la Juve non barcolla di Roberto Beccantini
M90HEI L'Inter si ferma all'inutile pari; il Parma sale a «meno 5» la Juve non barcolla Collina primo «arbitro parlante» SOLTANTO il Parma, vittorioso a Perugia, guadagna terreno e si ritaglia una piccola speranza. Ma sabato c'è proprio Parma-Inter. NelU'ardente catino del Meazza, davanti a ottantamila spettatori, va in scena un derby d'Italia acre, combattuto e, specialmente alla distanza, equilibrato. Il gol prima concesso e poi annullato a Ganz per fuorigioco (che coraggio, Collina), contribuisce a rendere ancora più spasmodica la tensione. Per venti minuti, in campo, c'è soltanto la Juve. L'Inter cresce alla distanza, quando cresce Djorkaeff, il suo totem. Pagliuca sventa non meno di tre nitide palle-gol, ad Amoruso (con l'ausilio del palo), a Jugovic, a Vieri. Peruzzi, lui, rintuzza le bordate di Djorkaeff e, in pieno recupero, salva il risultato su Zamorano. Per un'ora, meglio la Juve. Poi Inter alla baionetta. Il verdetto, che rispecchia fedelmente l'intreccio della sfida, ribadisce come e quanto l'organizzazione di Madama si faccia preferire alla partitura hodgsoniana. Notte elettrica: otto ammoniti e due espulsi, il rientrante Boksic, scarpa in faccia a Paganin, e l'accompagnatore Facchetti, problemi con Collina. Manca, alla squadra di Lippi, il colpo del ko: storia vecchia. Manca, all'Inter, uno sfogo alternativo alle serpentine di Djorkaeff: storia vecchia anche questa. I sette punti di scarto che si agitano sullo sfondo dello zero a zero del Meazza, ci stanno tutti. A piccoli passi, la Signora avanza verso la meta. Senza Del Piero, con Boksic indisponente e Padovano in panchina, ma blindata dalla cintola in giù. Una squadra di ferro, ripresasi in fretta dagli ozi di Trondheim. Al cospetto di Nevio Scala, il demiurgo dei tempi d'oro, il Parma si conferma la regina del 1997. Le assenze di Cannavaro e Chiesa vengono mascherate dal rigore tattico del collettivo. Al risultato provvedono gli acuti dei singoli: Crespo, al terzo centro in due partite, e Crippa, alla prima rete stagionale. In vantaggio, era andato il Perugia, con Goretti, sull'onda di un brillante avvio. In contropiede, il Parma avrebbe potuto dilagare. Non incanta, la banda Ancelotti, ma è concreta, armonica, e dalla sfida di San Siro con il Milan (22 dicembre) ha cambiato letteralmente marcia: sette vittorie, un pareggio, una sconfitta (a Napoli). Sabato sera, il Parma riceve l'Inter. Gli mancheranno, per squalifica, Crippa e Stanic. Da copertina, anche la domenica di Filippo Inzaghi. Tre gol, un tuffo, un litigio. La Sampdoria non lo dimenticherà facilmente. Il tuffo gli frutta un rigore fasullo e l'espulsione, per raptus, di Mihajlovic. La baruffa con Morfeo, che non gli concede l'onore dell'altro penalty, è un quadretto di esilarante egoismo: roba da oratorio, nel senso più ruspante dell'immagine. In tribuna, Cesare Maldini sorride paterno: Inzaghi, lo conosce come le sue tasche. E' un birbante con la dinamite ai piedi e sensibile, sempre, alla commedia dell'arte: da un buffetto di Ayala seppe ricavare una caduta da Oscar. Ma non appena preme il grilletto, lascia il segno. Già diciotto reti: e il primo, concreto, accenno di fuga. Lungi dal condizionarne il morale, la sentenza Bosman ne ha prodigiosamente aggiustato la mira. La Sampdoria, da parte sua, continua a sbandare. Un punto nelle ultime quattro partite. Eriksson medita di ritoccare il modulo, ma ormai i buoi sono scappati. Un «figlio» del mercato lungo, Candela, trascina e miracola la Roma contro il Verona, la cui difesa, sempre violata, appartiene ormai alle leggende del campionato. La Fiorentina rimonta il Bologna e scavalca il Milan, protagonista di un malinconico zero a zero a Napoli, il ritorno di Sacchi nello stadio che gli diede i brividi e l'emozione del sorpasso-scudetto (1° maggio 1988), si consuma nel grigiore più avvilente. Il Milan è dodicesimo, «ma» da due partite non perde. Per Roberto Baggio, la solita elemosina di minuti. Saldi di fine stagione. Roberto Beccantini ..... . Collina spiega a Djorkaeff (che protesta) e Peruzzi perchè ha deciso di annullare il gol di Ganz dopo averlo convalidato
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