Rifondanone la manovra-bis non serve

7 Cossutta all'attacco, ma Bertinotti riconosce che «la salute del governo è in miglioramento» Rifondanone: la manovra-bis non serve An: evitiamo gli errori di Berlusconi ROMA DALLA REDAZIONE «Lo stato di salute del governo è incerto, ma ha fatto un passo di miglioramento con questa intesa sul lavoro» certifica Fausto Bertinotti, ora col camice del medico cautamente ottimista sui destini di Romano Prodi. La settimana della tempesta è passata e tocca al governo presentare il decreto per creare 100 mila posti di lavoro, che contiene quanto concordato dal «vertice» di maggioranza, Rifondazione comunista compresa. Cautela anche da parte degli industriali, dopo il duro altolà di Cesare Romiti, presidente della Fiat, ad un prelievo sui fondi accantonati dalle imprese per le liquidazioni dei dipendenti. Il decreto sul lavoro tarda a nascere perché nel governo ci sono problemi sul dove trovare le centinaia di miliardi necessari. Giorgio La Malfa sostiene che «aumentare la spesa mentre ancora non si è deciso quanto e come tagliare il deficit, porta a una conmtraddizione insanabile». E cita quanto detto ieri dal ministro Ciampi a La Stampa a proposito degli oneri per il decreto che non possono superare «quanto già preventivato». Bertinotti, però, dà una spiegazione tranquillizzante per il ritardo del governo a varare il decreto sul lavoro: «Si tratta di snellire delle procedure e bisogna essere cauti nell'affrontare il problema dell'impatto am bientale di certe opere». Insomma, c'è qualche problema anche con i Verdi. Ma il problema vero è la manovra economica che Ciampi prevede attorno ai 15 mila miliardi. E che Rifondazione comunista già attacca, preparan¬ do il terreno per un altro «vertice». «E' meglio non farla, non ne vediamo la necessità» avvisa Armando Cossutta. Fuori dall'uscio, quelli del Polo sperano sempre che la manovra porti allo scontro irrimediabile nella maggioranza, e atten¬ dono. «Bisogna definire subito le dimensioni della manovra di primavera» chiede pressante Giuseppe Pisanu, capo dei deputati di Forza Italia. E anche Pierferdinando Casini, segretario del ecd, esorta chi non vuole (Dini) una manovra economica concordata con Bertinotti, ad agire, «altrimenti verranno meno le possibilità di collaborazione su questo obbiettivo (l'Europa) tra maggioranza e opposizione». Il Polo è in serie difficoltà di fronte al gioco duttile di Rifondazione comunista, che tira la corda ma poi arretra quel tanto che è necessario per evitare la crisi di governo. E così nel centrodestra l'irrequietezza degli alleati contro Berlusconi monta sino ad apparire insubordinazione. Si avvicinano le elezioni amministrative e An, in particolare, freme. «Non possiamo ripetere il teatrino delle forze del Polo che si vedono a casa di Berlusconi per decidere all'ultimo secondo possibile i candidati per i collegi uninominali» avvisa Adolfo Urso, che è stretto consigliere di Fini. An teme che i suoi candidati a sindaco vengano messi da parte per favorire quelli centristi ed è allarmata per la mancanza di un programma e di immagine per affrontare la campagna elettorale. Così il partito di Fini ha deciso di agire come guida per rinnovare la classe dirigente di destra «evitande gli errori del governo Berlusconi». «Alleanza nazionale può riuscire meglio dei suoi alleati del Polo grazie alla sua esperienza e al radicamento» aggiunge Gasparri. Anche dall'interno di Forza Italia partono attacchi a Berlusconi. Marco Taradash, per esempio, ce l'ha con le tv del suo presidente perché «si sono addomesticate e si sono fatte lottizzare. Oggi Mediaset ha perso il suo valore di interesse generale» è il minaccioso avvertimento (condiviso da Follini, del ccd). Poiché si agitano anche i liberali di Forza Italia che vorrebbero diventare visibili, Berlu¬ sconi si è visto costretto ieri a mandare un messaggio ad un loro convegno per esortarli a non dividere il partito al quale lui ha dato vita. Agli oltranzisti dell'opposizione ha detto che «non dobbiamo autorinchiuderci in una riserva indiana». Ed ha ammesso che in questa fase «non è facile fare opposizione».

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