Scalfaro: devo difendere chi soffre di Renato Rizzo

Il Capo dello Stato a Messina rifiuta i doni degli amministratori pubblici: «Io non ho mai accettato regali» Il Capo dello Stato a Messina rifiuta i doni degli amministratori pubblici: «Io non ho mai accettato regali» Scalfivo: devo difendere chi soffre «Non voglio disoccupati con la bava alla bocca» TRAPANI DAL NÒSTRO INVIATO Quando il disagio di chi non ha lavoro diventa sofferenza e la sofferenza si trasforma in protesta, il Paese corre rischi terribili. Guai se, dietro agli striscioni e alle urla, s'agita un esercito di persone «con la bava alla bocca»: Scalfaro evoca, in questa Sicilia dove i disoccupati raggiungono percentuali angoscianti, lo spettro d'una degenerazione della rabbia. E' un allarme che deve indurre tutte le forze politiche, senza distinzione di ideologie, e tutte le istituzioni a «fare il proprio dovere». Parla a Trapani, il Presidente, e torna, seppure con toni più pacati, a ripercorrere i temi della rovente requisitoria lanciata l'altra sera a Messina: «Se il cittadino sapesse che, per realizzare certi progetti, c'erano i soldi e c'erano le leggi e soltanto la mancanza di collaborazione ha impedito di portarli a termine, quale potrebbe essere la sua protesta?». 11 Capo dello Stato rivendica, anche qui, il suo ruolo di difensore civico: «Io non posso tacere di fronte a ciò che vedo e incontro nelle mie visite alle città». E, allora, nessun donna: «Chi è ai vertici amministrativi ha il dovere di vigilare, superando le visioni aride e burocratiche: dietro ogni pratica c'è un uomo». Sono concetti che Scalfaro ha già detto al summit convocato l'altro gior- no al Quirinale e che ripete oggi: «Sono disposto a firmare provvedimenti d'urgenza». Ed è un richiamo a non assopirsi sui fascicoli che vale anche per il sistema delle autonomie chiamate ad indirizzare i propri sforzi al servizio del cittadino: «Voi, amministratori meridionali - è l'ammonimento presidenziale - non accasciatevi nei piagnistei e nelle lamentazioni fini a se stesse». Rigore in tutto: nell'amministrazione pubblica, appunto, ma anche nei comportamenti personali e quotidiani. Un atteggiamento categorico che il Capo (lidio Stato indossa come una corazza e che, ieri mattina a Messina, si traduce in un piccolo incidente diplomatico. Non possumus: non usa il latino, Scalfaro, per allontanare da sé gli ori e gli argenti che gli amministratori pubblici gli vogliono offrire come dono di commiato. Ma le parole, pronunciate tutte in lettere maiuscole, hanno la cadenza grave di una epigrafe. «Assolvetemi», chiede al sindaco rimasto basito con i regali in mano ed il sorriso che si spegne. Ed aggiunge, a giustificazione del suo «no»: «Sapete, io ho una testa non facile che nasce da un incrocio calabro-piemontese. Una fusione frutto di due regioni nelle quali il cranio è celebre per la sua durezza. Vi voglio dire che i doni di un certo valore non li ho mai accettati. Da¬ teli a chi riterrete più opportuno». Il rifiuto sembra voler segnare, con un gesto ad effetto, la visita a quest'isola affranta dalla disoccupazione. Troppo forte, ancora, l'eco del vertice riunito al Quirinale, troppo viva, ancora, nell'aria la sfida lanciata da Scalfaro a chi vuole o sogna di metterlo in stato d'accusa per un preteso commissariamento del governo mentre lui «si è soltanto schierato dalla parte di chi soffre»: accettare i souvenirs del Comune, qui ed ora, in una città arroventata dalla protesta, avrebbe potuto scheggiare questa assoluta scelta di campo. E, così, sono tornate nei loro astucci di velluto le opere realizzate per il Presidente e la figlia dai maestri orafi messinesi: una targa in oro e argento che rappresenta lo stemma della città sorretto da due bassorilievi riproducenti Scilla e Cariddi; una medaglia d'argento sul tipo di quelle che, anticamente, sigillavano l'ombelico dei neonati; una spilla nella quale è riprodotto un personaggio delle fiabe siciliane che si tuffa nelle acque d'argento dello Stretto. «Grazie - mormora Scalfaro ma io i doni che hanno una qualche preziosità non li ho mai accettati. Non vorrei turbare il cuore con cui sono fatti, ma vorrei che voi non turbaste questa tradizione alla quale non ho mai fatto eccezioni». Una tradizione che non sembra cosi consolidata se è vero che il Capo dello Stato non ha mai pubblicamente respinto i presenti offertigli durante i suoi viaggi in Italia e all'este¬ ro. Da Messina, capitale di questo «nuovo corso», il rifiuto rimbalza a Trapani. E, quindi, il sindaco di qui si guarda bene dall'offrire a questo Scalfaro così ostentamente rigoroso, la targa in oro e corallo acquistata dal Comune per l'occasione. Divampano i fuochi della polemica: giusta o no l'austerità presidenziale? Sentita o artefatta? Gianfranco Miccichè, coordinatore di Forza Italia in Sicilia, spara alzo zero: «Scalfaro, rifiutando quei doni, umilia i siciliani e si conferma non Presidente degli italiani ma solo di se stesso». Renato Rizzo «Ho la testa dura nata da un incrocio calabro-piemontese» A destra Scalfaro a Messina qui sotto Gianfranco Fini

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