Wojtyla: «Senza il lavoro i giovani si rovinano» di Marco Tosatti
Wojtyla: «Senza il lavoro Wojtyla: «Senza il lavoro i giovani si rovinano» CITTA' DEL VATICANO. Giovanni Paolo II torna a parlare di lavoro e della necessità di dare un'occupazione ai giovani. E' la seconda volta in pochi giorni che il Pontefice affronta questo problema e in termini in cui si può leggere una corta ansia. Venerdì scorso ha ricevuto i membri dell'Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti (Ucid) e li ha esortati a far sì che le aziende non creino solo profitto, ma anche occupazione. Ieri ha toccato il problema disoccupazione vedendolo da un'ottica opposta, quella dei giovani senza lavoro. Papa Wojtyla ò andato a visitare, come è suo solito la domenica mattina, una parrocchia della diocesi: San Gaudenzio a Torrenova, una chiesa moderna, costruita nel 1989 a ridosso della Casilina, oltre il raccordo anulare, tra i casermoni degli alloggi popolari e spiazzi sterrati e abbandonati. Una borgata periferica, povera, dove il parroco fino a qualche anno fa celebrava messa in un garage. Ora al posto del garage c'è una vera chiesa, ma a parte quello il panorama non è cambiato molto: Torrenova è uno dei «quartieri dormitorio» classici. «E' una zona degradata, povera - la descrive il parroco -, ci sono molti emarginati, disoccupati, gente che vive al minimo del¬ la sussistenza». E moltissimi giovani. Ad accogliere il Pontefice, in una mattinata ormai primaverile, vi erano migliaia di persone. «Giovane la parrocchia - ha detto il Papa -, perché di recente fondazione e giovane soprattutto l'età dei parrocchiani, che registra un numero rilevante di ragazzi e ragazze». Di conse- guenza, ha proseguito, «l'attenzione alle nuove generazioni - ha detto durante la sua omelia Giovanni Paolo II - deve pertanto essere una delle vostre priorità pastorali». Giovanni Paolo II è poi entrato nel cuore del suo appello: «Troppo spesso, infatti, i giovani, così ricchi di potenzialità e di doni, si trovano senza lavoro, senza un'adeguata formazione, senza il sostegno di un'autentica famiglia. Essi sono perciò spesso facile preda della solitudine, della mancanza di progetti, della disillusione, quando non finiscono nella rete della tossicodipendenza, della criminalità e di altre forme di devianza». E più tardi, all'Angelus, Giovanni Paolo II ha ripreso il l'ilo del suo discorso sulla società attuale e le sue contraddizioni. L'uomo del nostro tempo sente ancora il bisogno del messaggio evangelico?, si è chiesto. «A prima vista sembrerebbe di no, giacché, soprattutto nelle espressioni pubbliche e in una certa cultura dominante, emerge l'immagine di un'umanità sicura di sé, che fa volentieri a meno di Dio, rivendicando un'assoluta libertà anche contro la legge morale». Ma è un'immagine illusoria, ha proseguito Papa Wojtyla. E infatti «quando si guarda da vicino la realtà di ciascuna persona, costretta a fare i conti con la propria fragilità e la propria solitudine, ci si accorge che, più di quanto non si creda, gli animi sono dominati dall'angoscia, dall'ansia per il futuro, dalla paura della malattia e della morte». E' un aspetto del «mal di vivere» diffuso, specialmente nelle grandi città, e «ciò spiega perché tanti, cercando una via d'uscita, imboccano talora aberranti scorciatoie come ad esempio il tunnel della droga o quello di superstizioni e sconvolgenti riti magici». Marco Tosatti «Spesso sono preda della solitudine e della mancanza di progetti quando non finiscono nella rete della droga della criminalità e di altre forme di devianza» Papa Giovanni Paolo II «Troppo spesso i giovani, così ricchi di potenzialità e di doni, si trovano senza lavoro»
Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Papa Wojtyla, Wojtyla
Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Torrenova
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