«L'Ulivo non sarà contro i partiti»

Ultimo giorno a Gargonza: la nostra forza sta nell'essere una miscela di culture diverse Ultimo giorno a Gargonza: la nostra forza sta nell'essere una miscela di culture diverse «I/Ulivo non sarà contro i partiti» Prodi a D'Alema: ma senza una coalizione non vincono GARGONZA DAL NOSTRO INVIATO Ultimo giorno di Gargonza, e comunque il primo dopo che il segretario del pds ha picconato l'idea di una coalizione multiculturale e pluripolitica che possa essere in qualche modo alternativa ai partiti. Picconando, in pratica, l'Ulivo. E Fabio Mussi si dispera, «non capisco perché Massimo abbia sterzato, la definizione dell'Ulivo che aveva dato al congresso del pds era perfetta. Invece, così dà l'idea che stiamo facendo un mini-compromesso storico». E via con le definizioni, gli aggiustamenti, le puntualizzazioni: la storia, dice il capogruppo del pds alla Camera mentre la tramontana spazza via capelli e pensieri, è una specie di bricolage, «e proprio Massimo ci viene a dire che un unico campo di forze avrebbe perso milioni e milioni di voti?». Veltroni non c'è, ha già ripreso la via di Roma e, da lì, farà sapere più tardi che condivide l'idea di D'Alema di costruire una grande forza della sinistra democratica, ma purché questo non avvenga proprio a scapito dell'Ulivo: «Sarebbe una proposta perdente». Perché poi il congresso del pds ha spazzato via la Cosa 2 e il progetto di una grande forza socialdemocratica. E adesso, proprio in occasione di un ritiro politico-spirituale che avrebbe dovuto rinsaldare dalle fondamenta la coalizione di governo, il segretario del pds, che di quella coalizione è in qualche modo l'azionista di riferimento, l'accusa quantomeno di debolezza ideologica. Di più: nel suo intervento D'Alema ha detto che la democrazia si fa coi partiti, e che chi la pensa diversamente è «figlio del Sessantotto». Ma se Mussi si dispera, Franco Marini resta sornione: «Macché partiti e coalizioni. Se volete saperlo, io sono vicino a me stesso. L'Ulivo ha senso perché ha messo insieme forze che una volta si facevano la guerra. La tessera dell'Ulivo? Non ce l'ho, non ancora. E chissà se la prenderò, costa diecimila lire...». Vero cerchiobottista della coalizione, il segretario dei popolari, appena sottolineato che D'Alema non ha tutti i torti, si premura di precisare che «Massimo lo sa bene, abbiamo vinto le elezioni grazie alla faccia rassicurante di Prodi». Insomma, dell'Ulivo non si può fare a meno, ma come di un male necessario. Spiega bene Tana de Zulueta, uno degli organizzatori di Gargonza, che «l'Ulivo è nato, ed è andato al governo. Ma la sua casa, non può essere solo Palazzo Chigi». Insomma, questi due giorni dovevano servire a conoscersi e a ricono¬ scersi. Ed effettivamente, se l'Ulivo non è non sarà mai mi partito, ed è invece una sorta di work-inprogress, un insieme i cui lavori politici sono ancora in corso, ha ragione a dire Romano Prodi: «Guardate come convivono cattolici e laici. Ieri sera siamo stati insieme a ballare e cantare, dopo aver parlato di bioetica e di governo, di lavoro e dei grandi problemi del Paese». Convocati su temi che a molti osservatori sono sembrati «da vecchio seminario della Fgci», chiamati in causa ad argomentare ed illustrare il significato ulivesco delle parole chiave della modernità, da pari opportunità a democrazia, da regole a giustizia, da potere a libertà, la congregazione degli ulivisti non s'è accapigliata. E questo sembrerebbe già un risultato. Ma Prodi, nella conferenza stampa conclusiva, ha buttato il cuore molto oltre l'ostacolo. Ha ricordato che, accettando di iniziare l'avventura di governo, sapeva a cosa stava andando incontro. «Nell'89 dicevo che non avrei vo¬ luto essere nei panni del povero Cristo che avrebbe dovuto occuparsi del nostro debito pubblico. Beh, oggi quel povero Cristo sono io». E poi, ha sottolineato, l'Ulivo può affrontare problemi di questo calibro senza spaccare il Paese, proprio perché di coalizione, e cioè di miscela di culture diverse, si tratta. Già detto e ridetto da Veltroni che i laboristi in Gran Bretagna vanno facendo la stessa cosa, Prodi ha portato l'esempio dei Paesi dell'Est europeo, «dove le alleanze che vincono sono molto simili all'Ulivo». E poi ha replicato, indirettamente ma seccamente, a D'Alema: «Sarebbe assurdo pensare che i partiti possano essere in grado eh vincere senza questo qualcosa in più che è la coalizione. Non mi sono mai sognato di fare l'Ulivo contro i partiti: senza di loro, non riusciremmo a svolgere il nostro compito. Ma è la coalizione che è d'esempio all'Europa». Insomma, il governo va avanti, e l'Ulivo pure.

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