Lunedì nero in Borsa

E anche a Wall Street il Toro si è fermato Lunedì nero in Borsa Pesanti ribassi in tutta Europa MILANO.Un (brutto) scivolone della lira che si ritrova, in un attimo, sopra le mille lire per un marco. Un (pesante) capitombolo dei titoli di Stato che cedono in poche ore punti preziosi e vedono il distacco dal Bund aumentare di nuovo a livelli (oltre 200) di guardia. Un (mezzo) patatrac della Borsa che soffre l'effetto combinato delle crisi di lira e Btp ma anche gli echi di un brutto lunedì a Wall Street, la Borsa delle Borse. E' risuccesso. Il circolo vizioso che collega lira, titoli di Stato, Borsa, ha trasformato in boomerang quello che fino a pochi giorni prima sembrava un circolo virtuoso, materializzandosi in un lunedì di rumori, voci e incertezze. Rumori (lontani) di crac a Wall Street. Voci (vicinissime) sull'inflazione che a marzo avrebbe avuto un'imprevista fiammata. E incertezze (diffuse) sulla tenuta del governo Prodi, sullo spessore di una manovra-bis che Ciampi vuole e Bertinotti no, e soprattutto su un'Europa che, a giorni alterni, qualcuno dà per fatta e qualcun altro per spacciata. Ieri, a dar corpo ai sospetti che l'unione monetaria possa slittare a data da destinarsi, ci ha pensato il quotidiano popolare «Bild» che tutti in Germania sanno apertamente schierato contro l'Euro e a favore del caro vecchio Marco, portavoce insomma di quei milioni di tedeschi che mai e poi mai vorrebbero privarsi della loro amatissima moneta. «Bonn rinvierà l'Euro», ha titolato a tutta pagina il quotidiano d'Amburgo riportando due vecchi concetti cari al ministro delle Finanze Theo Waigel: «Con me non ci sarà alcun Euro debole», primo concet¬ to, secondo: «I criteri di convergenza hanno la precedenza rispetto alla tabella di marcia». Scontata la conclusione dei mercati: se la Germania non ce la fa a rispettare i parametri di Maastricht e farà slittare il suo ingresso nell'Euro, allora sarà sempre il marco a dominare: supermarco uber alles. Come sempre. Tanto è bastato per scatenare la speculazione. Vendere, vendere, vendere. Cadono i futures, cedono le monete più deboli, la lira ma anche la spagnola peseta, perdono terreno le Borse di tutta Europa, tutte al ribasso, tutte nervosissime. Brutto lunedì che si annuncia, fin dall'inizio, pessimo. C'è, è vero, un tentativo di difesa a metà mattina con qualche banca centrale decisa ad alzare un argine contro la speculazione: ci prova la Banca d'Italia, ci riprova la Banca di Spagna. Per un po' gli interventi servono: la lira, superata quota mille (da una quotazione iniziale di 993), vivacchia attorno a 1001 prima di arrendersi oltre le 1002,50 lire per un marco e piombare, la sera a New York, a 1003,80. Colpa pure del dollaro, ammettono i cambisti, in ribasso ovunque rispetto al marco: anche se poi, in serata, mentre la lira ha accusato nuovi cali, il dollaro ha in parte recuperato terreno. Brutta bestia, l'euroscetticismo. Inevitabile, spiegano pacatamente gli analisti finanziari che prevedono: via via che l'Euro s'avvicina, la posizione (scettica) della Germania si farà sempre più dura. Perché? Presto detto: i tedeschi temono come destabilizzante l'ingresso nell'Euro dei Paesi del Sud Europa, l'Italia, per esempio, ma anche la Spagna, di quei Paesi cioè con elevato debito pubblico e alti tassi di interesse che pure in questi anni hanno fatto passi da gigante per mettersi in regola con i parametri di Maastricht. Ecco, allora, che basta un titolone sulla «Bild» per ridar fuoco alle polveri e poco importa se poi, nel tardo pomeriggio, dopo che le Borse di tutta Europa avevano accusato pesanti ribassi (Parigi -2,16%, Londra 1,15%, Madrid -1,97%), Theo Waigel abbia cercato di smentire: «Non punto a un rinvio». Troppo tardi. Tardi per correggere a] rialzo i prezzi dei titoli di Stato: ultimo prezzo a 124,23, quasi una lira e mezzo meno di venerdì. Tardi per riportare in su le quotazioni di una piazza Affari penalizzata, nel frattempo, oltre che dalle voci sui dissensi nella maggioranza e dal tonfo dei telefonici, anche dai cali di Wall Street dove il Toro si è fermato, almeno per ora. [a. z.] E anche a Wall Street il Toro si è fermato Il presidente del Consiglio Romano Prodi

Persone citate: Bertinotti, Ciampi, Romano Prodi, Theo Waigel