«Una polizia europea per l'Albania» di Raffaello Masci

L'inviato Osce Vranitzky chiede un intervento armato dell'Ue dopo una L'inviato Osce Vranitzky chiede un intervento armato dell'Ue dopo una «Una polizia europea per l'Albania» Mille fuggiaschi a Brindisi, quaranta navi in vista ROMA. «Un intervento militare in Albania è verosimile». Dopo una giornata convulsa di trattative, questa è stata la linea dell'Osce (l'organizzaione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) espressa dal suo presidente, il ministro danese degli Esteri Niels Helveg Petersen, secondo il quale «una forza internazionale sarebbe necessaria per riportare l'ordine e creare le condizioni per prestare aiuto al Paese». Stamattina alle 10 nell'Hofburg asburgico di Vienna si riunirà il coinsiglio permanente dell'organizzazione e l'ipotesi formulata ieri da Petersen potrebbe diventare una decisione operativa e quindi sortire una richiesta di uomini all'Ueo, il braccio militare dell'Europa. L'Osce ha inviato come proprio mediatore in Albania l'ex cancelliere austriaco Franz Vranitzky che, nelle prime ore della giornata, si è incontrato a bordo della fregata italiana Aliseo, ancorata a largo di Durazzo, con il premier albanese Bashkim Fino. Il senso di questo colloquio è stato riferito dallo stesso Vranitzky nel tardo pomeriggio in una conferenza stampa: Fino gli ha spiegato che non esiste una situazione di guerra civile con fazioni opposte, ma una dissoluzione della legalità e una conseguente paralisi delle attività economiche. Da qui una richiesta duplice, accolta da Vranitzky, e cioè di provvedere ad una forza multinazionale di polizia - tre, quattromila uomini - che consenta eh ripristinare le funzioni dello Stato, e di fornire aiuti economici, alimentari e umanitari. «Gli albanesi - ha detto Vranitzky - sono soli e non sono in grado di riportare l'ordine. Non si tratta di compiere un intervento nella guerra civile, perché guerra civile non c'è, ma di aiutarli a riportare l'ordine». Subito dopo Fino, il mediatore dell'Osce ha incontrato una delega zione di undici membri in rappre sentanza delle città insorte del Sud dell'Albania. Li ha trovati «diffiden ti» - ha detto l'ex cancelliere - ma comunque «disposti a collaborare con il nuovo governo». Ci sono dunque le condizioni perché la situazione volga al meglio? E' presto per dirlo, in quanto l'Osce - organizzazione di cui fanno parte oltre ai paesi europei anche Russia, Usa e Canada - deve ancora formalmente accogliere l'istanza presentata da Fino, e poi perché l'Osce medesima non dispone di pro- prie forze militari e deve quindi costituire una «coalizione di disponibili» (come l'ha definita lo stesso Vranitzky). E lì sta la difficoltà: chi si vorrà impegnare in un'impresa come la messa in riga di un Paese allo sbando? La Nato ha già detto no ad un proprio intervento diretto, in quanto non avrebbe i titoli per farlo, ma ha offerto l'appoggio logistico che Vranitzky chiederà. L'Onu, dopo aver votato in consiglio di sicurezza una «risoluzione» chiedendo alle parti di deporre le armi, ha comunque escluso un proprio atto militare nel Paese, anche perché non ha i mezzi per farlo. L'Unione europea - a cui pure Fino aveva rivolto un pressante appello nei giorni scorsi - raccolta a Bruxelles con il suo consiglio dei ministri degli esteri, ha escluso un intervento armato. Peraltro le uniche forze disponibili da parte sua sarebbero truppe francesi e inglesi, già superimpegnate in Bosnia. E poi questa ipotesi non piace affatto al cancelliere tedesco Helmut Kohl, che si è dichiarato contrario ad ogni possibile impegno militare in senso stretto, sottolineando che simili incombenze, semmai, spettano all'Onu. In totale sintonia col cancelliere, anche il capo del pentagono William Cohen secondo il quale «gli Usa non hanno alcun piano di intervento» se non per facilitare l'evacuazione dei propri cittadini in Albania. Resta dunque sostanzialmente aperto il problema di chi costituirà la «coalizione dei disponibili» che andrà a fare operazioni di polizia per conto di Tirana. Il ministro olandese Hans Van Mierlo, presidente di turno del consiglio dei ministri degli esteri, ha detto però che sta seguendo «costantemente» la situazione, e che oggi o domani «si possano adottare le misure necessarie», nel corso della riunione dei ministri degli esteri dell'Ue ad Apeldoorn (Olanda), e dopo aver sentito il parere delle altre organizzazioni internazionali. Anche il Consiglio d'Europa dedicherà una seduta straordinaria all'emergenza albanse, mercoledì 19 marzo. Appelli alla comunità internazionale sono giunti dall'arcivescovo cattolico di Tirana, da madre Teresa di Calcutta (che è albanese), dalla Caritas internazionale e dalla santa sede tramite l'Osservatore romano. Raffaello Masci L'ex Cancelliere austriaco: servono 4 mila uomini per portare ordine e aiuti umanitari La Nato fa sapere che non intende muoversi ma offre appoggio logistico