«Così ho svelato i traffici di De Lorenzo»

La domenica del Grande Accusatore: ci sono voluti anni, ora finalmente posso riposare La domenica del Grande Accusatore: ci sono voluti anni, ora finalmente posso riposare «Così ho svelato i traffici di De Lorenzo» IlpmD'Avino: accolte le mie tesi contro l'ex ministro NAPOLI. E' stato il grande accusatore di De Lorenzo. Assieme a un altro magistrato, Nunzio Fragliasso, ha condotto in porto un'inchiesta che rimarrà famosa nella storia di Tangentopoli in Italia: quella che ha portato in galera il Gotha della sanità pubblica negli Anni Ottanta, a cominciare dall'ex ministro. Per due anni e due mesi ha duellato in un'aula di tribunale con fior di avvocati, e alla fine ce l'ha fatta. E ora Alfonso D'Avino, 40 anni, sposato, quattro figli, tira un sospiro di sollievo: «Era da tanto che non mi godevo una tranquilla domenica in famiglia». Sono trascorse meno di ventiquattr'ore dal verdetto di condanna per l'imputato De Lorenzo, e lui non nasconde la soddisfazione. Certo, ricorrerà in appello perché il presidente della settima sezione del tribunale, Massimo Galli, ha emesso una sentenza che ha ridotto di un anno e sei mesi le richieste dei pm. Ma lui pensa comunque di essere uscito vittorioso dal processo Dottor D'Avino, anche gli avvocati di De Lorenzo si ritengono «abbastanza soddisfatti» delle decisioni dei giudici. Non le pare strano? «Contenti loro... Io so solo che il nostro impianto è stato sostanzialmente confermato dalla sentenza. L'accusa di associazione a delinquere è rimasta in piedi, e in molti casi è stata prò vata anche la corruzione. Il tri bunale, inoltre, ha riconosciuto la credibilità del principale te stimone a carico di De Lorenzo, Giovanni Marone. Sono state confermate anche le accuse per quanto riguarda le tangenti ri scosse durante la campagna an ti-Aids, un tema su cui la difesa ha insistito in modo particolare per dire che si era trattato di un'operazione pulita. Insom ma, non credo vi sia alcun mo tivo per dichiararsi "abbastan za soddisfatti"». Dopo la lettura della sentenza De Lorenzo è andato giù duro: ha detto che non ha potuto difendersi. Che c'è di vero in questo? «Per quanto mi risulta il dibattimento si è svolto con tutti crismi della legalità». Tanto per cominciare: per che l'ex ministro è stato processato da solo e non con gli altri 140 personaggi coinvolti nello scandalo della sanità? «L'idea di andare subito al di battimento con un solo imputa to non è stata certo della procu ra della Repubblica, ma del tri bunale dei ministri. Noi dell'ac cusa avevamo chiesto il rinvio a giudizio per tutti. La decisio ne di procedere allo stralcio, e cioè di mandare solo lui davan ti ai giudici, è stata una scelta a sua tutela». Vuole dire che il tribunale dei ministri ha fatto un fa vore a De Lorenzo? «A quell'epoca si trovava in carcere. Era l'unico imputato detenuto. Se non fosse stata presa la decisione di stralciare la sua posizione e processarlo subito, avrebbe dovuto attendere chissà quanto tempo in prigione prima di comparire in aula. E poi non so fino a che punto l'ex ministro avrebbe avuto un vantaggio da un processo con tutti i centoquaranta imputati». Lei e il suo collega Fragliasso avete indagato per anni sullo scandalo della sanità. Qual è stata la difficoltà maggiore incontrata in questa inchiesta? «La scoperta dei conti bancari di cui De Lorenzo si serviva all'estero. Lui insisteva sul fatto che non possedeva nulla fuori dall'Italia, ma non era così: abbiamo trovato un conto in cui erano stati depositati quattro miliardi e mezzo. Parte di un'altra tangente da seicento milioni era stata "appoggiata" dal fratello dell'imputato su un secondo conio corrente intestato a una società. Sì, parlo proprio di quel Renato De Lorenzo che un giorno ha ammesso di aver riciclato un miliardo e mezzo in titoli di Stato. Mi creda, è stata una faticaccia: per individuare quei conti abbiamo impiegato non meno di due anni, ma alla fine ce l'abbiamo fatta». De Lorenzo, invece, ha sempre sostenuto che voi vi siete accaniti su di lui e avete «graziato» altri politici. Che cosa risponde? «Che non è affatto vero. Abbiamo indagato a fondo, e quando abbiamo ritenuto di ravvisare estremi di reato a carico di altri personaggi politici, ci siamo preoccupati di inviare tempestivamente gli atti alle procure competenti per territorio. Noi qui a Napoli non abbiamo mai avuto la pretesa di mettere sotto processo tutta la sanità italiana. Ci siamo limitati a fare il nostro lavoro con coscienza e serenità». Dottor D'Avino, si sente sollevato dopo il verdetto? «Mi sembra un sogno: finalmente ho una domenica tutta per me, dopo tante feste passate in ufficio...». Come ha trascorso il giorno dopo la sentenza? «Per la verità a letto: ho un'influenza che mi trascino addosso da tre settimane e non ho avuto il tempo di curare». Fulvio Milone 600 milioni: Smith Kline Beecham, Farmilalia 483 milioni: Armando Testa 400 milioni: Ventro, Stefano Poi 360 milioni: Publicis 350 milioni: Aresjierono 300 milioni: Inverni della Beffa, Fidia-Delia Volle, Publitalia-Fininvest 280 milioni: De Vito 250 milioni: Formenti, Ciba Geigy, Mineracqua 220 milioni: Lepetit 200 milioni: Maffeis-Glaxo, llalfarmaco, Lirca Synthelabo, Saip, Acqua Fabia 123 milioni: Scr Associati 100 milioni: Pfizer, Cyanamid, Gazzoni 84 milioni: Daps 80 milioni: Alfa Wasserman, Zambon 75 milioni: Chiesi 70 milioni: Bristol Mayer Squibb, Videomusic 60 milioni: De Bartolomei; 50 milioni: Zambeletti, Sifi, Young ond Rubicam Italia 30 milioni: Sierovaccinogeno 20 milioni: Dompé, Pierrel, Assovetro, Quaker Chiari e Forti, Ecotron L

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