e terribile della natura. La città vestita di avanzi e brandelli raspa tra le macerie e non coltiva certo attese apocalittiche. Si accontenterebbe di un modesto «cambiamento»: «Voi in Occidente parlate tanto dei profughi, ma noi non vivevamo come profughi nel nostro Paese? - incalza un ragazzo al mercato -. Qui sino al novembre scorso i soldati passavano, mangiavano nei ristoranti, vuotavano i negozi e pagavano con le bastonate. Per spremere soldi il governo aveva inventato perfino la tassa sulle scarpe e sulle lamiere che coprivano i tetti». A Manbasa, una cittadina sul¬ la strada che porta a Kisangani, già debutto un abbozzo di amministrazione civile. Adolphe Maito era prefetto sotto il vecchio regime. Come mai non è scappato come gli altri? «Perché non avevo niente da rimproverarmi. Mobutu mi pagava (in teoria) due dollari al mese. Ma l'anno scorso lo stipendio ora arrivato soltanto due volte. Per mandare i figli a studiare nella capitale ho dovuto persino vendere i miei vecchi libri. Se mi ammalavo non avevo speranze perché in ospedale si entra soltanto se si porta tutto: lenzuola, materasso, medicine e perfino gli strumenti del chirurgo. Perché avrei dovuto battermi?». Il mercato di Bukavu, zeppo di mercanzie trasportate fino dagli Emirati, è il più importante della zona e se ne sta già in disparte accigliato e silenzioso: «Kabila e una marionetta - ringhiano al riparo delle viuzze oscure - qui comandano i tutsi che rubano la roba per portarla a Rigali. Non li vogliamo, se ne vadano a casa». L'Istituto superiore di Goma doveva essere un tempo una bella scuola. Oggi è uno scheletro dove quando piove tutti tornano a casa perché manca il tetto, i pochi banchi rimasti intatti stanno in equilibrio sui rifiuti e gli studenti invocano la carità di una penna biro. Qui trovi persone che hanno l'aria di voler prendere sul serio le parole che Kabila ha scritto in maiuscolo. Come Cristophe, professore di inglese e sociologia: «Mobutu, Lumumba, che barba! Vogliamo il diritto di cancellare i ricordi. In qualsiasi Paese al mondo gente cosi spolpata dal governo sarebbe già scesa in strada. Invece noi siamo miti. E continuiamo a fare da laboratorio, a veder passare davanti al naso le decisioni che prendete voi in Occidente, proprio come l'oro e i diamanti». La rivoluzione di Kabila, comunque finirà, è già un'altra pagina opaca dell'Africa. Per un attimo, all'inizio degli Anni Novanta, era sembrato che le piazze stessero per diventare protagoniste. Invece la società civile, gli intellettuali, perfino parte della Chiesa si sono rivelati troppo fragili, e sono stati docilmente domati dal dittatore. Se Mobutu cadrà sarà per mia rivoluziono fasulla pilotata da nuove generazioni di uomini forti. Poco più di un cambio di generazione. «Ma non vi siete accorti ■ mi sussurra uno studente - che Kabila ha la stessa età di Mobutu». Domenico Quirico Il compagno di Fidel 10 definì trent'anni fa un «buono a nulla un tipo inutile» 11 regime tutsi del Ruanda ha così trovato una quinta colonna per intervenire nel Kivu Cerca di affrancarsi dai suoi burattinai: «E' una rivolta di zairesi contro zairesi usurpatori». Ma i suoi soldati parlano soltanto l'inglese I guerriglieri banyamulenge annunciano di puntare su Lubumbashi e Gbadolite Il leader dei ribelli tutsi dello Zaire Laurent-Desiré Kabila: una rivoluzione per procura

Luoghi citati: Africa, Kinshasa, Manbasa, Ruanda, Shaba, Tanzania, Zaire, Zaire Laurent-desiré