Tra i compaesani del premier

7 NELLA CITTA' Tra i compaesani del premier «Partendo ha detto: o me o Berisha» NELLA CITTA' DI BASHKIM FINO ARGIROCASTRO DAL NOSTRO INVIATO L'altra sera, quando la tv greca ha anticipato che proprio lui sarebbe stato il nuovo premier d'Albania, Bashkim Fino era al Cajupi Hotel con i compagni del partito socialista. Stava bevendo un caffè con il suo amico Hasan Tusha, autista di Tir e collezionista di proiettili di Kalashnikov. Primo commento di Baskùn Fino, cittadino di Argirocastro e sindaco dal '92 al novembre '96: «Farò del mio meglio, ma dipenderà da chi mi sta attorno». Prima reazione dei concittadini: mezz'ora di raffiche per aria. Hasan, adesso, parla davanti al Municipio e risponde a Radio Flash di Atene: le armi? Se ci chiedono di restituirle siamo pronti a consegnarle tutte». Ma a registratore spento, con aria furbetta e passando da una mano all'altra undici proiettili, rettifica con doppiezza albanese: «Al microfono non poteva mica dirlo, ma col cavolo che restituiamo l'artiglieria. Finché Berisha resta al suo posto il Sud dell'Albania non disarma». Nella città del premier, trentamila abitanti sotto una fortezza del V secolo, Hasan Tusha guida una sgangherata Mercedes gialla presa agli uomini del Shik, l'odiato e temuto servizio segreto di Tirana. Il lunotto posteriore è una lastra di ferro. Si va a casa di Fino, volato nella capitale in prima mattina, in elicottero, perché è meglio non fidarsi di strade e agguati. A casa di Fino per capire quella sua prima dichiarazione, «dipenderà da chi mi sta attorno». E' una palazzina nuova in una strada vecchia, in cima a un dosso. L'ingresso è uno sterrato, più bossoli che sassi. Davanti al portone sono parcheggiate la sua Mercedes marro- ne e una vacca pezzata che bruca bucce di mela dai sacchetti di plastica. La signora Resmo, la madre, non può che dir bene di Baskim, 35 anni, laurea e lode in Economia, figlio unico che non ha mai conosciuto il padre. E' morto un mese prima della nascita, e da allora Resmo si è sempre vestita di nero. Ma qui, mentre i due figli di Bashkim giocano con la nonna nel piccolo salotto con la Tour Eiffel sulla televisione, si possono leggere le prime intenzioni del premier incaricato. Si può intuire che la sua missione a Tirana sarà tutt'altro che semplice. «Prima di partire - racconta la madre, una bella faccia, un anello per mano, tre denti d'oro, il fazzoletto nero in testa, seduta su una poltrona dello stesso colore - mi ha detto che non vuole collaborare con Berisha. "Se lui non se ne va, non posso accettare di fare il primo ministro". Purtroppo la situazione è molto difficile, e non credo che mio figlio possa farcela. Comunque gli ho dato la mia benedizione, buona fortuna Bashkim». Hasan Tusha, che serve il whisky alle 11 del mattino, ascolta mamma Resmo soddisfatto: «Sentito? Se Berisha non se ne va, lui non accetta. Potrebbe fare qualcosa di buono, però si rende conto che l'incarico gli arriva da Berisha e non può collaborare con lui». A Tirana, forse, Bashkim potrà cambiare idea. Ma la sua posizione al momento è identica a quella del neonato «Comitato nazionale di salute pubblica per la salvezza della democrazia». Si sono riuniti l'altra notte, e proprio qui ad Argirocastro i rappresentanti delle sette città del Sud che ripudia Berisha: Berat, Delvine, Argirocastro, Kucova, Saranda, Tepelene e Valo- na. Le conclusioni sono in poche righe e quattro richieste: 1) Dimissioni immediate di Berisha 2) Governo transitorio di coalizione tra tutti i partiti in attesa delle nuove elezioni politiche 31 Completa au¬ tonomia dei «comitati» dai partiti 4) I nuovi ministri dell'Interno e della Difesa, e il nuovo capo della polizia segreta non dovranno essere del partito democratico di Berisha». Nel comunicato non c'è al- tro, ma il delegato di Saranda fa sapere che l'incarico a Fino è considerato «una buona scelta». Insomma, l'unico spiraglio, l'unica speranza, è nell'abilità di Fino. E' ancora troppo poco per questo Sud che si sta abituando all'anarchia, alle bande del saccheggio, ai briganti veri, taglieggiatori, ladri di tutto, a giorni e notti sempre più drammatiche. Dalle sei del pomeriggio, quando si fa buio, cominciano il coprifuoco, i pericoli e le razzie. Martedì notte, sulla strada che porta al confine greco di Kacavia, un albanese che si è rifiutato di consegnare soldi e Mercedes a una banda di senzanome è stato fulminato da una raffica. A Saranda, nuovo saccheggio e questa volta al «St. Lukes», il day-hospital inglese per bambini. Saranda, ieri mattina, si è svegliata con il corteo di infermieri e medici ùi camice bianco. L'ambulanza davanti, il direttore dell'ospedale accanto all'autista con un megafono in mano: «Hanno portato via tutto, siamo rimasti senza lenzuola e senza medicine e ne abbiamo bisogno per i vostri bambini. Cittadini di Saranda aiutateci, e che le bande rispannino almeno gli ospedali!». A sera, medici e infermieri si sono incontrati con il col. Cevat, l'ex ufficiale dell'esercito che dovrebbe garantire la sicurezza di Saranda. Il colonnello non può essere ottùnista, e dicono avrebbe meditato le dimissioni: «Purtroppo in guerra è normale che accadano certe cose, ci siano ladri e predoni. Ma che provvedimenti posso prendere? Quando avremo un governo e un tribunale li processere mo...». E il futuro del Sud dell'Ai bania è tutto in questa tragica frase: «Ma cosa credete che possa fare?». Ancora una volta, troppe armi in troppe mani. E la pessima sensazione, a sentire il colonnello Cevat e il «comitato» di Saranda, che le bande possano continuare a terrorizzare o addirittura possano aumentare il loro peso nelle città e negli stessi comitati. Il bollettino dei saccheggi ormai è infinito. Da Saranda ad Argirocastro non c'è pompa di benzina che non sia stata svuotata: e elli vuole fare il pieno deve ricorrere al mediatore delle Bande. Il nuovo premier Bashkim Fino questo Sud dell'Albania lo conosce bene. In quello che era il suo ufficio da sindaco ora c'è l'ing. Yilb Asllani, che è suo amico e però è stato eletto nella lista del partito democratico di Berisha. «Io penso che Bashkim accetterà l'incarico e farà un governo di coalizione, come aveva fatto qui quando era sindaco. Lui può farcela perché in un Paese che non ha classe politica, e quella che ha è figlia della dittatura, rappresenta la nuova generazione». Una nuova generazione che detesta armi e violenza, ma sa che nel Sud «ci sono troppi mascalzoni in giro e dunque i cittadini anche se non vorrebbero sparare, si sentono obbligati ad avere le anni». Anche Yilli Asllani ha parlato con Fino prima della partenza in elicottero. Gli ha detto che spera nell'Unione Europea: «Chiederemo un aiuto concreto per calmare l'Albania». Finanziamenti per riacquistare le armi. «Perché l'ino a quando l'Albania non sarà calma...». Giovanni Cerruti Davanti alla casa di Fino la sua Mercedes marrone e una mucca pezzata che bruca La madre: non credo che mio figlio ce la faccia Comunque gli ho dato la mia benedizione A destra, un soldato albanese presta i primi soccorsi a un ribelle ferito ad una gamba nella città meridionale di Elbasan