Polemiche sull'Authority Tlc, gran volata per Assolombarda di Valeria Sacchi
Polemiche sull'Authority Tic, gran volata per Assolombarda I NOMI E GLI AFFARI Polemiche sull'Authority Tic, gran volata per Assolombarda Mentre gli occhi di tutti sono puntati sulle privatizzazioni, una nuova nebulosa avanza, l'Authority. Sorta di oggetto mistico, alternativamente taumaturgico e minaccioso. Oggi un jolly buono per tutte le partite. Domani, forse, un ingombrante Moloch. All'Authority, ad esempio, l'emendamento all'articolo tre del decreto sulle tv messo a punto dal sottosegretario alle Poste Vincenzo Vita affiderebbe la decisione, posposta di un anno, sul numero di reti a terra da lasciare alla Mediaset presieduta da Fedele Confalonieri e i destini del terzo canale Rai. Compromesso pilatesco, sotto certi aspetti pittoresco. Che scarica sulle spalle dell'infelice futuro presidente dell'Authority Vincenzo un fardello ta - Vita le da determi- i Fedele Confalonieri narne fin d'ora un identikit ai limiti del mito: quello di un ibrido tra Ercole e Sisifo. Soprattutto se si pensa che costui avrà già altre grane non da ridere, come quella di definire di volta in volta i confini tra i suoi compiti e quelli dell'Antitrust di Giuliano Amato. Contro l'Authority delle Tic si è a lungo esercitato il segretario di Rifondazione Fausto Bertinotti, spesso con l'appoggio del partito di Gianfranco Fini, nella lotta contro la privatizzazione della Stet. Privatizzazione che ora sembra aver accettato (forse ha giocato la moral suasion del presidente Guido Rossi), in cambio della golden share e di un eventuale rinvio dell'ingresso sul mercato dell'Enel guidata da Franco Tato. Come si vede da questi casi, le Authorithy, o per meglio dire le «future» Authorithy, sono già oggetto di baratto e scaricabarile. E questo sarebbe nulla se non si assistesse ad un altro fenomeno allarmante, la loro moltiplicazione. Che è poi moltiplicazione di centri di potere. Visti gli italici vizietti, chi può escludere che queste entità preposte a salvaguardia di interessi comuni non si trasformino in mostri altrettanto temibili delle vecchie Partecipazioni Statali? Non ha pace il povero ministro delle Poste e Telecomunicazioni, Antonio Maccanico. Non fa a tempo ad uscire dalla padella delle televisioni, che lo vediamo precipitare nelle braci delle Poste. Dove un nuovo braccio di ferro oppone i sindacati compatti al presidente dell'Ente, En- Karel zo Cardi, e a Van Miert un piano di tagli che porta oggi a Roma trentamila postini inviperiti. Sempre in tema di telecomuicazioni, tra tre giorni esatti il padrone di Telemontecarlo, Vittorio Cecchi Gori, dovrà presentare alla Lega la fidejussione di 213 miliardi per il calcio in diretta. Questa volta, a garantire il padrone della Fiorentina non sarà più la Banca di Roma di Cesare Geronzi, ma l'americana Merrill Lynch. La globalizzazione avanza. In attesa che il commissario Cee alla concorrenza Karel van Miert si pronunci sul terzo piano di risanamento del Crédit Lyonnais (i primi due sono stati bocciati), si intensificano le voci di cessione del Credito Bergamasco. Sul quale sarebbero in corsa pretendenti italiani ed esteri. Dalla Deutsche Bank, (forse in cordata col Credito Italiano di Lucio Rondelh) alla Popolare di Verona presieduta da Giorgio Zanotto, alla Cariverona di Paolo Biasi. Un affare che, tra pacchetto del Lyonnais e Opa, metterà sul piatto non meno di 2000 miliardi. A catena, le tre maggiori banche svizzere denunciano perdite di bilancio. Dopo l'Ubs presieduta da Martin Studer e il C.edit Suisse guidato da Lukas Muhlemann, anche Sbs chiude un 1996 in rosso. Un rosso che non ferma il presidente Marcel Ospel il quale, nonostante i grattacapi delle controllata Sbc Warburg (sotto inchiesta a Londra), annuncia nuove espansioni all'estero. Par condicio in salsa Piccola Industria. Ammoniti dal presi- Giorgio dente di Con- Fossa findustria Giorgio Fossa a rispettare gli oratori, limitando il «dissenso» ad un signorile «silenzio», i duemila piccoli imprenditori raccolti nel convegno di Brescia hanno ricacciato in gola i fischi ma, parallelamente, hanno tenuto le mani strette in tasca, centellinando gli applausi. Il presidente di Federchimica, Benito Benedini, è più che mai in pole position per la poltrona di presidente di Assolombarda, dove avrebbe il placet sia di Fiat che dell'Eni. Interrogato sull'ipotesi di succedere a Ennio Presutti, Benedmi risponde che sarebbe sua intenzione restare dov'è. Tuttavia aggiunge: «Spirito di servizio vuole che, qualora fossi chiamato, debba almeno pensarci su...». Dalla lana alla cellulosa. Dopo anni di servizio nelle associazioni tessili Paolo Lombardi ha cambiato settore, traslocando in Confindustria alla direzione di Federlegno-Arredo. Intanto rientra in patria dalla Spagna, dove ha curato la privatizzazione della siderurgia basca, Ugo Calzoni, già braccio destro di Luigi Lucchini e commissario all'Ice. Toh, chi si rivede! Adrian Kashoggi. Questa volta il finanziere libanese torna alla ribalta non per le conquiste amorose (ricordate Lory Del Santo?) o per lo yacht ormeggiato a Capri. Ma per un mandato di cattura della polizia di Bangkok, dove è sotto accusa per sospetti di frode alla BanK of Commerce. Da Parigi, lui però fa sapere di essere tranquillissimo. Valeria Sacchi Vincenzo Vita il Fedele Confalonieri Karel Van Miert Giorgio Fossa i
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