A Tirana gli inviati europei dal Presidente contestato

A Tirana gli inviati europei dal Presidente contestato A Tirana gli inviati europei dal Presidente contestato TIRANA NOSTRO INVIATO I giornali torneranno nelle edicole, forse domani, forse giovedì, si tratta soltanto di cancellare in qualche modo l'articolo 4, quello sulla censura. Non è un segno di poco conto. 11 nuovo governo vuol presentare di sé un'immagine accettabile per tutti, e così, libertà di critica, almeno si spera. La televisione di Stato, al contrario, non è mai stata oscurata in questi giorni di coprifuoco, tanto la sua era una posizione non equivoca. Ma ora le cose paiono cambiate e ieri mattina Fatos Nano, capo dei socialisti, ha commentato, divertito: «Quelli della tv non hanno ancora deciso se stare col Presidente o stare col governo». Con le tenebre, tornano gli spari, ma sempre più fiochi e lontani dal cuore di Tirana, segno che il controllo delle strade passa progressivamente nelle mani della polizia. Pure il recupero delle armi sembra che vada avanti con profitto: pacifici cittadini che si erano portati a casa interi arsenali, per il momento hanno riconsegnato ai commissa- riati 1200 fra kalashnikov e pistole, e oltre 3 milioni di pallottole. E si son fatti vivi anche alcuni fra coloro che avevano messo le mani sulle mitragliatrici pesanti, quelle con il treppiede, e sui bazooka: un centinaio son tornati nei depositi. Ma tutto questo, si dice, rappresente¬ rebbe una goccia in un oceano. Del resto, c'è ancora chi spera che venga accettata l'idea dell'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea: offrire denaro alla gente in cambio di armi. Così, un osservatore francese che non ama vedere il suo nome sui giornali ha commentato: «Va bene riacquistarle, le armi, ma devono essere subito distrutte, altrimenti alla prima occasione si ricomincia daccapo». Da ieri pomeriggio una missione mista europea è a Tirana, partita da Ciampino dopo un summit alla Farnesina. La compongono un olandese, due danesi, due rappresentanti dell'Europa unita, due greci, l'ambasciatore Gianni Castellaneta, il colonnello Adriano Santini, dello Stato Maggiore dell'esercito, e il tenente colonnello medico Roberto Bramati, capo del dipartimento emergenza del Policlinico Celio. Dovranno mettere a fuoco il problema Albania, vedere dove è più urgente intervenire. Fra i primi contatti ci sono stati quelli con Berisha e con il premier Fino. Nell'incontro il presidente albanese è tornato a insistere sulla necessità di inviare nel Paese una forza di polizia europea. Poco dopo l'arrivo della missione, dal Comitato del Sud arrivava un ultimatum a Berisha, il primo: si dimetta entro il 20 marzo. Molti, fra quelli in attesa sulle banchine del porto di Durazzo, ieri avevano ceduto ed erano tornati indietro, perché ormai lo sanno che dall'Italia non arriverà più «la nave». Si tenta un ritorno alla quotidianità e, fra un paio di giorni, si dice, verrà forse riaperto l'aeroporto di Rinas. Ieri ne hanno controllato metro per metro la pista e gli impiegati, alle 11, erano tornati negli uffici. I telefoni delle compagnie di navigazione non hanno fatto che squillare, per tutta la giornata, perché chi non è riuscito a imbarcarsi sugli elicotteri italiani o Usa si prenota per il primo volo. Dunque, si spara meno, ma chissà se a qualcuno è venuto in mente che far fuoco così è assurdo. Qui davanti all'albergo, sotto la mia finestra, dove l'altra notte hanno ucciso uno, hanno allineato nove mattoni con nove fiori. Lui aveva 38 anni, era un poliziotto che andava al lavoro, alla residenza del Presidente. Altri poliziotti non l'avevano riconosciuto e lo hanno falciato. [v. tess.] Alcuni Paesi dell'Ue chiedono da tempo le dimissioni del capo dello Stato Dai ribelli del Sud il primo ultimatum «Deve dimettersi entro il 20 marzo» Il diplomatico olandese Jan D'Ansembourg ieri al suo arrivo a Fiumicino E' alla guida della delegazione europea a Tirana

Persone citate: Adriano Santini, Berisha, Fatos Nano, Fino, Gianni Castellaneta