D'Alema-Flick scontro sulla giustizia di Alberto Rapisarda
Il Guardasigilli «preoccupato dalla Bicamerale». E Dini «minaccia» Prodi: basta coi favori a Bertinotti Il Guardasigilli «preoccupato dalla Bicamerale». E Dini «minaccia» Prodi: basta coi favori a Bertinotti D'Alema-Flick, scontro sulla giustizia Dal leaderpds indiretta risposta anche a Scalfaro «E' nostro dovere affrontare questa riforma» ROMA. Il Presidente della Repubblica ammonisce la Bicamerale a non toccare l'indipendenza della magistratura. Il ministro della Giustizia, Flick, dice di essere «molto preoccupato» perché la Commissione Bicamerale vuole riformare le norme che riguardano i magistrati. E il presidente della commissione, Massimo D'Alema, preso in mezzo agli avvertimenti del Capo dello Stato e del governo, contrattacca con una dura lettera di puntualizzazione al ministro della Giustizia (abbiamo «il dovere» di occuparci di magistratura). Che è anche una indiretta risposta al discorso domenicale di Scalfaro. Questo incrocio di mosse e scontri non spiegabili secondo i ruoli e i giochi politici seguiti sino ad ora (D'Alema contro Scalfaro, per esempio) sta creando disorientamento e inquietudine. Anche perché, proprio ieri (e prima che D'Alema inviasse la sua lettera a Flick), il segretario del pds ha ricevuto un avviso di garanzia per l'ipotesi di reato di ricettazione e finanziamento illecito dei partiti (ne riferiamo in altra pagina). E' come se si cogliessero segnali di ritorno al passato, quando la politica era scandita da messaggi criptati, da «veleni» messi in circolo e che riportavano invariabilmente ad inchieste giudiziarie. Sarà un caso, ma ora sono alle prese con questo clima Scalfaro (le strane riesumazioni di intercettazioni che lo riguardano per lo scandalo dalla Banca di Novara), il presidente del Consiglio, Prodi (vicenda Cirio per la quale potrebbe essere rinviato a giudizio) e ora il presidente della Commissione bicamerale per le riforme, D'Alema. Per rispondere a Scalfaro che esclude che la Bicamerale possa occuparsi della prima parte della Costituzione che garantisce autonomia e indipendenza della magistratura, D'Alema si è limitato a osservare che «è stato probabilmente male interpretato. Dicono che Scalfaro non sa che il capitolo riguardante la magistratura ò nella seconda parte della Costituzione? Immagino che Scalfaro sappia benissimo qual è la parte che riguarda la magistratura». Per rispondere al ministro Flick, invece, D'Alema ha inviato una lettera dove esprime «stupore» per le sue affermazioni. «Non è esalto sostenere che la Bicame¬ rale voglia occuparsi di giustizia. Essa deve farlo perché questo è uno dei compiti che la legge le affida». E D'Alema spiega che ben 57 proposte di legge che sono state assegnate alla commissione da Camera e Senato riguardano proprio la riforma degli articoli che riguardano la Giustizia. In modo più esplicito, il responsabile per i problemi della Giustizia del pds, Pietro Folena, ha avvisato Flick (e Prodi) che «non si può esporre la maggioranza di governo a fibrillazioni dovute ad affermazioni estemporanee poco meditate». Il ministro Flick si è premurato di rispondere subito che la riforma del Consiglio superiore della magistratura è argomento per la Bicamerale ma quella del ruolo del pubblico ministero deve essere affrontata con legge ordinaria. E, comunque, ampia disponibilità ad aiutare la Bicamerale. Il bilancio alla fine di questa difficile giornata rivela l'esistenza di rapporti interpersonali, più che politici, assai deteriorati tra i vari soggetti istituzionali. Il tutto in una situazione aggrovigliata per quanto riguarda i rapporti tra i partiti della maggioranza di governo. Arrivano segnali a Prodi che - se fossimo stati nella prima Repubblica - avrebbero fatto pensare al suono del gong dell'ultimo round. Due esempi? Valdo Spini, segretario dei laburisti e uomo di poche parole (ma ascoltato, perché assai vicino a Scalfaro) ieri esortava Prodi ad affrontare il chiarimento nella sua maggioranza. «Se poi non ritenesse di avere una maggioranza che lo sostiene adeguatamente, la strada maestra non po- trebbe altro che essere quella di un chiarimento supremo, cioè delle dimissioni». E Lamberto Dini, ministro degli Esteri e capo di Rinnovamento italiano, in singolare sintonia, dice oggi in una intervista al Foglio che sta perdendo la pazienza. «Prodi non può sempre venderci un accordo preconfezionato con Rifondazione. Devono stare attenti a non abusare dei mio senso di lealtà. Ci possono essere delle sorprese». E par di tornare ai tempi in cui, per uscire da situazioni governative impantanate, uno dei partiti minori se ne andava per provocare la crisi «rigeneratrice». Alberto Rapisarda ^ ^ Il Guardasigilli Flick con Folena, responsabile per la giustizia del Pds
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