« Torno da don Gelmini »
« Torno da don Gelmini « Torno da don Gelmini » L'ex politico: il mio futuro è tra i tossicodipendenti NAPOLI. La prima notte dopo la condanna l'ha passata quasi tutta in bianco, a parte qualche ora di riposo conquistata con un sonnifero. Digerito a fatica il verdetto, a Francesco De Lorenzo restano un gran mal di testa, una gran voglia di spiegare perché non si sente il «mostro» della Sanità in Italia, e una convinzione: «Le accuse - assicura - sono state ridimensionate». E' una giornata ancora segnata da) processo, durato due anni e mezzo e finito sabato sera con una sentenza di colpevolezza, quella trascorsa ieri dall'ex ministro. Di buon mattino ha raggiunto lo studio del suo avvocato, Gustavo Pansini, in via Santa Lucia. Lì, insieme, hanno analizzato punto per punto le decisioni del tribunale facendo il conto di finanziamenti illeciti e tangenti contestate, esaminando i capi d'imputazione, i reati di cui è stato riconosciuto colpevole e quelli dai quali è stato assolto. Un lavoro certosino da cui è scaturito un comunicato in cui il legale si dice «abbastanza soddisfatto» per le conclusioni dei giudici. Pansini annuncia la richiesta d'appello e segna come punti a favore di De Lorenzo l'esclusione per associazione per delinquere estesa a tutti i componenti del Cip-Farmaci («Mette in crisi l'impianto accusatorio») e quella della corruzione legislativa («Consente di riabilitare il suo operato politico»). Lasciato Pansini - di lui l'ex ministro dice con trasporto: «E' stato per me molto più di un avvocato, è stato un fratello, un amico, un consigliere» -, l'ex numero uno del partito liberale è tornato nella sua casa di Posillipo dove ha pranzato con le figlie, Alessandra e Claudia, il fratello Renato, il padre Ferruccio. Con il figlio che lavora come medico a Londra e ha lo stesso nome del nonno, una telefonata: «Mi li a rimproverato di aver pensato inutilmente per oltre due anni soltanto al processo. Anche lui è convinto che la sentenza era già stata scritta». Un pomeriggio con il computer in cui sono immagazzinati atti e documenti giudiziari, la memoria del processo, e poi tante telefonate. «Mi hanno cercato i miei studenti d'un tempo, giovani che militavano nel Pli - racconta - , Ma nessuno di quelli che hanno interrotto i rapporti con me perché temevano di essere coinvolti nelle inchieste e arrestati, oppure che gli apparecchi fossero sotto controllo». Dalla Comunità di don Gelmini, con cui Francesco De Lorenzo collabora, ha chiamato un legale del Centro. Là c'è un pezzo dei futuri progetti dell'ex ministro. «Con un gruppo di esperti svedesi - spiega De Lorenzo - realizzeremo un presidio di cure odontoiatriche per tossicodipendenti. Poi vorrei partecipare alla stesura di una Carta internazionale per il diritto all'informazione dei malati di cancro, perché so che come me si può guarire dal tumore, ma non sempre dall'angoscia. E infine valuterò se sono ancora in grado di fare ricerca scientifica e se vale la pena di prendere in considerazione alcune offerte che mi sono giunte da Israele e Londra». «Insomma, dopo due-tre giorni passati a chiarire le conclusioni del processo - dice l'ex ministro - "esco" dalle carte giudiziarie e sono in qualche modo disoccupate». Mariella Cirillo
Persone citate: De Lorenzo, Francesco De Lorenzo, Gelmini, Gustavo Pansini, Mariella Cirillo, Pansini
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