E Gronchi «entrò» in conclave

il caso. Dagli archivi ex sovietici, le trame politico-diplomatiche per la successione a Pio XII il caso. Dagli archivi ex sovietici, le trame politico-diplomatiche per la successione a Pio XII E Gronchi «entrò» in conclave Gioco di sponda con IVrss per favorire Montini MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel 1955 Papa Pacelli è ancora vivo ma molto malato, e sono in multi a chiedersi chi sarà il successore. Anche i sovietici se lo chiedono. La cosa più divertente, leggendo i diligenti rapporti dei funzionari sovietici a Molotov, è che nessuno degli informatori italiani azzeccò la previsione. Neanche Togliatti, che pronostica l'elezione di Clemente Micara in un incontro con l'ambasciatore Kostylev del 1° febbraio 1954. Anche Paolo Robotti non tira fuori il nome giusto neppure per sbaglio. Ritiene che «la cricca di Pacelli» candiderà il cardinale Siri. Lercaro piace ai francesi. L'arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, è solo un possibile outsider. Infatti diventerà Paolo VI solo nel 1963. 1 funzionari sovietici scrivono e scrivono. Alla fine il successore di Pio XII sarà il cardinale di Venezia, Angelo Roncalli. Comunque il 22 giugno '55 Luciano Gruppi, allora vice responsabile della propaganda del pei, che li inette sulla buona via per un contatto efficace. Gruppi suggerisce al consigliere Timofecv di rivolgersi a Concila che «non fa un passo senza la benedizione del Vaticano». Dopo un mese e mezzo, esattamente l'8 agosto, il nuovo ambasciatore russo Bogomolov s'incontra con l'uomo giusto. Che afferma di venire «per conto di Gronchi». E' il professor Ignazio Gueli, socialista, medico personale del Presidente della Repubblica. E qui si scoprirà che l'interesse di Montini per l'Unione Sovietica non è meno rilevante di quello sovietico per le «divisioni» del futuro Papa. K che Giovanni Gronchi vuole giocare una grossa partita. Apro una parentesi. Davvero, tra qualche anno, sarà necessario riscrivere molte pagine della nostra storia contemporanea. E non tanto perché gli storici faranno sensazionali scoperte, quanta perché i pezzi del puzzle andranno lentamente a posto e solo allora verrà fuori un quadro nuovo. Questa è l'impressione che si prova bighellonando per gli archivi ex sovietici, rovistando nell'immenso spazio dei dispacci diplomatici. Gueli, prudentemente, infor¬ ina l'ambasciatore sovietico. Per dirgli cose decisamente piii precise di quelle dei comunisti. Intenzione di Gronchi è «spostare a sinistra il governo». A sinistra sarebbero anche «certi esponenti vaticani come, ad esempio, i cardinali Siri !!), Lercaro e, fino a un ceno punto, l'arcivescovo di Milano Montini». Qui è possibile che Kogomolov si sia sbagliato nel prendere nota, almeno per quanto concerne Siri. Ma é un dettaglio. Gueli é preciso nell'indicare Ottaviani e Ruffini come capifila dello schieramento «di destra», a sua volta «strettamen¬ essista «gesto o la Chiesa te collegato agli americani». Ma il succo del messaggio è questo: «Noi riteniamo - dice Gueli - che un gesto conciliante delle potenze dell'Est verso il Vaticano sarebbe utile a rafforzare le posizioni dei circoli vaticani di sinistra». Gueli chiede che l'incontro rimanga segreto e, prima di congedarsi, promette di organizzare un incontro tra Gonella e Bogomolov, a casa sua. In un successivo contatto tra il consigliere Moszhenko e Gueli (del 13 agosto, si noti la rapidità degli sviluppi) quest'ultimo fa sapere al sovietico che Gronchi «è molto interessato» all'incontro tra l'ambasciatore e Gonella e che «vorrebbe incontrare anche lui l'ambasciatore, a quattr'occhi, in territorio neutro, meglio se a casa di Gueli». Ma il messaggio è più rilevante. E' chiaro che Gronchi e Gonella lavorano per conto di Montini e non di Lercaro. Infatti Gueli rivela che «Montini è informato» del prossimo incontro tra Bogomolov e Gonella e ritiene «possibile» organizzare un futuro rendez-vous tra l'arcivescovo di Milano e Bogomolov. In quei mesi Pio XII sembra agli estremi. Gueli dice di aver saputo dal medico personale del Papa, Galeazzi-Lisi, che «è ormai questione al massimo di sei o sette mesi». Quindi bisogna fare in fretta, prima che un Papa conservatore abbia la meglio. Il che potrebbe annullare anche il tentativo - in cui Gronchi é impegnato di aprire la strada all'ingresso dei socialisti di Nonni nel governo e, in politica estera, a una posizione dell'Italia meno favorevole alla Nato. Dunque ecco il messaggio di Gronchi ai sovietici. «Qualche gesto conciliatorio». Ma quale? Gueli sonda: «Un concordato, o qualcosa di simile a un concordato, che regolerebbe la situazione della Chiesa cattolica nell'Urss e nei Paesi a democrazia popolare». Il russo s'informa meglio: non è che il Vaticano propone di stabilire relazioni diplomatiche con l'Urss? Niente affatto, risponde Gueli, questo sarebbe «un gesto né adatto, né spiegabile agevolmente da ambo le parti». I tempi delle relazioni diplomatiche sono ancora molto, molto lontani. Ci vorrà Gorbaciov perché - nel 1990 - il Vaticano possa inviare a Mosca il suo rappresentante diplomatico. Forse a Mosca furono perfino sorpresi da questo sviluppo degli eventi. In Polonia e Ungheria la situazione sta peggiorando. La lotta interna al gruppo dirigente sovietico deve ancora concludersi, Krusciov non è ancora riuscito a sconfiggere gli avversari. Solo Beria è già stato liquidato. Dunque è difficile che gli appelli di Gronchi possano trovare eco adeguata. Comunque è chiaro che Gronchi trova in Pacelli un ostacolo insormontabile. Il Papa si rifiuta addirittura di riceverlo. E l'am¬ basciatrice americana Claire Booth Luce praticamente lo pedina. Quando avverrà l'incontro con Bogomolov, «qualcuno vicino al Presidente informò la Luce. La quale subito chiese di essere ricevuta da Gronchi». «Gronchi - dice ancora Gueli non può soffrire l'ambasciatrice americana per la sua petulante ingerenza in tutti i campi della politica italiana. Avrebbe già posto agli americani la questione della sua sostituzione e sarebbe pronto a qualunque scambio "purché questo diavolo in gonnella venisse al più presto richiamato dall'Italia"». Pio XII impiegherà ancora tre anni prima di lasciare questo mondo. Dando così ragione a Togliatti, che in un incontro con Bogomolov gli dice con tono di disprezzo: «Tutti questi discorsi e anni tti dialogo vaticani sul Papa che sta per morire e sul fatto che il nuovo papa può essere più democratico e meno pro-americano sono prima di tutto manovre cattoliche, volte a strappare qualche concessione dalle forze di sinistra. (...) Questo tipo di miraggi sul "Papa morente" sono stati moneta corrente nella storia vaticana». E molte cose accadranno a rendere impossibile il piano di Giovanni Gronchi, di Guido Gonella, di Segni, allora suo alleato. Gli eventi d'Ungheria spazzeranno via tutto. L'ambasciatore Bogomolov riassunse per Molotov tutti questi contatti segreti con una splendida - per acutezza d'analisi - lettera del 24 febbraio 1956. «A Gronchi serve l'appoggio vaticano, cioè dei suoi rappresentanti "di sinistra". Il Vaticano è pieno di contraddizioni, come lo è la democrazia cristiana che lui guida. Gonella è appunto il rappresentante di quei circoli vaticani. (...). Gronchi-Gonella possono essere definiti come una tendenza moderata di sinistra nella de. Invece un sinistro come La Pira (anche lui legato al Vaticano) rappresenta un gruppo a parte, anarcodemocristiano, che non teme aperti rapporti con i comunisti». Gli eredi atei di Bisanzio affondavano lo sguardo, perplessi, nelle contorte complessità italiane. «Tutto questo concerto di voci in Vaticano - conclude Bogomolov - si manifesta in forme così arcaiche e ambigue da richiamare alla memoria il lontano passato dell'Italia. Perfino questo piccolo fatto dei contatti con Gronchi e Gonella attraverso il medico socialista Gueli corrisponde perfettamente alle forme classiche degli antichi intrighi di palazzo vaticani e italiani». Giuliette Chiesa 1955, il Presidente della Repubblica vuole «spostare a sinistra il governo» E punta sull'arcivescovo di Milano Per rafforzare l'ala progressista del Vaticano, sollecita un «gesto distensivo» di Mosca verso la Chiesa Ma Pacelli visse ancora tre anni bloccando il piano. E i fatti d'Ungheria spezzarono il dialogo tì Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi a colloquio con Pio XII. In basso, da sinistra, Nikita Krusciov e Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI