Bonn battaglia davanti alla Cancelleria di Emanuele Novazio
Respinti dalla polizia. Kohl rifiuta di ricevere il leader sindacale: non tratto sotto ricatto Respinti dalla polizia. Kohl rifiuta di ricevere il leader sindacale: non tratto sotto ricatto Bonn, battaglia davanti alla Cancelleria Fallito assalto dei minatori BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Soltanto una tregua, una fragile tregua, raggiunta grazie agli appelli del leader socialdemocratico Lafontaine: dopo la manifestazione di lunedì davanti alla Cancelleria, dopo la rabbia per la disdetta dei colloqui fra Helmut Kohl e il sindacato di categoria, dopo il tentativo - fallito di forzare il blocco intorno al Bundestag e di assaltare il palazzo del governo, i minatori della Ruhr e della Saarland hanno lasciato, a tarda sera, le postazioni nelle quali bivaccavano a migliaia da venerdì, bloccando la circolazione nel cuore politico di Bonn, e lanciando un segnale politico considerato con grande allarme, nel Paese. Continueranno ad occupare i pozzi; continueranno a protestare, a decine di migliaia, nei bacini: ma domani torneranno a Bonn per scandire e accompagnare i colloqui fra il Cancelliere e i! leader del sindacato di categoria, Hans Berger. La battaglia contro i tagli alle sovvenzioni decisi dal governo da 10 a 3,8 miliardi di marchi l'anno entro il 2005, con la prospettiva di chiusura per una decina di bacini e la messa in libertà di almeno 60 mila persone - è a una svolta densa di incognite. Carica di tensione, come anche i vertici sindacali ammettono: «La situazione potrebbe sfuggirci di mano», commentava ieri il numero due della Confederazione Dgb, Ursula Engelen-Kefer, mentre la dimostrazione si scioglieva. Come dire che gli inviti alla calma lanciati da sindacato e Spd potrebbero non bastare più, domani, se i colloqui dovessero fallire. Come dire che la base è nervosa e diffidente, e che le prossime ore saranno decisive, per la ricerca di un compromesso che appare tuttavia lontano, difficile, improbabile. Come dire che si è prigionieri di un circolo vizioso: ieri le proteste dei minatori, il blocco del quartiere del governo, la sfida sempre più aperta a Kohl hanno convinto il Cancelliere a disdire all'ultimo momento l'incontro con Berger. Era mezzogiorno, l'annuncio ha infiammato la protesta, ha liberato rabbia, indignazione, voglia di rivincita. Ha fatto sapere Kohl: è impossibile, per il governo, trattare in condizioni che ricordano «il ricatto»; e davvero, il Cancelliere si sarebbe presentato al colloquio in una posizione di debo¬ lezza difficile da accettare, per un capo di governo. La risposta della piazza - che da venerdì osa lo sciopero spontaneo in un Paese dove l'astensione dal lavoro è annunciata con settimane di anticipo e sottoposta a referendum fra lavoratori - è stata un grido propagato da decine di megafoni, «Kohl vigliacco esci fuori». E' stata la corsa verso la Cancelleria e il Bundestag: una corsa al- l'interno di quella «zona proibita» - dove sono i palazzi del governo - nella quale non si può manifestare, e dove lo scontro con la polizia è stato inevitabile, anche se alla fine non si contavano feriti. Ieri sera - mentre nuovi blocchi comparivano nel quartiere del governo - Bonn aspettava stordita, interrogandosi sulle cause di una crisi che ha mo¬ strato un volto inedito della protesta popolare. Quali che siano le conseguenze immediate sull'ordine pubblico e sulla «pace sociale», l'emergenza nelle miniere tedesche ha almeno due risvolti che la amplificano e la rendono «europea»: la crisi della politica energetica, come la recentissima contestazione antinucleare conferma. E i conti con Maastricht: il governo Kohl taglia le sovvenzioni alle miniere perché il loro costo non è più sopportabile, per bilanci pubblici alle prese con i risparmi imposti dall'Europa Sollevando un dilemma dal quale dipenderà il destino politico del Cancelliere: il dilemma fra riordino dei conti pubblici e disoccupazione, un dilemma che almeno nell'immediato non sembra avere soluzioni. Per Kohl la posta è alta: cedendo alle pressioni dei minatori, innescherebbe reazioni a catena in altre categorie, e rimetterebbe in discussione la politica di austerità alla quale affida il successo della corsa verso l'Europa. Resistendo, comprometterebbe forse irrimediabilmente il dialogo con l'opposizione, indispensabile per far passare le riforme strutturali dalle quali dipende - ancora una volta - l'ingresso di Bonn in Europa. Emanuele Novazio Poliziotti respingono l'assalto ai palazzi del governo portato dai minatori, minacciati dai tagli di Kohl Soltanto a sera le «facce nere» I rappresentanti della categoria: la levano l'assedio, ma oggi torneranno situazione può sfuggirci di mano
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