Nuove tensioni con D'Alema di Fabio Martini

Nuove tensioni con D'Alenici Nuove tensioni con D'Alenici Berlusconi: l'Ulivo dialoga ma poi non cede LE PAURE DEL POLO ROMA ■ I N una saletta finto-li- ■ berty dell'hotel Minerva, il presidente dei senatori «forzisti» Enrico La Loggia sta disquisendo di riforme costituzionali e Silvio Berlusconi si assopisce. Difficile dire se dorma, ma le palpebre sono inesorabilmente abbassate. Sono le cinque della sera e l'ennesimo convegno sulle Grande Riforma si sta spegnendo nella noia fino a quando non prende la parola Rocco Buttigliene. E a quel punto Silvio Berlusconi si illumina. L'allievo di Augusto Del Noce fa un discorso di spietato realismo: «Si sostiene - dice Buttiglione - che il Polo sarebbe pronto ad un baratto: la legge sulle tv in cambio di un compromesso sulla forma di governo. Sarebbe un baratto ignobile perché riguarderebbe qualcosa che è fuori della Bicamerale...». Berlusconi scruta impassibile il suo sodale, non ha ancora capito dove andrà a parare. Ma Buttiglione compiota cosi il suo ragionamento: «Scambiare un pezzo di semipresidenzialismo con più garanzie per i cittadini, questo e qualcosa a cui dobbiamo essere pronti a pensare...». Ora Berlusconi annuisce platealmente, sorride e quando Butttiglione ha finito di parlare, Silvio Berlusconi si alza dalla sua poltrona e si lancia sul segretario-filosofo, gli stringe con forza la mano. E quella sequenza e più eloquente di mille aggettivi: Buttiglione, con l'intuito che nessuno gli disconosce, ha letto nel cuore di Berlusconi. Da qualche giorno il Cavaliere ha cominciato ad avere il sospetto che la Grande Intesa con D'Alema non decolli. L'accordo tacito tra i due prevedeva il via libera berlusconiano a D'Alema «padre costituente» e ad una riforma moderataniente presidenzialista in cambio di un ridimensionamento del «partito dei giudici» e di una legge non punitiva sulle tv. E guarda caso proprio oggi sarà illustrata al Senato la tanto attesa proposta del governo sulle concessioni. Due sere fa, nella sede di via dell'Umiltà, durante una chiacchierata informale con i suoi parlamentari, Berlusconi si era sfogato: «Ho l'impressione che la maggio- ranza dialoghi, ma poi non ceda niente», anzi «finisca per ricompattarsi e sulle posizioni più chiuse», sia sulla forma di governo che sulla giustizia. E dialogare con i propri avversari - insisteva l'altra sera Berlusconi - ha un costo politico: «E' molto più facile farsi capire dalla gente quando si scende in piazza o quando si abbando- na un'aula parlamentare, mentre è molto più difficile farsi capire quando si apre un dialogo con gli avversari». Ieri sera, Berlusconi ha cercato di smorzare, precisando di non aver «assolutamente parlato di questi temi» con i suoi, ma «di elezioni amministrative». Insomma, negli ultimi giorni il Cavaliere è diventato più diffidente. Ma Berlusconi non cambia strategia, non rompe, anche perché non ha alternative alla linea del dialogo con D'Alema, che ieri era impegnato in Bicamerale in un'audizione dei sindacati, ai quali ha spiegato di avere delle perplessità sulla «costituzionalizzazione» del metodo della concertazione. Tre settimane fa Berlusco¬ ni era andato a vedere il gioco anche di Romano Prodi. Da quel che si è saputo in seguito, un colloquio cordiale, ma anche in quella occasione Berlusconi non è riuscito a strappare al capo del governo un via libera su tv e giustizia. Ma a palazzo Chigi, sia pure informalmente, avvertono che alla fine Berlusconi dovrà scegliere tra tv e giustizia e in ogni caso può essere soddisfatto perché il clima generale sulle vicende giudiziarie è decisamente cambiato. E dal Grande Dubbio che attanaglia Berlusconi si sono accorti i suoi. Nel dibattito all'hotel Minerva per esempio un personaggio come Giorgio Rebuffa, vice-presidente dei deputati di Forza Italia,' ha lamentato il rischio che il dibattito tra i due schieramenti in realtà serva ai «leader per trovare una legittimazione a se stessi», una velata critica a Berlusconi. Una critica che Tiziana Parenti esprime più chiaramente: «Non vorrei che l'opposizione fosse costretta a trattare per interessi di parte: sarebbe pericoloso perché l'opposizione finirebbe per essere risucchiata dalla maggioranza». Dunque un Berlusconi roso dal dubbio e che cerca un dialogo a tutto campo. Nelle ultime settimane il leader di Forza Italia ha stretto un buon rapporto con Franco Marini, i due si sono parlati e, anche se non lo ammetterebbero mai, hanno trovato un accordo di massima sulla riforma elettorale: un doppio turno con sbarramento al 10 per cento, un'asticella che imporrebbe ai piccoli partiti di centro di federarsi a tutto vantaggio delle formazioni più corpose. Fabio Martini Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi Nella foto piccola Massimo D'Alema Nuove tenBerlusconi: l'U Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi Nella foto piccola Massimo D'Alema

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