I fabbricanti di «pazzi» di Fiamma Nirenstein
I fabbricanti di «pazzi» I fabbricanti di «pazzi» Quando le parole dei leader sono bombe SANGUE SULLA PACE E TEL AVIV troppo triste, troppo sbagliato che i leader mediorientali ritrovino un dialogo, sentano U bisogno di gesti di pace solo sulla scia del sangue versato, e stavolta sul sangue di un gruppo di bambine israeliane in gita scolastica onibihnente trucidate. Quale senso può avere, oggi, che re Hussein esprima il suo disagio e persino la sua vergogna e auspichi la pace dopo le durissime parole contro Netanyahu (oltretutto messe per iscritto) dei giorni scorsi? Quale che Arafat esprima adesso la volontà di incontrare Netanyahu, dopo aver convocato a Gaza un summit che è quasi un tribunale internazionale contro Israele? E quale senso ebbe a suo tempo il biasimo di Netanyahu nei confronti del «pazzo» Noam Friedman che sparò sulla gente di Hebron? E prima ancora, la condanna del governo israeliano verso Baruch Goldstein? 0 ancora, quello di Arafat nei confronti degli attentati agli autobus, che oltre a straziare la popolazione israeliana hanno anche avuto il torto di far cadere un governo di pace? Che senso ha seguitare ad accusare i «pazzi», i «fanatici», quando l'altroieri l'Autorità palestinese ha liberato un uomo di Hamas dalle carceri di Gaza in segno di simpatia politica per un atteggiamento duramente anti-israeliano? Che senso ha avuto per re Hussein dichiararsi prima aperto e possibilista, quando poi non ha esitato a dichiarare urbi et orbi, nella lettera del 9 marzo, una completa sfiducia verso Netanyahu confinante con il disprezzo, definendolo cocciuto e inaffidabile? I «pazzi», gU «incidenti», gli «estremisti» non nascono in Me dio Oriente per caso: mentre i leader fanno la loro «pace dei bravi» un sotterraneo fiume d'odio compie le sue periodiche inondazioni, preme la sua onda contro una diga che i grandi devono finalmente capire di poter aprire e chiudere quasi a piacimento. Mubarak lascia che nel giorno della visita del primo ministro israeliano al Cairo le vignette mostrino sulla prima pagina dei quotidiani la popolazione egiziana munita di masche re antigas perché l'aria è appesta ta; in Siria, coerentemente con la politica di Assad, l'odio della gente verso gli israeliani viene annaffiato, concimato con menzogne per bambini, con storie sulla «mo struosità» e il «carattere bestiale» degli israeliani. In Giordania, do ve il 70 per cento della popolazione è palestinese, la pace è accetta ta come un male necessario da ca tegorie professionali e da intellet tuali che rifiutano qualsiasi rap porto diretto con i loro corrispettivi israeliani. Ogni tanto la piazza se ne esce in manifestazioni anti-israeliane. Quanto ai palestinesi, Arafat li tiene pronti come un'arma sempre carica a esplodere in una Intifada. In Israele, almeno, dato che la stampa è indipendente e molto antigovernativa, e che il sentimento della pace viene incessantemente esaltato almeno dalla metà dei partiti politici, da orga¬ nizzazioni e settori della società civile molto vasti, si può essere sicuri che ogni eccesso politico troverà sempre un contrappunto. Dopo che queste ragazzine nel fiore dell'adolescenza, queste creature in gita in un luogo che doveva essere un simbolo di pace, ovvero un'isola giordana in mezzo al fiume dotata di libero accesso agli israeliani, un luogo in cui i soldati vengono scelti con partico¬ lare cura, dopo che queste bambine sono morte per mano del solito «pazzo», vorranno i leader finalmente capire che in Medio Oriente le parole, i modi, lo stile, l'espressione del volto del leader sono altrettanti lasciapassare per l'omicidio, altrettante licenze di uccidere, anzi, incitamenti a farlo? O ci si immagina che su queste sabbie roventi ferva il libero dibattito, il confronto delle idee, che qua si giochi di fioretto? Niente è più facile da queste parti, anche perché l'Islam sempre vede nell'infedele un grande nemico potenziale, che dar fuoco alle polveri con le parole. Non solo: niente è più comune, colpevolmente, del sacrificare il rispetto dell'avversario alla propria politica interna: Hussein ha i suoi palestinesi che da sempre costituiscono il grande problema del sovrano hascemita; Arafat deve tenere a bada Hamas; Mubarak ha i suoi estremisti islamici, e Netanyahu i suoi nazionalisti religiosi. Finche ciascuno parlerà a nuora perché suocera intenda, questo sarà un immenso disastro: si accenderanno micce, si darà fuoco alle polveri, seguitoranno ad avvenire stragi di bambini. Fiamma Nirenstein Gli estremisti non nascono per caso Gli estremisti non nascono per caso I Grandi devono capire che possono aprire e chiudere la diga dell'odio
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