Manette al super pentito della 'ndrangheta

Manette al super pentito della 'ndrangheta Roma: adesso Lauro, l'uomo che ha svelato i segreti della mafia calabrese, ha perso tutti i benefìci Manette al super pentito della 'ndrangheta Coinvolto in una truffa nella città dove viveva sotto protezione REGGIO CALABRIA. Toma in galera Giacomo Lauro, uno dei più importanti «pentiti» della 'ndrangheta, nella quale aveva il rango di uomo di rispetto. Cinquantacinque anni, una vita giocata sul filo della morte, nei venti e più anni di militanza vera nelle fila della mafia di Reggio Calabria, Lauro in un sol colpo ha perso la sua libertà, ma soprattutto i benefici che grazie alla condizione di pentito «attendibile» aveva ottenuto dopo la decisione di cominciare a collaborare con magistrati e investigatori. Una collaborazione, quella di Lauro, che la magistratura di Reggio Calabria ha capitalizzato al massimo spedendo in carcere decine e decine di suoi «ex colleghi». Lauro, peraltro, da esponente di spicco di una delle fazioni in lotta a Reggio Calabria per la leadership di mafia ha raccontato molto, facendo luce su un periodo della storia di 'ndrangheta in cui gli omicidi e gli agguati erano pane quotidiano e nelle fila delle «famiglie» le brecce aperte dai sicari dei clan rivali imponevano immediate risposte sanguinose. Quali siano stati i motivi che hanno indotto i magistrati di | Roma (competenti sulla posizione del collaborante) a revocare a Giacomo Lauro i benefici della legislazione premiale e a rispedirlo in galera è ancora un piccolo mistero, visto il riserbo che gli investigatori hanno voluto imporre. Due le ipotesi che si fanno. La prima è che Giacomo Lauro sia stato sorpreso lontano dal domicilio al quale era stato assegnato, in una località segreta e, quindi, per questo accusato di evasione. Ma questa ipotesi sembra regger poco rispetto alla gravità dei provvedimenti presi nei suoi confronti. Più probabile - perché da sola giustificherebbe la revoca dei benefici - è l'ipotesi che Giacomo Lauro si sia macchiato di un reato grave, probabilmente abusando della «mano libera» che si era guadagnato grazie alle migliaia di pagine di verbali riempite con le sue dichiarazioni. Voci non confermate parlano di una grossa truffa nella quale sarebbe rimasto coinvol- to e che avrebbe avuto come teatro la città dove il pentito viveva sotto falso nome grazie alla nuova identità fornitagli dallo Stato. Giacomo Lauro, di Brancaleone, era stato arrestato il 9 maggio 1992 nell'aeroporto di Amsterdam dopo essere stato trovato in possesso di un docu¬ mento di identità falso. Dopo l'arresto, decise di collaborare con la Dda di Reggio Calabria. La collaborazione cominciò nell'agosto dello stesso anno. Le dichiarazioni di Lauro sono state poste alla base di numerose inchieste tra le quali quelle sull'omicidio del sostituto procuratore della corte di Cassa¬ zione Antonino Scopelliti, e dell'ex presidente delle Ferrovie Lodovico Ligato, conclusesi con la condanna, nel processo di primo grado, degli imputati. Lauro ha raccontato ai magistrati la storia di 25 anni di 'ndrangheta. Le sue dichiarazioni sono poi alla base del processo Olimpia contro 300 persone accusate di far parte della 'ndrangheta, che si sta svolgendo adesso a Palmi. Nell'ambito di questo processo Lauro ha raccontato che il deragliamento di un treno alle porte della stazione di Gioia Tauro, avvenuto il 22 luglio dei 1970, fu causato non da un incidente, ma da un attentato al quale avrebbe collaborato fornendo l'esplosivo. Diego Minuti Raccontò ai magistrati 25 anni di delitti e affari Giacomo Lauro, uno dei più importanti pentiti della 'ndrangheta

Persone citate: Antonino Scopelliti, Diego Minuti, Giacomo Lauro, Lodovico Ligato