Il Toro è solo un lampo di Cammarata di Angelo Caroli
Altro stop dei granata, che conservano il quarto posto gra2ie alle sconfìtte di Bari e Genoa Altro stop dei granata, che conservano il quarto posto gra2ie alle sconfìtte di Bari e Genoa Il Toro è solo un lampo di Cammarata La Salernitana ribalta il risultato in otto minuti SALERNO 1 DAL NÒSTRO INVIATO Succede nell'aprile del 1948, circa 49 anni fa. Salerno viene conquistata dal Torino: 4-1 per Mazzola & C. e via col vento. E, certamente, nella fantasia del popolo locale quell'immagine si è conservata nel tempo, magica, incancellabile, come una scritta con inchiostro forte. Però ieri in campo non c'era il grande Torino, ma un Torello piccolo, molto piccolo. Non è un'offesa, né una colpa, semmai la sentenza dei tempi che cambiano. Eppure la squadra di Sandreani b.a lottato ad armi pari con il manipolo di Varrella, si è battuta perfino con umiltà, è andata addirittura in vantaggio (39' p;. Cammarata rapina il gol su assist di Florijancic), però ha pagato un quarto d'ora di distrazioni, una serie di sbagli e abbagli nel disimpegno (vero Florijancic, Fiorin e Covoli?! e una pessima gestione, quasi collettiva, del pallone quando il match andava congelato e sottratto all'ardore di avversari che non hanno mai fatto complimenti, come il calcio impone (8 ammoniti in tutto). E grazie a distrazioni e rilassamenti assortiti, il Toro ha illuso e raggelato i suoi tifosi, si è fatto prima affiancare (13' st, Grimaudo, solo, sbatte dentro di destro, in precedenza l'arbitro ha però sbagliato valutazione in un fallo) e poi superare (21', combinazione Tudisco-Artistico con colpo mancino vincente) e non è riuscito a replicare il successo ottenuto a Cosenza, due domeniche fa. Questa volta il Sud non ha portato moneta sonante nelle casse tori- niste. E pensare che i granata erano passati in vantaggio, come spiegato, grazie all'unica arma maneggiabile e alla sola strada percorribile fuori casa in quest'epoca di vacche magre (assenti Cristallini, Ferrante e Rocco): il contropiede, strumento fabbricato, anche se in modo estemporaneo, dai lampi di Cammarata e Florijancic, pronti ad approfittare di smagliature che, all'inizio, la difesa campana ha lasciato trasparire con atteggiamenti troppo aristocratici per il gioco del pallone. Ma la Salernitana ha scaraventato queste leggerezze nel cassonetto dei rifiuti subito dopo la rete di Cammarata. Ed ecco un'altra pecca riemersa dal recente passato nel gruppo di Sandreani: la povertà di forza perforante per vie esterne. La Salernitana ci ha provato con Grimaudo il quale, gol a parte, ha creato disagi infiniti soprattutto nel settore dove Mezzano e Fiorin venivano infilati almeno quanto il povero Nunziata e il «sussiegoso» Scarchilli erano presi in mezzo dal movimento elettrico di Raduni, Tudisco e Pirri. All'insufficiente gestione del pallone ha rimediato nel finale l'innesto di Cravero, il quale in 20' circa ha sbagliato soltanto un paio di traiettorie lunghe, anche per colpa del fastidioso vento che non ha dato tregua alla partita. E in quei minuti conclusivi il Toro è andato vicino al pareggio in virtù di un forcing disperato, che Lombardi- ni (25') non ha potuto confezionare in una mischia confusa e fitta, e quando lo stesso Cravero ha obbligato Chimenti ad allungarsi in verticale. L'equilibrio sostanziale, nel gioco e nell'agonismo, è segnalato anche dalle opportunità: il Toro le ha fallite con Florijancic (16' pt, palla incredibilmente a lato) e costruite, come spiegato, con Lombardini e Cravero; la Salernitana ha impegnato Casazza con Ricchetti (11' pt), lo ha graziato con Artistico (girata al 33') e di nuovo impegnato con Pirri (34'). Nella ripresa, oltre ai gol, c'è stato un proiettile su piazzato di Breda, che Casazza ha respinto con i pugni. Ma l'equilibrio, come spesso succede nel calcio, è mandato in frantumi da episodi negativi. Appunto quello che è successo al Toro. Che comunque in una giornata negativa, può consolarsi con le sconfitte di Bari e Genoa. Ultima annotazione: ha ragione Sandreani quando dice che la serie B è una belva difficile da domare. Ci vuole perciò massima concentrazione, sempre, per non esserne sbranati. Angelo Caroli
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