Il più grande dopo Pollock
Notevoli Breugel numerosi Corot un bel Cézanne tanti Picasso arazzi raffinati maschere egizie in questa fiera prestigioso top mondiale Da New York a Colonia la rassegna dedicata a un maestro della pop art Il più grande dopo Pollock / racconti visuali dijasper Johns ~/T COLONIA i | UANDO nel 1988 la Bieni i naie di Venezia conferì il 1 i suo massimo premio a Y I.Tasper Johns, che per V iniziativa di Mark Rosenthal presentava nel padiglione americano l'opera pittorica dopo il 1974, con racconti visuali di stravolta quotidianità, trasfiguranti una memoria europea che spaziava da Grùnewald a Munch a Picasso e rendeva già «storica» la precedente stagione delle Bandiere americane, dei Numeri grigi e colorati, delle Mappe degli Usa, il «New York Times» lo proclamò «il più grande pittore americano dopo Jackson Pollock». Ma Johns se n'era già andato da Venezia, dopo aver seguito l'ordinamento della sua mostra, soggiornando nel lussuoso Gritti Palace. Apprese la notizia in taxi a Basilea, mentre correva al Kunstmuseum per visitare una mostra di disegni di Holbein, da cui sarebbe nata negli anni successivi la serie pittorica e grafica di variazioni sul Ritratto di ragazzo nobile col gatto. Non era un atteggiamento nuovo in Johns, mistura assai tipica di non conformismo e di abilità promozionale, più sottilmente colta e problematica rispetto all'esteriorità di Warhol: fra la primavera e l'estate del 1964, quando era fra i protagonisti dell'esplosione europea della pop art, fra «Decade» alla Tate Gallery di Londra, «Four Germinai Painters» alla Biennale veneziana e Documenta III a Kassel, se ne stava a Tokyo, profeta delle nuove frontiere del mercato internazionale. Vi di pingeva la «summa» espressiva e scenica del suo neodadaismo: Watchman, con affisso in alto il calco in cera della gamba su una mezza seggiola da mercato delle pulci e la presenza fra la grande stesura gestuale grigio plumbea dei tre colori della sua vita, red, yellow, blue, in tasselli cromatici velati di grigio e in lettere capitali protoconcettuali. Questo capolavoro, del Museo Sogetsu, è presente, con tutte le opere significative di quarant'anni di pittura, anche di grafica e di fusione sull'oggetto, in una colossale rassegna di quasi duecento e settanta pezzi, che l'anno scorso ha iniziato un lungo viaggio espositivo, al Museum of Modem Art di New York, e che ora è approdata, fino al 1° giugno, al Museo Ludwig di Colonia, unica tappa europea. Questa sede è una scelta naturale, poiché il mecenatismo di Ludwig aveva raccolto a Colonia il più vasto nucleo europeo del lavoro di Johns, a partire dalla Bandiera su campo arancione del 1957 per arrivare all'opera più colossale e cosmica che conclude come una sorta di «non plus ultra» l'originaria fase neodadaista legata soprattutto all'amicizia e ai profondi scambi di cultura, comportamento, esperienze con Rauschenberg, John Cage, Marce Cunningham: la Mappa in ventidue sezioni piramidali, ispirata al «Dymaxion Air Ocean World», progetto geodetico di Buckminster Fuller, dipinta e assemblata per il padiglione americano all'Expo di Montreal trent'anni fa e modificata sino alla forma finale, che risale al 1971. L'opera, sulla grande parete che è la sua nonnaie sede, sem bra assorbire in sé il cuore della mostra. In effetti è esemplare sia dell'intrinseca densità pitto rica e concettuale dell'opera di Johns sia della sua personalissi- ma posizione di analisi critica nei confronti dell'arte americana circostante. La minuziosa stesura pittorica e grafica, in infinite varianti di grigio sotto cui pullulano i tre colori del rosso, del giallo e del blu, di questa proiezione spaziotemporale dei continenti in cui Einstein e Buchminster Fuller «contemporaneizzano» l'antico Mercatore, è condotta con la tipica procedura neodadaista sull'impasto a collage di carta da giornale, di cui affiorano i minuti cali ratteri a stampa. Il roteante perno centrale del Polo Nord mi fa supporre senza presunzione che l'ispirazione di base sia stata data all'autore da una riproduzione di Manifestazione interventista di Carrà. Ma le sezioni piramidali che la compongono sono disposte con chiara allusione al «bordo duro» geometrico dei dipinti astratti di Frank Stella, cioè dell'esatto contraltare della cultura di Johns nella sua espressione di una civiltà ottico-industriale senza emozioni. Qui emerge il contrasto di fondo fra l'amore europeo di grande, densa manualità pittorica e grafica e di spessore culturale ed esistenziale, compresa l'ironia dissacrante e dadaista dei simboli, dalla bandiera al numero, dalla parola all'oggetto feticcio della pop art, e l'illusione «americana» della forma e dell'immagine di pura comunicazione senza emozioni, dalla pop art. alle forme analitiche e minimali. In questa chiave emerge l'intima coerenza del percorso, per cui oggi il «vecchio ragazzo» che una bellissima foto in catalogo ci presenta nel 1989 assieme a due altri «vecchi ragazzi» sovversivi fra '50 e '60, Cage e Cunningham - insegue a guazzo su plastica i segreti delle Bagnanti di Cézanne. Oppure ci racconta, con una pittura dallo «sguardo innocente», una parete illusionistica del suo studio, che ospita in affettuosa pariteticità un guazzo astratto di Barnett Newman, la riproduzione di un piccolo Picasso «mostruoso» che risale al 1936 e il disegno del seno della madre tracciato da un bambino schizofrenico, da un articolo di Bruno Betteiheim sullo «Scientific American». Marco Rosei Un brillante neodadaista profeta delle nuove frontiere del mercato internazionale Il confronto con Andy Warhol e gli scambi di esperienza con Cage e Rauschenberg "K" "K" * * * lei **★★!★*★*★★★★ ' 1PJ, 1PT ^ ■ "T^rilri^r ik* tAt ""^t Y. ********c |*> wpT ******** * ********* .::;.«?§!**;>* Pi 3 ■,; *' condotta con la tipica procedura neodadaista sull'impasto a collage di carta da giornale, di cui affiorano i minuti cali ratteri a stampa. Il roteante perno centrale del Polo Nord mi fa supporre Jasper Johns nel 1992 (in centro pagina) e sopra due opere esposte a Colonia: «Sommer» (1986) e una delle «Bandiere» americane che hanno caratterizzato la precedente stagione creativa
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