«Clonato un uomo in Belgio» Ma lo scoop diventa un giallo

«Clonato un uomo in Belgio» Ma lo scoop diventa un giallo Un articolo del «Sunday Times» fa il giro del mondo, poi da Bruxelles arriva la smentita «Clonato un uomo in Belgio» Ma lo scoop diventa un giallo BRUXELLES. La febbre della clonazione ha forzato la mano a una giornalista del «Sunday Times», e così ieri è uscita in prima pagina la notizia di un clone umano prodotto in Belgio già quattro anni fa. Notizia che ha subito fatto il giro del mondo, per poi essere smentita dall'ospedale belga al quale era stato attribuito l'exploit: si era trattato semplicemente di una fecondazione artificiale gemellare, che non ha assolutamente nulla a che vedere con la clonazione, anche se i gemelli, essendo biologicamente identici, sono effettivamente dei cloni. Ma la curiosità febbrile di questi giorni, sommata a una certa ignoranza, naturale trattandosi di novità, ha creato confusione. Il «Sunday Times» aveva scritto che la dottoressa Martine Njis, biologa dell'ospedale Van Helmont, nei dintorni di Bruxelles, quattro anni fa aveva accidentalmente creato un clone durante il procedimento di fecondazione artificiale di una donna di 30 anni. Per facilitare l'impianto nell'utero della paziente, la superficie di un uovo fecondato congelato era stata grattata con un bastoncino di vetro. E, a causa dello sfregamento, l'uovo, una volta nell'utero, si era diviso in due: esattamente come accade naturalmente nelle gravidanze gemellari. Si erano così formati due embrioni e la donna, nove mesi dopo, aveva partorito due gemelli. Martine Njis, nelle suo dichiarazioni al quotidiano britannico, aveva parlato di clone - perché tali sono i gemelli identici. Che però non sono mai copie identiche di uno dei genitori di partenza, perché il loro patrimonio genetico deriva dal rimescolamento dei geni materni e paterni. «E' stata una clonazione accidentale - aveva dichiarato la biologa alla giornalista -. Non potete immaginare come mi sono sentita quando dal battito cardiaco fetale ho capito che si trattava di gemelli». La biologa aveva poi aggiunto di aver pubblicato su una rivista scientifica i risultati del suo esperimento, sottolineando che in Belgio non ci sono leggi che proibiscano la clonazione umana. Ma il dottor Robert Schoysman, direttore dell'Ospedale Van Helmont, ha subito gettato acqua sul fuoco. «Stupefatto e irritato» per la notizia del Sunday Times, ha spiegato che i gemelli sono frutto accidentale di «un classico caso di fertilizzazione in vitro», in cui l'ovulo fecondato si è suddiviso in due embrioni. «E' una pazzeria, una vera pazzeria - ha dichiarato ai telegiornali italiani -. E' l'invenzione di una giornalista pazza al solo scopo di fare clamore. Il mio laboratorio non è attrezzato per la clonazione. Quello che abbiamo fatto è una vera e propria fertilizzazione con seme maschile, mentre nella clonazione non c'è fertilizzazione, ma duplicazione delle cellule». Il centro del dottor Schoysman si è specializzato nella tecnica di «rubbing» o sfregamento dell'ovulo fecondato in vitro, allo scopo di facilitarne l'annidamento nell'utero. «Quando, nel 1992, pubblicammo i risultati del rubbing, nessuno parlò di clonazione - conclude il dottor Schoysman -. Sia¬ mo semplicemente davanti a un caso di gemelli identici». La clonazione realizzata dagli scienziati dell'Istituto Roslin di Edimburgo con l'ormai celebre pecora Dolly è cosa ben diversa dalla divisione in due di un uovo fecondato. A Edimburgo si è partiti da una cellula adulta, che ha tutt'altre caratteristiche rispetto a quelle embrionali, e la si è manipolata in modo da farle perdere la sua specializzazione (ora una cellula mammaria) e farla regredire alla potenzialità assoluta tipica solo dell'embrione. Parallelamen¬ te, da un'altra pecora sono state prelevate alcune cellule uovo, che sono state svuotate del loro Dna. Poi, con l'aiuto di un campo elettrico, si è operata la fusione tra le due cellule: l'una, quella adulta, ha messo il patrimonio genetico. L'altra, l'uovo, ha messo la sua capacità di far crescere un nuovo individuo. Insieme - e in totale assenza del patrimonio genetico fornito dallo spermatozoo - hanno creato una copia perfetta della pecora madre, quella che ha fornito il Dna. Questa è la clonazione dei cui futuri sviluppi si discute in questi giorni. Chiamiamo pure «cloni» i gemelli, ma non dimentichiamo che è il punto di partenza a fare la differenza - sostanziale - con Dolly. Marina Verna «Non è il clone di un adulto: sono soltanto due gemelli» Il responsabile del centro: nessuna copia E' un classico caso di fecondazione in vitro Ecco la differenza tra la clonazione di una pecora e la fecondazione artificiale con il «rubbing», utilizzata per le coppie umane sterili LA PECORA DOLLY © CELLULA UOVO DI UN'ALTRA PECORA, SVUOTATA DEL SUO DNA ì O CELLULA SOMATICA DI PECORA (PRELEVATA DALIA GHIANDOLA MAMMARIA) 0 FUSIONE DELLE DUE CELLULE TRAMITE SCOSSA ELETTRICA. LA CELLULA CHE NE DERIVA NON CONTIENE DNA MASCHILE, MA SOLO DNA DELLA CELLULA SOMATICA ORIGINARIA O EMBRIONE: L'ASSENZA DI DNA MASCHILE FA SI' CHE L'ORGANISMO CHE SI SVILUPPERÀ' SARA' BDLOGICAMENTE IDENTICO ALLA PECORA CHE HA W FORNITO LA CELLULA Il SOMATICA IHìÉL I GEMELLI DEL BELGIO 0 UOVO FERTILIZZATO CONGELATO (CONTIENE UN MIX DI DNA MASCHILE E FEMMINILE) UNA BACCHETTA DI VETRO GRATTA LA SUPERFICIE PER ASSOTTIGLIARE LA MEMBRANA E FACILITARE L'IMPIANTO NELL'UTERO A CAUSA DELLO SFREGAMENTO, L'UOVO NELL'UTERO SI E' DIVISO IN DUE, COME ACCADE NATURALMENTE NELLE GRAVIDANZE GEMELLARI, E HA DATO LUOGO ALLA FORMAZIONE DI DUE EMBRIONI IDENTICI o NASCONO DUE GEMELLI OMOZIGOTI: IDENTICI FRA LORO, MA NON "CLONI" DI NESSUNO DEI DUE GENITORI CHE HANNO FORNITO UOVO E SPERMATOZOI

Persone citate: Marina Verna, Pecora, Pecora Dolly, Robert Schoysman

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Edimburgo