Fra miracolo e pseudoscienza di Mirella Serri

Nei romanzi Nei romanzi Fra miracolo e pseudoscienza IL UOMO imnsibile segna il consolidarsi del successo di pubblico che arrise allo scrittore inglese Herbert Georgi; Wells, nato nel 1866 a Bromley nel Kent, a partire dal 1895, quando pubblicò La macchina del tempo. Entrambi i racconti appartengono al filone del «romanzoscientifico». Anche la storia del libro che quest'anno compie un secolo intreccia la grande fantasia dell'autore con una terminologia scientifica a lui niente affatto estranea: tra il 1880 e il 1890 aveva studiato scienze al Royal College of Science. Di uomini invisibili favole e racconti del passato ne avevano sfornati parecchi: dopo quello di Wells ne vennero molti altri ancora, fino agli eroi contemporanei dei fumetti, da Fantomas a Superman (che sa rendersi invisibile all'occasione). Ma tra i predecessori e successori dell'autore inglese nel narrare le gesta di questa figura tradizionale nel folclore, proprio il libro del 1897 ha il ruolo di uno spartiacque: prima solo sogno, miracolo, immaginazione, poi anche parvenza di plausibilità scientifica, apparente fondamento tecnologico. Mentre in Venie o in autori più vicini a noi, come Michael Crichton, vi è un grosso sforzo per rendere realistico il supporto pseudoscientifico su cui s'innesta l'invenzione narrativa, Wells è stato assai più disinvolto nell'utilizzare le scienze esatte. Che, sotto la sua penna, erano tutto fuorché esatte: proprio parlando dell'Uomo invisi bile, in una lettera all'amico Arnold Bennet, il narratore riconosce senza pudore che le sue spiegazioni «scientifiche» fanno acqua da tutte le parti. Mirella Serri

Persone citate: Arnold Bennet, Bromley, Herbert Georgi, Michael Crichton, Wells