«Sì Andreotti baciò Riina» di Giovanni Bianconi
Roma, ma al processo il senatore annoiato legge due libri Roma, ma al processo il senatore annoiato legge due libri «Sì, Andreotti baciò Riina» Cancemi: Di Maggio ha detto la verità ROMA. Prima, come per darsi una nuova patente di credibilità, confessa un omicidio che finora era rimasto nascosto dal segreto istruttorio: «Ho partecipato allo strangolamento dei figli di Buscetta, ordinato da Riina e Calò». Poi dice che lui dallo Stato non ha avuto «nemmeno un soldo fradicio»; prende lo stipendio «per non morire di fame», mentre ha consegnato «alcuni miliardi sotterrati in Svizzera e società intestate a prestanome alle quali nessuno sarebbe mai arrivato». Giulio Andreotti, annoiato per sua stessa ammissione, preferisce dedicarsi alla lettura del romanzo dell'ex-Br Alberto Franceschini. Ma l'interrompe quando il pentito Salvatore Cancemi, chiamato dall'accusa a confermare la presunta mafiosità del senatore a vita, arriva al cuore della sua deposizione. «Ero ancora latitante • racconta l'ex-mafioso della "famiglia" di Porta Nuova - e stavo insieme a Raffaele Ganci che leggeva sul giornale le dichiarazioni di Baldassarre Di Maggio. Io dissi: "Minchia, quante bugie; sta dicendo questo Di Maggio". Ganci si tolse gli occhiali e rispose: "Sta minchia dice bugie, quello sta a dire la verità, e sta facendo un sacco di danni"». Si parla dell'incontro con bacio tra Andreotti e Riina. Il senatore guarda fisso verso il paravento che protegge Cancemi, ascolta ancora un po', poi toma al suo libro. Più tardi commenterà: «Con tutto il rispetto, non considero queste persone delle bocche della verità. Dopo quattro anni, aspetto ancora che qualcuno dica che io abbia fatto una cosa a favore della mafia, diretta o indiretta». La deposizione del pentito, ascoltato nell'aula-bunker del carcere romano di Rebibbia, va avanti. Il pentito conferma l'esistenza dell'asse Salvo Lima-Andreotti che nei progetti di Riina doveva far annullare in Cassazione il maxi-processo istruito da Giovanni Falcone: «Il giro era quello, lo dico a voce alta, perché è la verità. Me l'ha detto Riina, che mai mi avrebbe raccontato cose false». L'annullamento doveva avvenire attraverso Corrado Carnevale, che secondo Cancemi era «arredi nato», cioè «quando Andreotti e Lima tiravano le redini lui sentiva la botta, come i cavalli». Ma nel gennaio '92 il «maxi» venne confermato dalla Cassazione. Reazione di Riina secondo il pentito: «Diventò una belva, aveva gli occhi lucenti come un serpente, e disse: "A 'sti cornutazzi ci dobbiamo rompere le corna"». Comincio la stagione del terrore: l'omicidio di Lima, le stragi di Capaci e via D'Amelio, l'omicidio di Ignazio Salvo. La deposizione di Cancemi - che s'è consegnato alla giustizia il 22 luglio de! '93, quando si presentò ad una caserma dei carabinieri anziché all'appuntamento che gli aveva fissato Bernardo Provenzano - prosegue sugli aggiustamenti dei processi di mafia. Parla di 200 milioni dati all'avvocato Arico per far annullare il terzo maxi-processo; dell'errore («di cui chiedo scusa, mi dispiace molto») fatto quando chiamò in causa l'avvocato Spazzali, che invece non c'entrava niente; dell'«intervento diretto» di Andreotti per un proces- so che interessava Badalainenti: «Me lo disse Giovanni Lipari», ricorda il pentito confermando Buscetta. La parola passa alla difesa, e l'avvocato Coppi attacca il pentimento «a rate» di Cancemi: come mai ha confessato la partecipazione all'omicidio Borsellino solo tre anni dopo il pentimento? «Perché la mia collaborazione è stata sofferta, ho perso tutta la famiglia. A me pure a confessare un furto di gallina, che non ho mai commesso, mi viene il mal di pancia. Ma alla fine sono uscito vittorioso, e ringrazio la Madonna». E adesso ha altro da confessare? «A livello di omicidi ho finito». Coppi si sofferma a lungo sui processi aggiustati in Cassazione, rilevando imprecisioni e cambi di versioni del pentito. Gli fa dire di non aver mai avuto conoscenza diretta dei rapporti Salvo Lima-Andreotti, e che lo Stato gli ha restituito una villa a Palermo. Giulio Andreotti, nel frattempo, ha cambiato libro, e adesso legge «Il partito italiano», storia della de dal '42 al '94. Giovanni Bianconi Il senatore a vita Giulio Andreotti
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