«Bagarella mi disse: ci copre il "gobbo"» di Francesco La Licata
«Bagorditi mi disse: ci copre il "gobbo Roma, un altro collaboratore: incontrò tre boss a Terrasini. Il senatore: sono invenzioni totali » «Bagorditi mi disse: ci copre il "gobbo Un pentito contro Andreotti: era lui a occuparsi dei detenuti ROMA. Fuoco incrociato dei pentiti sul senatore a vita Giulio Andreotti. Dall'aula bunker di Rebibbia - dove il tribunale presieduto da Francesco Ingargiola è venuto per ascoltare due collaboratori di giustizia - Gaetano Costa, ex affiliato della 'ndrangheta calabrese, accusa: «Bagarella mi disse che per noi detenuti, per alleviare le nostre posizioni, ci stavano pensando Salvo Lima e il "gobbo". Io chiesi chi fosse il gobbo e lui mi rispose che si trattava di Giulio Andreotti». Contemporaneamente, da Palermo, giunge l'eco di una deposizione resa, qualche mese fa, dal pentito Francesco Onorato. Secondo l'ex uomo d'onore - accusatosi dell'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima - Andreotti avrebbe partecipato ad un incontro con mafiosi, l'ennesimo se si deve credere alle precedenti dichiarazioni di Francesco Marino Mannoia, Balduccio Di Maggio e del direttore dell'albergo «Nettuno» di Catania, Vito Di Maggio, che hanno parlato di incontri del senatore coi boss Stefano Bontade, Salvatore Riina e Nitto Santapaola. Secondo Onorato, l'appuntamento risalirebbe alla fine degli anni Ottanta e sarebbe avvenuto in un albergo di Terrasini. Andreotti sarebbe arrivato a bordo di una «Panda guidata da un'altra persona» e avrebbe incontrato tre personaggi non identificati. Queste cose, Onorato le avrebbe apprese da un dipendente dell'hotel. I tre misteriosi interlocutori di Andreotti sarebbero, invece, giunti - dopo l'arrivo del presidente e di Salvo Lima - a bordo di un'auto di grossa cilindrata. A questa «novità», l'ex presidente del Consiglio ha risposto dall'aula bunker di Rebibbia, dove si trovava per presenziare all'udienza del processo che lo vede imputato di associazione mafiosa. Il senatore a vita non ha usato perifrasi: «Non ho mai messo piede a Terrasini. Ho saputo dell'esistenza di questa località solo dopo il suicidio del maresciallo dei carabinieri Lombardo e di tutto questo non so niente». Il riferimento al suicidio del militare, che comandava la stazione dei carabinieri di Terrasini, ha permesso ad Andreotti di ricondurre l'attenzione all'«affaire Lombardo» ed al mancato rientro in Italia del boss Gaetano Badalamenti, che - secondo Andreotti - qualcuno (leggi la procura di Palermo) tiene lontano per impedirgli di testimoniare. Qualche minuto prima che giungesse la notizia delle dichiarazioni di Onorato, era stato Gaetano Costa, messinese affiliato con la mafia calabrese, a parlare di Andreotti come di un politico che «serviva a Cosa Nostra». Il collaboratore ha raccontato mi episodio che sarebbe avvenuto nel 1983 nel carcere di Pianosa. Secondo il pentito, i detenuti stavano organizzando una rivolta per agevolare una sorta di evasione di massa. Costa informò del fatto Leoluca Bagarella che, però, gli consigliò di soprassedere perché Salvo Lima e il "gobbo" si stavano occupando della condizione dei detenu¬ ti. «Dopo due mesi - ha aggiunto Costa - tutti i siciliani carcerati a Pianosa vennero trasferiti a Novara». Anche l'ex mafioso messinese ha parlato di una «amicizia notoria tra Andreotti e il giudice Corrado Carnevale». Andreotti ha replicato: «Nessuno mi ha mai chiesto né detto niente di trasferimenti di detenuti da carcere a carcere. Devo ricordare di essere sempre stato contrario alla chiusura dell'Asinara. Dopo quattro anni, poi, speravo che si desistesse dalla leggenda dei miei rapporti con il presidente Carnevale». Alla domanda se ritiene di essere vittima di complotti, ha risposto: «Vi sono invenzioni totali e ciò vuol dire che qualcuno queste cose se le inventa». Ma a chi dava fastidio, Andreotti? «Forse - è la risposta davo fastidio a tutti quelli che volevano cambiare tutto. E non era solo la sinistra, ma era un sentimento generale». Francesco La Licata
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