«Ecco la Caporetto della giustizia al Sud» di Francesco Grignetti

Rischia di saltare il processo d'appello per Capaci. e nessuno vuole trasferirsi «in frontiera» Rischia di saltare il processo d'appello per Capaci. e nessuno vuole trasferirsi «in frontiera» «Ecco la (appretto della giustizia al Sud» Allarme del Csm all'Antimafia: mancano troppi magistrati ROMA. Allarme rosso per la situazione giudiziaria al Sud: mancano i magistrati, nessuno si vuole trasferire in uffici di frontiera, ancora peggio vanno le corti d'appello, addirittura potrebbe saltare il processo d'appello per la strage di Capaci. Con toni allarmati Carlo Federico Grosso, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, ha portato a conoscenza della commissione Antimafia le nude cifre di ima crisi. Il vicepresidente del Csm ha iniziato con «alcuni dati di insieme e di dettaglio». E cioè i buchi in organico dei palazzi di giusti- zia. Un problema generale, che però diventa serio nelle regioni meridionali. Se in generale gli organici sono carenti del 13 per cento dei magistrati, infatti, capita che in Sicilia ne manchi il 17 per cento, e in Calabria addirittura il 21 per cento. «Ma i dati, di per sé già negativi, non devono ingannare. Nelle sedi di capoluogo importante, in genere il rapporto percentuale è nella media. Le scoperture si accentrano in alcune piccole sedi di frontiera, dove la situazione 6 assolutamente drammatica». Ed è un vero bollettino di guerra tra Caltagirone, Ragusa, Siracusa, Barcellona Pozzo di Gotto, Sciacca, Caltanissetta, Gela, Nicosia, Agrigento. Lo stesso accade in Calabria. Per non parlare dei giudici di sorveglianza. E dei magistrati delle corti d'appello. E' qui, nelle corti d'appello, che il buco di organici diventa clamoroso. «Come si può pensare che a Caltanissetta cinque magistrati possano celebrare in secondo grado le diverse decine di nuovi processi di prossimo inizio, relativi tra l'alto ai diversi tronconi delle stragi di Capaci e di via d'Amelio, in un contesto in cui circa il 60 per cento dei processi viene già definito con prescrizione». Non meno grave la situazione di Palermo, di Catania, di Reggio Calabria. A proposito di quest'ultima, «sono pendenti davanti al giudice di dibattimento di primo grado 83 nuovi processi di criminalità organizzata, di cui uno con più di 500 imputati, processi tutti che arriveranno in appello». Ora, davanti a questi enormi buchi, che significano crisi della giustizia, che fare? Risponde Grosso: «I nodi da affrontare, ad avviso del Csm, sono la creazione del giudice unico di primo grado e la revisione delle piante organiche. Con il primo provvedimento, che mi risulta già essere all'attenzione del Parlamento, si otterrebbe una disponibilità di magistrati. Con il secondo, si riuscirebbe a calibrare meglio. Il problema è tuttavia complesso. Riteniamo che il ministero della Giustizia dovrà affrontare tempestivamente il problema». Ma il Csm, per parte sua, che potrebbe fare, gli chiedono? «Abbiamo pochi strumenti, in realtà spuntati. Il Csm può mandare coattivamente un magistrato in una sede disagiata solo nel momento dell'assegnazione per i giovani uditori giudiziari». Insomma, si cerca di risolvere il problema mandando al Sud legioni di «giudici ragazzini», che devono restarvi almeno due-tre anni. «Gli inconvenienti di queste assegnazione sono evidenti, ammette Grosso - in sedi dove il lavoro è particolarmente complesso sono costretti magistrati giovani e inesperti». Si potrebbe pensare a degli in¬ centivi. Grosso elenca: non aumento di stipendio, perché sarebbe incostituzionale, ma una consistente diaria di trasferta; punteggio aggiuntivo da far valere nella scelta successiva; convenzioni con l'Alitalia; alloggi. Commenta Ottaviano Del Turco, presidente dell'Antimafia: «Una denuncia allarmante. Siamo nei guai. Se c'è una responsabilità del Parlamento, chiederemo ai presidenti delle Camere di riflettere su questi ritardi. Lo stesso se c'è una responsabilità del governo e del Csm». Francesco Grignetti

Persone citate: Carlo Federico Grosso, Ottaviano Del Turco