La guerra nel «porlo delle nebbie»

La guerra nel «porlo delle nebbie» La guerra nel «porlo delle nebbie» Procura di Roma: 3 candidati, manovre e veleni ■:-:--*-.::::-.:V:--.---.-:-.v UNA POLTRONA VACANTE ROMA ■ candidati sono tre, ma il quarM to, escluso, ha già presentato ricorso. Sui nomi rimasti in lizza sono in corso manovre e trattative serrate, ma nessuno sa prevedere che cosa accadrà al plenum del Csm fra un paio di settimane, al momento del voto. La posta in gioco è altissima, la nomina del procuratore della Repubblica di Roma che succederà a Michele Coirò, dimessosi 6 mesi fa per non subire l'onta di uno sfratto sull'onda del «caso Squillante». Oggi la procura più importante d'Italia, competente a indagare su tutto ciò che accade nei palazzi della politica e del governo, e quasi paralizzata in attesa di conoscere il nome del nuovo capo. A parte le polemiche sul «porto delle nebbie», smarrimento e disorganizzazione regnano sovrani in un palazzo chi: non s'è ancora ripreso dal terremoto scatenato giusto un anno fa dall'inchiesta milanese sulla corruzione tra le toghe romane, li se un tempo erano i partiti a tirare le l'ila di quella nomina Ila leggenda vuole che secondo il manuale Cencelli della spartizione governativa fra le correnti de, la procura di Roma valeva almeno due ministeri), nell'era del dopoTangentopoli la palla e tornata in mano alle con enti della magistratura. Dove fervono, appunto, manovre e trattative. Il candidato più votato nella commissione incarichi direttivi del Csm e Ninu Abbate, leader storico della corrente di centro-sinistra Ipiu centro che sinistra, dopo la scissione dei «verdi») di Unità per la costituzione, fino a pochi mesi fa presidente dell'Associazione nazionale magistrati, 59 an- ni, sostituto procuratore generale di Roma. Ha preso tre voti su cinque: quelli dei due compagni di corrente Giardino e Ghitti, e del «laico» di Alleanza nazionale Franchi, il quale candidamente ammette: «Io preferivo Maddalena, ma siccome ho capito che quelli di Unicost non permetteranno mai lo scavalcamento di Abbate da parte di un candidato più giovane, allora mi sono spostato su Abbate». Marcello Maddalena è il procuratore aggiunto di Torino, militante di Magistratura indipen denta, che in commissione ha avuto il voto del consigliere della sua corrente Mario Patrono. Come anzianità ha due anni meno di Abbate, ma più anziano di entrambi e Salvatore Vecchione, anche lui appartenente ad Unicost, capo degli ispettori del ministero della Giustizia dopo aver fatto il sostituto procuratore a Roma e poi il procuratore a Viterbo. Ha 63 anni, ed è in magistratura dal 1959, sei anni prima di Abbate e otto prima di Maddalena; per lui ha votato, in commissione, il rappresentante di Magistratura democratica Franco Siena. Fuori gara è rimasto Enrico Di Nicola, procuratore di Pescara e quasi coetaneo, sia per l'anagrafe sia per il ruolo dei magistrati, di Vecchione; è lui che ha presentato ricorso al Tar. I riferimenti all'età e all'entrata in carriera dei magistrati sono importanti, perché l'anzianità è uno dei criteri guida per la nomina ad un incarico direttivo. E allora trattative e manovre, almeno formalmente, ruotano intorno a questo interrogativo: perché Abbate, che è stato giudice a latere in corte d'assise nei principali processi di terrorismo, dal caso Moro al golpe Borghese, ma non ha mai lavorato in una procura, dovrebbe scavalcare un candidato tanto più anziano come Vecchione, che invece proprio nelle procure ha consumato gran parte della sua carriera? E chi in queste ore sta tramando contro Abbate aggiunge che le regole devono essere ancor più rispettate in presenza di un candidato che proviene dalla leadership dell'Anni, il sindacato dei giudici, perché altrimenti sarebbero inevitabili le ombre di clientelismi e favoritismi. Il consigliere Giardino, che sponsorizza Abbate estensore di sentenze «che hanno segnato la storia giudiziaria d'Italia, e non solo quella», risponde nella sua relazione che l'ex presidente dell'Anni possiede «doti di merito che a ragione si definiscono eccezionali, e attitudini estremamente positive che, in una valutazione complessiva e comparativa, annullano il divario di anzianità» con gli altri candidati. E se non ha mai fatto il pm, «ha però una conoscenza delle problematiche delle procure, e nello specifico di Roma, in grado di colmare abbondantemente tale "lacuna"». Chi sostiene Vecchione e Maddalena, naturalmente, pur dipingendo Abbate come un ottimo giudice, non è d'accordo. Ma alla fine quello che conta sono i voti, e da giorni a palazzo dei Marescialli si fanno i calcoli coi nomi dei 31 consiglieri (manca un «laico», dopo che Capotosti e andato alla Consulta) e, accanto, la preferenza che esprimeranno. Inizialmente le speranze di Abbate erano legate al voto compatto dei nove consiglieri di Unicost, dei due membri di diritto (presidente della Cassazione e procuratore generale) e dei sei «laici» indicati dal centro-destra: Viviani, Fois, Franchi, Pazzaglia, Gabri e Fumagalli. Ma quest'ultimo avverte: «Io voterò per Maddalena, e in un even¬ tuale ballottaggio tra Abbate e Vecchione sceglierò il secondo; la pensa così anche il collega Gabri». E anche dentro Unicost qualcuno avrebbe dei dubbi. Dunque Abbate non ha la maggioranza assicurata sulla carta, come non ce l'ha Vecchione, che conta sull'appoggio di otto «togati» (Md e «verdi») e tre laici del pds. A Maddalena resterebbero solo cinque voti, il che significa rimanere fuori dalla corsa, a meno di clamorosi colpi di scena. C'è chi indica Maddalena come il candidato ideale di chi ha in mente di trasferire a Roma il «rito ambrosiano» instaurato da Mani pulite, ma questa teoria sembra contraddetta dal fatto che il magistrato torinese può contare sull'appoggio di Gabri, quasi sempre critico con il pool milanese, e non, ad esempio, di un «togato» molto vicino alla squadra di Borrelli come Claudio Castelli, milanese di Md, che annuncia: «Voterò Vecchione per rispetto delle regole». Sulla conclusione di questa delicata e intricata partita potrebbe influire anche il sistema di voto: la regola è il «doppio turno», con il ballottaggio tra i primi due candidati, ma se un gruppo di consigliori ne fa richiesta si può tornare all'antico sistema delle votazioni successive per ogni candidato, finché uno non ottiene la maggioranza. Si comincerebbe con Abbate, e se non passasse toccherebbe a Vecchione, al quale difficilmente quelli di Unicost negheranno il voto. I giochi, insomma, sono apertissimi, e per le «poltrone giudiziarie» di Roma non è che l'inizio: dopo la nomina del procuratore, ci saranno quelle del procuratore generale e de! presidente del tribunale. Altri giochi, altre trattative e manovre. Giovanni Bianconi TOTALE ITALIA SICILIA CALABRIA 'ara' PUGLIA CAMPANIA Giochi e trattative serrate per il dopo Coirò, mentre l'ufficio è quasi paralizzato in attesa del nuovo capo E il quarto escluso ha fatto ricorso Sono tre i candidati per il posto di procuratore a Roma: Nino Abbate, Marcello Maddalena e Salvatore Vecchione