«Kohl vigliacco vieni fuori»

La Ruhr in rivolta contro i tagli che porteranno alla chiusura di molti pozzi La Ruhr in rivolta contro i tagli che porteranno alla chiusura di molti pozzi «Kohl, vigliacco, vieni fuori» Migliaia di minatori assediano la Cancelleria BONN dal nostro corrispondente Miniere occupate, blocchi stradali, scioperi selvaggi. E, da ieri, migliaia ad assediare il quartiere del governo, a sfilare davanti alla Cancelleria e alla sede della Cdu, il partito di Helmut Kohl: dopo aver paralizzato i bacini della Ruhr, i minatori levano la loro voce davanti ai palazzi del potere. Gridano, inveiscono - «Helmut, vigliacco, vieni i'uori», ha urlato qualcuno a un certo punto pensando a Kohl -. Minacciano di restare a lungo: «Ci impediscono di lavorare? Faremo i turni di guardia davanti alla Cancelleria», hanno scandito ieri i dimostranti. Circondati da uno schieramento imponente di polizia che non ha mai dovuto intervenire, che osservava da lontano. L'effetto Maastricht esplode nella Ruhr, i tagli alle sovvenzioni decisi dal governo per risanare il bilancio dello Stato in un anno decisivo per «gli esami di ammissione in Europa» aprono un nuovo fronte sociale - in una Germania già allo prese con problemi roventi - e minacciano di interrompere il fragile dialogo appena riavviato con l'opposizione: «Per solidarietà con i minatori in lotta», l'Spd ha disdetto l'atteso incontro di sabato scorso con il governo, convocato per discutere la riforma fiscale. La crisi era nell'aria, da quando l'intenzione di ridurre i fondi era apparsa chiara, nelle scorse settimane: un mese fa, duecentocinquantamila persone avevano dato vita a una delle proteste più spettacolari del secondo dopoguerra, formando una catena umana lunga cento chilometri nel cuore della Ruhr, da Dortmund a Duisburg a Essen. L'annuncio - venerdì scorso - che entro il 2005 le sovvenzioni dello Stato scenderanno dagli attuali nove miliardi di marchi l'anno a 3,8 miliardi, ha mobilitato il settore. Dando vita a proteste spontanee nelle regioni interessate dalla crisi il Nord Reno Westfalia e la Saarland, dove la disoccupazione rischia di balzare al venti per cento in seguito alla chiusura degli impianti - che hanno pochi precedenti, nella recente storia sindacale tedesca. Lo scontro è decisivo per la sopravvivenza di un settore già sceso, in quarant'anni, da 600 mila a novantamila occupati. I tagli annunciati la scorsa settimana - secondo i sindacati provocheranno la chiusura di una decina di miniere e la perdita del posto di lavoro di alme¬ no sessantamila minatori, e avranno dure ripercussioni nei comparti collegati. La drastica riduzione delle sovvenzioni federali, inoltre, comporterebbe un aumento delle spese a carico delle regioni interessate, anche se non abbastanza da compensare le riduzioni federali: con il rischio di rinfocolare le polemiche fra i Laender e il governo centrale sulla ripartizione degli oneri. Ma Kohl, che pure ha convocato i rappresentanti del settore per oggi, non sembra intenzionato a cedere: i tagli sono un sacrificio indispensabile, ammonisce il governo. Ogni minatore costa oltre centomila marchi l'anno allo Stato, e la riduzione graduale delle sovvenzioni costerà comunque cinquanta miliardi di marchi fino al 2005: «Non ci sono margini per accettare le richieste dei minatori», ha confermato ieri sera il ministro dell'Economia Guenter Rexrodt. «Capisco i minatori e prendo molto sul serio le loro preoccupazioni, ma le nostre disponibilità ormai sono esaurite». Dietro la nuova crisi c'è una amara realtà: il settore minerario è stato tenuto in vita finora con sovvenzioni altissime considerati i costi di produzione fuori mercato, rispetto a quelli della concorrenza internazionale - che l'appuntamento di Maastricht e la necessità di riequihbrare il bilancio pubblico costringono adesso a ridurre in modo drastico. Proprio ieri, tuttavia, un rapporto dello Nazioni Unite invitava i Paesi europei a non abbandonare - nonostante le sue vistose perdite un settore che offre vantaggi strategici: un'energia che non ha «costi politici» come quella nucleare, che anche dal punto di vista ambientale presenta solide garanzie, e che dispone di riserve naturali enormi. Dietro la crisi delle miniere si intravede - dunque - anche l'urgenza di rivedere l'intera politica energetica tedesca: gli scontri e le polemiche roventi su Castor, il convoglio delle scorie radioattive intorno al quale nei giorni scorsi - si è scatenata una vera e propria «guerriglia ecologica», sono l'altra faccia della stessa medaglia, in un Paese in maggioranza contrario al nucleare ma affamato di energia. Come Castor, le proteste dei minatori sono il segno che - nella Germania gravata dalla sfida per l'Europa - la mappa energetica attende di essere ridisegnata in fretta. Prima che i costi sociali esplodano. Emanuele- Novazio Alcuni minatori si sono incatenati a Bonn davanti alla sede del partito liberale al governo

Persone citate: Castor, Guenter Rexrodt, Helmut Kohl, Kohl, Novazio

Luoghi citati: Bonn, Dortmund, Europa, Germania, Ruhr