E' rottura anche a Milano «Fumagalli, mezza tacca»

E' rottura anche a Milano «Fumagalli, mezza tacca» E' rottura anche a Milano «Fumagalli, mezza tacca» L'ULIVO VERSO LE ELEZIONI CMILANO OSI' va a finire che ci saranno pesanti ripercussioni anche a livello nazionale», va giù duro Bruno Casati, segretario provinciale di Rifondazione Comunista. Che due sere fa, ha incassato il secco «no» di Aldo Fumagalli ad un allargamento dell'Ulivo. «Non è possibile che si facciano accordi a Lecco, Pioltello e Mantova, ma non a Milano e Torino», scuote la testa Casati. Che - a questo punto - non lesina gli attacchi al candidato dell'Ulivo: «Inizio ad avere dei dubbi anche sulle sue capacità di imprenditore, mi sa che è ima mezza tacca». C'è più di una distanza tra Ulivo e Rifondazione. Che si possa trovare un accordo per il ballottagio, sem- bra non crederci nessuno. (Anche Bertinotti è preoccupato, ma segue le nostre scelte», spiega Casati che nelle tre ore di faccia a faccia con Aldo Fumagalli, l'altra sera, ha ricevuto più veti che disponibilità. «C'è in gioco la qualità della vita di molte persone, quelle persone ci giudicheranno prima dai fatti e poi dalle alleanze», ripete da giorni Claudio Caron, segretario del partito di Bertinotti a Torino. Dove si è consumata l'altra frattura che assieme a quella di Milano, azzera l'unità del centro sinistra almeno nelle grandi città. «Ma quale sinistra, a Milano c'è un imprenditore che corre per il Polo contro un altro imprenditore», butta all'ammasso Casati. Che ag- giunge: «Milano si merita ben altro rispetto a quei due e a Formentini». Il «ben altro», sfumata l'idea di candidare Bertinotti, potrebbe essere un lavoratore dipendente, forse un pensionato, uno «che venga dal sociale». «Uno che gliela racconti giusta, cos'è Milano, a quei tre», dicono tutti più contenti che no, dalla fine dei rapporti con Fumagalli. Anche se poi, pesano le grandi analisi. Rivolte più alla tenuta del governo Prodi che non alle elezioni amministrative. «E' un fatto gravissimo, che ci abbiano esclusi. E' una preclusione politica che non consente al centro sinistra di correre con tutta la sua potenzialità», ammonisce il segretario provinciale di Rifondazione. Capolista - è certo - sarà Umberto Gay, già capogruppo a palazzo Marino. Del naufragio dell'accordo con l'Ulivo sembra anche lui contento: «Per 0 bene della città ci si può anche sporcare le mani, ma non pote¬ vamo tornare indietro sulle privatizzazioni e sulle aree dismesse». «Temevo che si potesse arrivare a un compromesso, ma adesso tutto sarà più chiaro: da una parte ci sono gli imprenditori, noi stiamo dall'altra», taglia corto Gay. Che sembra escludere ogni possibilità di accordi il 28 aprile, primo giorno per la campagna elettorale più dura, quella che va verso il ballottaggio. Più che su questioni ideologiche, la frattura per Rifondazione si è consumata su questioni concrete. Fa i conti, Saverio Ferrari: «Fumagalli ha detto che con le privatizzazioni vuol costruire ima grande biblioteca. Se per costruire lo stadio di San Siro ci sono voluti 25 miliardi, che magari adesso ne valgono 100, con i 1800 miliardi dell'Aem, l'azienda energetica, che biblioteca vorrà mai fare?». E se Fumagalli non andasse al ballottaggio? E se passasse invece Formentini contro Albertini? A Rifondazione sono chiari: «Non daremmo alcuna indicazione, ma è certo che da questa situazione Formentini ha tutto da guadagnare». Intanto, mentre la rissa Rifondazione-Fumagalli va in scena, l'ex sindaco di Taranto, Giancarlo Cito, ha annunciato che si candiderà alle elezioni milanesi. (Andrò anche in consiglio comunale - ha detto - a difendere il 90 per cento dei milanesi, gente che viene dal Sud e che ha fatto grande Milano». [f.pol.] Si candida Cito «Difenderò il 90% dei milanesi che viene dal Sud»