Maccanico spartisce l'etere, Bertinotti «ipoteca» l'Eni di Valeria Sacchi
Maccanico spartisce l'etere, Bertinotti «ipoteca» l'Eni GLI UOMINI E GLI AFFARI Maccanico spartisce l'etere, Bertinotti «ipoteca» l'Eni Settimana importante per le telecomunicazioni. Domani il governo presenterà l'emendamento all'articolo 3 del disegno legge sulle Tic che porta il nome del ministro delle Poste Antonio Maccanico. Quell'articolo che affronta la questione del regime transitorio. Tasto dolorosissimo sul quale il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha già espresso i suoi desiderata invocando una transizione che vada oltre l'Anno Duemila. Il sottosegretario alle Poste Vincenzo Vita assicura invece che non saia un «emendamento compromissorio» e giura che «la fase sarà breve». Così, mentre Gianni Letta tratta per le tv del Biscione disperatamente, il padrone di Tmc, Vittorio Cecchi Antonio Gori, pur di- Maccjiico cendosi fidu- Fedele Confalonieri cioso di ottenere le frequenze per il calcio in diretta, porta avanti ad ogni buon conto la trattativa per arruolare l'ex presidente della Stet Biagio Agnes. Intanto, un altro competitor tenta la sorte. E' Canalplus, leader europeo della pay-tv, che per la controllata Telepiù chiede di poter tenere almeno uno dei tre canali a terra. In cambio, Michel Thoulouze, plenipotenziario italiano del gruppo guidato da Pierre Lescure, promette importanti investimenti nel cinema italiano. Insomma, sulla coperta strettissima delle frequenze, tutti tirano dalla loro parte. Mentre si profilano nuovi Ufo: le «piattaforme digitali». Sulle quali, giurano tutti, si faranno le Sante Alleanze. Anche se il vero e unico miracolo sarebbe quello di dotare gratis milioni di italiani del decoder digitale. Nel frattempo i soliti ben informati avvertono che da Telepiù se ne vuole andare il tedesco Leo Kirch, titolare di un bel 45%. Ma a chi venderlo, e come fissarne il prezzo, nelle more di una legge ancora da definire? Nerio Nesi, consulente economico di Fausto Bertinotti, ce l'ha fatta a imporre la Golden Share alla Stet, in cambio della gentile concessione di privatizzarla. Il neo presidente Guido Rossi ha inserito la questione nell'agenda del prossimo consiglio, e così ha fatto la Telecom guidata da Francesco Chirichigno. Lo scambio non si fermerebbe qui. Rifondazione vuole che resti in mano pubblica il Vittorio Cecchi Gori Nerio Nesi 51% dell'Eni di Franco Bernabè. Un vincolo che costringerebbe il Tesoro a disattendere impegni presi con azionisti di primo piano, anche internazionali. Come potrà giustificare Carlo Azeglio Ciampi una violazione così palese al nuovo statuto del Cane a Sei Zampe? Lo statuto dell'Ente presieduto da Guglielmo Moscato assicura già a via XX Settembre tre vantaggi: un posto in consiglio anche con quota ridottissima, potere di veto sullo spostamento di sede all'estero e nel caso un azionista, non gradito, voglia sfondare il tetto del 3%. Resta la carta dell'Enel presieduto da Chicco Testa. Rifondazione potrebbe barattare il 51% dell'Eni con l'impegno a mantene¬ re l'ente elettrico guidato da Franco Tato nel vasto bacino dello Stato. Almeno per il momento. Poi qualche Santo aiuterà. Torniamo alla Stet, dove l'amministratore delegato Tomaso Tommasi di Vignano lavora al nuovo piano industriale di gruppo che deve essere pronto per i primi di aprile. Nel quale, con ogni probabilità, verrà ridimensionato il mega-progetto di cablatura dell'Italia intera con i suoi dodicimila miliardi di investimenti. Il digitale che avanza impone nuove riflessioni. Con l'operazione Hpi-Marzotto, ancora una volta Mediobanca, integrando NordOvest e NordEst, in versione alto lignaggio, risolve non solo il problema dell'eredità Gemina. Guido E non solo. La Rossi fusione permette al re della lana europea, Pietro Marzotto, di lasciarsi alle spalle i grattacapi delle successioni in famiglia. E di avere una buona scusa per non lavorare di meno, come vorrebbe sua moglie Mariolina. Mentre il nuovo impegno di Maurizio Romiti nella nuova creatura, il Gruppo Industriale Marzotto, consente a Gerardo Braggiotti di conquistare la quarta poltrona di Mediobanca, dopo il presidente onorario Enrico Cuccia, il presidente in carica Francesco Cingano e l'amministratore delegato Vincenzo Maranghi. Sempre domani, a 12 anni dalla morte del padre Carlo, Giampiero Pesenti presenta la nuova Corporate Identity del gruppo Italcementi. Una bella soddisfazione per un figlio che, 12 anni or sono, si trovò a ripartire pieno di debiti fino al collo. Per fine settimana, invece, tutti a Brescia per il mega-convegno biennale della Piccola Industria. Padrone di casa il presidente di Confindustria Giorgio Fossa, che proprio dalla Piccola viene. Ospite d'onore per la chiusura, il premier Romano Prodi. Nella corsa alla poltrona di sindaco di Milano, un appoggio inaspettato a Marco Formentini arriva nientemeno che dal Financial Times. Il foglio rosa britannico indica infatti Milano e la sua recente rivoluzione nel «riciclaggio rifiuti» come un esempio per l'intera Europa. In barba ai brontoloni di casa nostra. Valeria Sacchi Giampiero Pesenti Antonio Maccjiico Vittorio Cecchi Gori Guido Rossi Fedele Confalonieri Nerio Nesi Franco Tato Giampiero Pesenti
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