E Ciampi puntò i piedi
E Ciampi puntò i piedi I TRAVAGLI NEL GOVERNO E Ciampi puntò i piedi «Centomila posti costano troppo» GROMA IOVEDI' si chiude (ma poi vedremo che non è esattamente così) la polemica con Bertinotti, il giorno dopo si apre quella con Ciampi. Per parlare della più aspra e della più importante, visto che provoca lo slittamento alla prossima settimana del «decretone» sull'occupazione, perché poi, di polemiche, in questo venerdì ve ne sono molte altre: quella dei sindacati contro Rifondazione e governo, quella di Edo Ronchi contro il ministro dei Lavori Pubblici, tanto per citarne due. La più aspra e la più importante, si diceva. Quella che il governo tenta di occultare facendo sapere che il rinvio del decretone sull'occupazione è dovuto a «motivi tecnici» e a «ragioni di tempo». E in parte è anche vero. Ma la prossima settimana quel prowedimento potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri «prosciugato» di qualche ca- pitolo, dopo l'intervento di Ciampi. Le cose stanno così: il super ministro del Tesoro nutre quelle che eufemisticamente si potrebbero chiamare perplessità nei confronti dello sblocco dei cantieri pubblici, messo a punto dal ministro Costa dopo le sollecitazioni di Scalfaro in persona. Lo sblocco è inserito nel «decretone», ma a Ciampi non va bene. «Questa parte - dice a Costa non ò stata concordata con il Tesoro e il Bilancio. Qui c'è un problema di fondi». Ciampi va avanti, inflessibile. Il collega dei Lavori Pubblici tenta di replicargli. Alla fine ci riesce: «Se il Tesoro - interviene non dà i soldi si blocca tutto». Ciampi si limita ad un'alzata di sopracciglio e risponde pronto: «Ho già detto che i fondi non ci sono. Eppoi questo decreto omnibus determina una spesa incontrollabile: non possiamo non rispettare le compatibilità economiche». E la presenza, a Palazzo Chigi, del ragioniere generale dello Stato Andrea Monorchio, proprio durante la riunione, sta a testimoniare che un problema di cassa c'è. Insomma, Ciampi ha già fatto uno sforzo accettando il compromesso del giorno prima cor Rifondazione, e ora non intende farne altri. E' talmente determinato che alcuni colleghi di governo interpretano le sue parole come una minaccia di dimissioni. E questa voce - nonostante le smentite ufficiose fa subito il giro dei palazzi della politica. Il super ministro dell'Economia, comunque, non è solo in questa polemica con Costa. Al suo fianco, anche se non per gli stessi motivi, c'è il verde Ronchi: «Non si può rilanciare l'occupazione - sot¬ tolinea il ministro dell'Ambiente cementificando tutta l'Italia. Come faccio a dare il mio assenso ad una cosa del genere?». A dar manforte ai due, c'è pure Bassanini, che, però, si limita ad alcuni rilievi tecnici. Secondo il ministro della Funzione pubblica in quel capitolo del decreto vi sono «incoerenze» rispetto ai disegni di legge sul decentramento amministrativo. Morale della favola: Veltroni e Prodi chiedono una «pausa di riflessione» per un «approfondimento» della materia e rinviano il tutto alla prossima settimana. E' il degno epilogo di una giornata nata male. Si comincia dalla mattina, con i sindacati (soprattutto la Cisl) arrabbiati con Bertinotti e con il governo per le misure «assistenzialiste» decise il giorno prima. A loro replica subito il leader di Rifondazione: (Assistenzialismo? E' una sciocchezza, una depravazione del pensiero. La verità è che i sindacati hanno un problema di lesa maestà. Ma che cosa vogliono? Preferiscono avere tanti disoccupati? Io no, preferisco avere 100 mila posti di lavoro: pochi maledetti e subito». Nel pomeriggio, poi, si profilano altre possibili e futuribili polemiche. Dal pds giunge la voce che nella stesura finale del compromesso con il prc non vi sarà più l'«automatismo» tanto caro a Rifondazione, cioè quella clausola secondo la quale, se le aziende pubbliche e private non saranno in grado di dare i 100 mila posti, toccherà agli enti locali farsi carico di chi è rimasto senza lavoro. Ma Bertinotti ha già avvertito i suoi a tale proposito: «Se non c'è l'automatismo - ha detto - l'accordo salta». E non finisce qui. Romiti, da Brescia, mette in guardia il governo. Bertinotti lancia segnali di guerra sulla manovra. Prodi fa sapere che il prossimo vertice di maggioranza sarà preceduto da incontri bilaterali gestiti direttamente da lui. Segno che non ha gradito il fatto che D'Alema, giovedì, gli abbia «soffiato» il posto di mediatore. Intanto Berlusconi, che ha i suoi guai, gongola per quelli altrui: «I litigi della maggioranza e del governo - dice il Cavaliere hanno ragiunto quota 54». Maria Teresa Meli ::::v<»- . tm:. Costa: «Se il Tesoro non dà i soldi si blocca tutto» A sinistra il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti In alto a destra il ministro Carlo Azeglio Ciampi
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