«Dubbi» di Bonn sull'Euro la lira scivola di Emanuele Novazio

Un'intervista del ministro tedesco scatena la bufera nei cambi. In serata la smentita Un'intervista del ministro tedesco scatena la bufera nei cambi. In serata la smentita «Dubbi» di Bonn sull'Euro, la lira scivola Waigel: se non c'è rigore, meglio il rinvio BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Se i criteri di convergenza non saranno rispettati in modo rigoroso, l'Unione economica e monetaria potrebbe essere rinviata, lascia intendere Theo Waigel. E i mercati finanziari - sempre nervosi quando si parla di Uem - premiano il marco, che ieri ba guadagnato nettamente nei confronti della lira e di tutte le principali valute. In una dichiarazione alla Bild, il ministro delle Finanze tedesco ha sottolineato che il governo federale farà di tutto per soddisfare i criteri di Maastricht e per rispettare l'avvio puntuale dell'Unione. Ma, ha aggiunto Waigel, «un euro debole nascerebbe senza di me. Il rispetto dei criteri ha la precedenza sul calendario». Dichiarazioni simili, per la verità, il ministro le aveva già fatte in passato: fra calendario - dunque rispetto dei tempi d'avvio - e criteri - dunque rispetto di una stabilità che deve garantire la forza dell'euro di fronte alla morte del marco - Waigel e Kohl hanno sempre privilegialo, anche per fini interni, questi ultimi. Ma, come ha riconosciuto l'altro ieri il ministro degli Esteri Klaus Kinkel, nel cammino verso l'Europa è stato raggiunto ormai «il punto di non ritorno»: nel senso che non c'è più tempo né spazio per tentennamenti o ripensamenti. E che dichiarazioni come quello di Waigel, dunque, assumono un significato destabilizzante che sei mesi fa forse non avrebbero avuto. Di qui la reazione dei mercati, che hanno interpretato la sortita del ministro come un implicito accenno all'esistenza di un piano per un rinvio dell'Unione. Le parole di Waigel sono, invece, soltanto una conferma. Una messa in guardia - un'altra - nei confronti degli «entusiasmi europei» di un governo europeista convinto, ma condizionato dai timori della popolazione nei confronti dell'euro e della sua possibile debolezza: lo stesso Cancelliere aveva ricordato, di recente, che «l'europeismo di Kohl si ferma al rispetto rigoroso dei criteri». Più tardi da Bruxelles, Waigel ha cercato di smor¬ zare l'effetto delle sue dichiarazioni alla Bild: sottolineando di non aver parlato di rinvio; e che comunque non ha senso parlarne, dal momento che i promossi di Maastricht saranno decisi soltanto fra un anno. Mentre persiste tuttavia un tabù condiviso e ufficiale sulla parola rinvio, sottolineare la priorità dei «criteri» nei confronti dei «tempi» ha il rilievo di una ammissione mascherata di rinuncia. Di certo, le dichiarazioni di Waigel nascondono un doppio ordine di timori. Timori relativi alla possibilità che i partner europei più deboli cerchino di cavalcare ad ogni costo una «soluzione politica», inseguendo compromessi che minerebbero il principio della stabilità. E, soprattutto, timo- ri di un cedimento tedesco: anche se ufficialmente il governo federale considera «realistico» un rapporto fra deficit e prodotto interno lordo pari al 2,9% nel '97 - inferiore al tetto stabilito da Maastricht, dunque - a Bonn voci insistenti danno per scontato che il rapporto sarà del 4,5% - superiore di un punto e mezzo al tetto - e che di questo si sareb- be ormai convinto anche il governo. Secondo il quale ammissioni ufficiali sarebbero tuttavia inopportune, e tali da scoraggiare gli sforzi non soltanto tedeschi ma di tutti i partner europei. Dietro l'ottimismo di facciata del governo si intravedono infatti preoccupazioni reali. La situazione del bilancio pubblico è incerta, e molte variabili sembrano de¬ stinate ad incidere sul riordino dei conti: da una disoccupazione al record storico di 4 milioni e 700 mila, al gettito fiscale in calo. Al punto che, secondo i socialdemocratici, soltanto trucchi contabili riuscirebbero a mettere in regola Bonn. Proprio ieri tuttavia la Bundesbank metteva in guardia il governo: non è sufficiente rispettare i criteri di stabilità - sottolineava un membro del direttorio, Edgard Meister -; decisivo è «il modo» in cui i criteri saranno soddisfatti. Il rischio - sottolinea la Bundesbank - sarebbe infatti l'introduzione di una moneta unica troppo debole per sopravvivere a se stessa. Come Theo Waigel ha ricordato. Emanuele Novazio Ottimismo di facciata ma in Germania sale la disoccupazione e cala il gettito fiscale I socialdemocratici «Solo trucchi contabili potrebbero rimetterci in regola» * ir * * JML w JML Theo Waigel, il ministro delle Finanze della Germania

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