Pacini l'ultimo giallo

Il consulente: troppi errori nella trascrizione delle intercettazioni, dobbiamo rivederle Il consulente: troppi errori nella trascrizione delle intercettazioni, dobbiamo rivederle Pacini, l'ultimo giallo «Quei verbali sono da riscrìvere» ROMA. Il nuovo «giallo» nell'affaire Pacini Battaglia comincia alle 16,58 di ieri, con un flash dell'agenzia Ansa che si intitola così: «Inchiesta La Spezia: tutte da rifare trascrizioni bobine». Sotto c'è scritto che il consulente tecnico milanese incaricato di sbobinare oltre due mesi di intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate negli uffici del banchiere italosvizzero sta per chiedere una proroga, «forse di un anno», perché nelle trascrizioni già fatte «sarebbero stati commessi errori tali da costringere a ricominciare il lavoro dall'inizio». Esempio: frasi attribuite ad una persona sarebbero state in realtà pronunciate da un'altra, e viceversa. Nel giro di due ore si scopre che le cose non stanno esattamente così. Ma intanto la notizia ha fatto il giro d'Italia, e nuove polemiche montano intorno all'inchiesta su «Tangentopoli 2», che da sei mesi mette in subbuglio il mondo politico-giudiziario. Uno degli avvocati di Lorenzo Necci, Alfonso Stile, dichiara: «E' un fatto molto grave che si possa aver sbagliato in questo modo, visto clie c'è gente che è finita in galera». E aggiunge, ritornando all'antico problema degli arresti ordinati quando non tutte le intercettazioni erano disponibili: «Sulla parzialità delle trascrizioni mi sono sempre lamentato». Come era prevedibile, le difese protestano e gridano allo scandalo. Altre ombre si aggiungono ad una situazione che non è mai stata troppo chiara, e c'è da credere che nemmeno il ridimensionamento della prima notizia riuscirà a diradarle. Quello che sarebbe accaduto, in realtà, è che il consulente tecnico Giovanni Pilinori, il quale a sua volta s'è servito della società «Carro srl», ha comunicato ai magistrati della Spezia (i quali gli affidarono l'incarico su suggerimento dei loro colleghi milanesi) che il lavoro è quasi ultimato. Ma ha aggiunto che, sulla base dell'ascolto di tutte le bobine, è possibile una rilettura più attenta e precisa delle prime trascrizioni. Ad esempio, alla luce di colloqui successivi che in precedenza non si conoscevano, si potrebbero identificare persone che in un primo momento erano ri- maste sconosciute. Oppure, certe frasi riferite ad un determinato contesto sono da inscrivere in un altro. In sostanza, non sarebbe un lavoro «da rifare», ma da rileggere e completare alla luce di tutte le acquisizioni. Una sorta di «ripulitura», per la quale si andrebbe oltre il termine del 2 aprile, entro il quale il consulente s'era impegnato a consegnare il lavoro. E' evidente che per stabilire quanto questa «ripulitura» possa incidere sull'inchiesta e su quello che finora era stato accertato e contestato agli in- dagati, bisognerebbe sapere quali conversazioni vanno riesaminate. Tra i magistrati coinvolti in questa vicenda, parlano solo quelli della Spezia. «Sono molto perplesso, a me non risultano notizie in tal senso», dice il pm Silvio Franz, che insiene a Cardino ha condotto la prima fase dell'inchiesta. Il procuratore Conte aggiunge: «Qualche errore è inevitabile quando si deve affrontare un mare di registrazioni come in questo caso», e Franz minimizza: «Ci possono essere delle imprecisioni». In altre parole: errori di sostanza sono esclusi. Del resto, proprio per evitare errori ed avere quel quadro completo che mancava ai colleghi spezzini, la Procura di Perugia - dove è confluito il grosso dell'inchiesta, il resto s'è diviso tra Brescia e Napoli sta aspettando di avere a disposizione le intercettazioni complete. Ad un organo di polizia giudiziaria diverso dal Gico della Finanza, i Ros dei carabinieri, i magistrati umbri hanno affidato il compito di controllare le intercettazioni che man mano sono arrivate dal consulente milanese, fare i raffronti con la parte già trascritta ed utiliz¬ zata dal Gico, effettuare gli accertamenti per trovare i riscontri. Da questo lavoro è scaturita quella trancile di inchiesta che ha portato all'arresto, per una presunta corruzione, l'imprenditore Mauro Angelini e il tenente colonnello delle Fiamme Gialle Giangiacomo Bausone, e che coinvolge lo stesso Pacini Battaglia e il maresciallo della Finanza Alvaro Barbaglia. Alla base di questa indagine (supportata da alcuni riscontri e successivamente da parziali confessioni di alcuni interessati) c'erano quattro colloqui intercettati nell'ufficio romano di Pacini. Secondo mquirenti ed investigatori, sull'interpretazione di quelle frasi non ci sono problemi, ma appena saputa la prima notizia, ieri, l'avvocato Fernando Mucci, difensore di Angelini, ha subito commentato: «Sarebbe un fatto oggettivamente grave se risultasse che anche le trascrizioni che ci riguardano sono sbagliate. Angelini non ha riconosciuto come proprie molte delle frasi che gli sono state attribuite». Giovanni Bianconi LE FRASI DI PACINI BATTAGLIA «lo non ho sposato Di Pietro né ho sposato Lucibello. A me Di Pietro e Lucibello m'hanno sicuramente sbancato... Sbancato nei limiti che... A me se li buttan dentro tutti e due... Mi fan l'uomo più contento del mondo». «lo a Di Pietro non glieli ho dati... Ma se anche glieli avessi dati non incominciamo a cerca perché si perde tempo... Sia io che lei». «lo sono uscito da Mani Pulite perché si è pagato quelli, più bravi di noi non ci sono nemmeno entrati, forse se io avessi studiato la strada prima non sarei nemmeno entrato in Mani Pulite». Il banchiere italo-svizzero Pier Francesco Pacini Battaglia

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