Gli inglesi furenti con i marò
«Fuoco su di noi» «Fuoco su di noi» Gli inglesi furenti I LONDRA. Sostengono di essere stati abbandonati per una notte alla mercè di una teppaglia albanese armata di Kalashnikov. Alcuni inglesi fuggiti dall'Albania con i soldati italiani della San Marco hanno detto peste e corna dei loro salvatori. Anche il ministro degli esteri britannico Rifkind si è detto ieri «preoccupato» per i racconti ascoltati. In precedenza il Foreign Office aveva calorosamente ringraziato l'Italia. Una sessantina di sudditi di Sua Maestà nella notte tra giovedì e venerdì dovevano raggiungere Brindisi da Durazzo a bordo della nave San Giorgio. Stando a un resoconto sulla prima pagina del «Times», i lagunari hanno imbarcato i civili italiani ma poi si sono ritirati «sparando sulle teste» degli «esterrefatti» britannici, per tornare a prenderli sulla spiaggia di Durazzo soltanto all'alba, dopo «una notte di inferno» durante la quale albanesi armati «si sono avvicinati e hanno minacciato di attaccarli e derubarli». I soldati italiani avrebbero aperto il fuoco proprio per contenere questi albanesi armati, mentre battevano in ritirata, ma «per assenza di comunicazione» gli inglesi - ha spiegato il pastore battista Paul Towlson - hanno temuto sulle prime di essere loro stessi il bersaglio. «Gli italiani - na raccontato il sacerdote - sono stati presi dal panico. Hanno gettato delle granate mentre si ritiravano sulla nave e qualche granata è esplosa vicino a noi. I bambini erano terrorizzati». «Vorrei domandare alle autorità italiane - ha detto un altro salvato inglese, Derek Tyldsey - perché hanno sgomberato la loro gente e lasciato donne e bambini sulla spiaggia a fronteggiare una teppaglia selvaggia che sparava con i Kalashnikov». Molly Bicker, moglie del viceconsole britannico, ha raccontato che il peggio è stato evitato perché dei croati, impiegati nel settore petrolifero, hanno parcheggiato le loro macchine «tra noi e la minacciosa folla di albanesi». Secco il commento dei militari italiani. «Noi avremmo sparato sui profughi? Li abbiamo soccorsi, a rischio della nostra vita», ha detto un ufficiale. «Nessuno nega che siano stati sparati colpi in aria. Ma forse siamo vivi proprio per questo. Come vivi orano gli inglesi che poi abbiamo trasportato». [Ansa]
Persone citate: Derek Tyldsey, Molly Bicker, Paul Towlson, Rifkind
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