Prodi: è il Parlamento che ci frena di Alberto Rapisarda

Il premier in difficoltà di fronte agli «inviti» del Quirinale e alle pressioni dei sindacati Il premier in difficoltà di fronte agli «inviti» del Quirinale e alle pressioni dei sindacati Prodi; è il Parlamento che ci frena Secca replica del Polo: no, la zavorra è Rifondazione ROMA. «Avremo anche noi qualche responsabilità, qualche ritardo. Ma abbiamo predisposto una legislazione organica che il Parlamento non approva. Non avremmo avuto le tensioni di questi giorni se i provvedimenti sull'occupazione fossero stati approvati dalle Camere». Romano Prodi si sente uno dei destinatari dell'ultimissima requisitoria di Scalfaro contro chi ha «responsabilità morali abissali» e fa «sabotaggio» nel non creare posti di lavoro. E replica scaricando con durezza ogni responsabilità su Camera e Senato (e sulla pubblica amministrazione). Mossa che molto probabilmente verrà respinta al mittente dal Parlamento. Perché, come spiegava ieri il presidente dei senatori del ecd, Francesco D'Onofrio (che ha chiesto un intervento del presidente del Senato), il Parlamento non riesce ad approvare tutti gli accordi sul lavoro conclusi a settembre, perché Rifondanone comunista è contro il cosiddetto «lavoro interinale» (operai dati temporaneamente in «affitto» ad imprese da apposite agenzie). Un tipo di collocamento che i sindacati vogliono sperimentare ma che non fa passi avanti dato che il governo non è ancora riuscito a convincere uno dei partiti (Rifondazione comunista) della sua maggioranza. E così, batti un giorno, batti l'altro, Scalfaro sta diventando un imprevisto problema aggiun- tivo per Romano Prodi. Fino ad ora il presidente del Consiglio era riuscito a dribblare gli ostacoli che proliferano nella sua maggioranza, rinviando i problemi più difficili e dando contentini a Bertinotti. Ma col Capo dello Stato la partita comùicia a sembrare più difficile del previsto. Perché Scalfaro è andato a scoperchiare, con mossa plateale, i ritardi del governo nell'organizzare mosse efficaci per creare posti di lavoro. Innescando una ripresa di fiamma dei sindacati che sul problema occupazione fanno pendere ora sulla testa del governo una minaccia di sciopero generale, se non si muove. E se Prodi pensava che la clamorosa e «irrituale» convocazione del governo al Quirinale sarebbe stata una mossa isolata, ieri ha dovuto ricredersi di fronte ad uno Scalfaro probabilmente contrariato per le reazioni riduttive di Prodi di fronte a quell'incontro al Quirinale. Anche ieri il presidente del Consiglio ha scelto la tattica del negare l'esistenza di contrasti seri nella maggioranza e nel girare ad altri le responsabilità più pesanti. «Sono convintissimo che questo governo dura» ha risposto a Fausto Bertinotti che ieri prevedeva, invece, una breve vita per la squadra di Prodi. Ripetendo che, se gli sembrerà necessario, non esisterà a provocare la crisi, anche a costo di arrivare ad elezioni anticipate. Ma no, risponde Prodi, «le cose dette da Bertinotti corrispondo- no ad una tattica sindacalista che ha una sua tradizione, ma non deve essere confusa con il risultato politico di una dialettica». Quel che dice Bertinotti «non mi preoccupa neanche un po'. Cerchiamo di uscire dalla quotidianità della politica». La quotidianità, però, mette in programma in settimana il primo «vertice» dell'intera maggioranza. Che per tutti (Prodi compreso: «Non si può andare avanti con il giorno per giorno») deve servire a concordare con Bertinotti un programma di medio termine, mentre a Bertinotti serve solo per discutere del problema lavoro. Mancano pochi giorni, quindi, per un controllo dei rapporti di forza all'interno della maggioranza. Va detto che in questo momento Rifondazione comunista gioca da sola, dato che anche i Verdi hanno preso le distanze. Il Polo segue con trepidazione le vicende delle maggioranza, nella speranza che esploda un conflitto insanabile con Rifondazione comunista. Non dovrebbe succedere per le privatizzazioni e sul lavoro, ma il vero ostacolo sarà la definizione della Finanziaria. ((Allora, il governo dovrà scegliere davvero» spera Pisanu, capo dei deputati di Forza Italia. In realtà, non c'è concordia sul tipo di tagli neanche nell'opposizione (e pochi credono che Prodi potrà cadere veramente a breve termine). Fini, per esempio, esclude (come Bertinotti) «contributi di solidarietà a carico di pensionati e lavoratori». Il presidente di an se la cava con battute per descrivere il futuro: «Il governo sta esattamente come stava prima: in una precaria situazione di buona salute apparente». Alberto Rapisarda Forza Italia «I nodi nella maggioranza verranno al pettine quando si dovrà definire la Finanziaria» Il leader del Polo Silvio Berlusconi

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