Le pay tv restano fuori dalla legge di Maria Grazia Bruzzone

LA SPARTIZIONE DELL'ETERE Il testo dell'accordo sulle telecomunicazioni arriverà oggi al Senato Le pqy tv restano fuori dalla legge Niente concessioni, le Telepiù costrette al satellite LA SPARTIZIONE DELL'ETERE ROMA. Non ci sono le pay-tv nell'accordo del disegno di legge Maccanico il cui testo, limato e rilimato fino a sabato, dovrebbe esser presentato oggi al Senato. Le tre Telepiù non vedranno le concessioni prorogate ad aprile '98 come le reti terrestri e, a meno di nuove norme, saranno costrette a trasferirsi su satellite il prossimo agosto. Alla fine, la maggioranza è stata concorde nel lasciar fuori una materia per dipanare la quale sarebbe occorso altro tempo. Mentre c'è fretta. Non solo da parte di D'Alema, preoccupato di spianare il terreno ai lavori della Bicamerale, ma anche nel ppi, dove pure non tutti sono d'accordo: se Franco Marini, spalleggiato dal capogruppo Mattarella, preme per tirar via a disinnescare la bomba televisiva e dare un segnale positivo a Cecchi Gori che entro il 20 deve presentare la fideiussione alla Lega Calcio, Giancarlo Lombardi fino all'ultimo ha rappresentalo l'ala dei «puri», contrari a un'intesa che si limita a fotografare l'esistente. Ma il «1021», come i tecnici chiamano il nuovo ddl su Authority e Antitrust, è solo il primo capitolo delle nuove norme sull'emittenza. Il «1038» su pubblicità e trasparenza proprietaria resta ancora da discutere. Come quello, ancora senza numero, sulle tv a pagamento, o tema¬ tiche, che si è preferito per il momento accantonare per l'incertezza che ancora pesa su alleanze nazionali e internazionali e possibili strategie. A rimetterci sono Telepiù e i suoi primi azionisti, i francesi di Canal Plus, che si dicono pronti ad aumentare la loro quota per subentrare a Leo Kirch, l'alleato di Berlusconi che ha annunciato il suo ritiro dalla pay-tv italiana (dove Mediaset resta al 10%). Ma Canal Plus vorrebbe almeno il 51%, che 0 governo preferirebbe lasciare in mano italiana, tanto che un'ipotesi prevedeva di affiancare a Mediaset, Rai e Stream, la società Stet lanciata nelle reti via cavo. In più, Canal Plus chiedeva di lasciare almeno una rete a terra (come in Francia). Poi avrebbe voluto che restassero terrestri tutte e tre. Ed è stato giudicato troppo. Così il direttore generale Michel Toulouze ha rilasciato un'intervista al Soìe-24 Ore in cui si mostra più interessato a legarsi a Rai (che fa i programmi) che a Stet. E i giochi si riaprono, favorendo altre cordate, o «piattaforme digitali», come le chiamano in gergo. E c'è chi dice che ad allearsi con Stream-Stet alla fine sarà proprio il gruppo Cecchi-Gori. Che presto disporrà delle frequenze mancanti e in ambienti finanziari si dà per certo abbia trovato i 200 miliardi della fideiussione calcistica, grazie all'intermediazione della banca d'affari americana Merrill Lynch e all'abilità dell'ex presidente Stet Biagio Agnes, dato come prossimo supennanager del gruppo. Negli stessi ambienti si parla di una società svedese, legata a un gruppo multimediale americano (malgrado i divieti Ue): forse la Walt Disney, che, stando agli stessi ambienti, sarebbe fortemente interessata all'Italia. Ma la Disney ha un canale nel bouquet di Telepiù, fanno notare altri. Mentre la Att, che sta trattando con Stet per la telefonia, negli Usa è alleata alla potente Direct Tv. Maria Grazia Bruzzone Fedele Confalonieri

Luoghi citati: Francia, Italia, Roma, Usa