Violante: subito in aula l'emergenza-occupazione
Violante: subito in aula l'emergenza-occupazione Violante: subito in aula l'emergenza-occupazione NAPOLI. I sindaci del Sud si sentono prigionieri della burocrazia e chiedono al governo di snellire al massimo le procedure per utilizzare risorse, pure esistenti, che potrebbero creare sv'luppo. Da Napoli, dove ieri l'Anci ha riunito gli Stati Generali del Mezzogiorno, con i rappresentanti di un'ottantina di Comuni, parte un invito pressante all'esecutivo e al Parlamento: per dare una risposta al problema numero uno, la disoccupazione, occorre mettere le amministrazioni locali in grado di agire per quanto loro compete e considerare il lavoro «una priorità assoluta». Perché oggi avverte il sindaco di Catania e presidente dell'Associazione dei Comuni, Enzo Bianco - chi ha la responsabilità di guidare le città meridionali si sente impotente: «E' come avere sete, vedersi davanti un bicchiere d'acqua ma non poterlo bere». Ad intrecciare un confronto con il «partito dei sindaci», il presidente della Camera Lucia¬ no Violante, i ministri del Lavoro e delle Finanze, Tiziano Treu e Vincenzo Visco, e il sottosegretario al Bilancio Antonio Sales. A loro i rappresentanti dei Comuni del Sud hanno chiesto di approvare al più presto i decreti Bassanini, ma anche proposto - come il primo cittadino di Salerno, Aldo De Luca - di attribuire per un anno poteri commissariali ai sindaci per sbloccare gli investimenti per le opere pubbliche. Niente assistenzialismo, ripetono da Bari, Caltagirone, Siderno, Sassari, ma strumenti per mettere le amministrazioni «in condizione di lavorare». L'assemblea ha più di un motivo di critica. Il sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, sollecita il governo «a fare il suo dovere per il Sud» ed è ancora il suo collega di Salerno a strappare applausi sostenendo che «esistono elementi di centralismo trasversali a Polo e Ulivo» e che «la semplificazione della vita dei Comuni andava varata nei primi cento giorni del governo». Alle sollecitazioni dei sindaci, non si sottraggono Violante, Treu e Visco. Il presidente della Camera boccia il sistema di controlli che oggi ingabbia i Comuni e cita tre ostacoli principali: il reato di abuso d'ufficio («un inaccettabile patronato giudiziario»), l'azione dei Tar e della Corte dei Conti che «non per colpa dei magistrati» finisce con il creare «blocchi all'interno della pubblica amministrazione». Violante ribadisce che sono i Comuni «la base del federalismo», loda la nuova classe dirigente del Sud che ha attuato una «auto-assunzione di responsabilità», ma invoca equilibrio. «Giustissimo - afferma - non scaricare tutto su Roma, come facevano le vecchie classi dirigenti, ma l'eccesso opposto rischia di schiacciare l'organismo comunale». Assicurazioni giungono da Visco, per il quale il Sud è una grande risorsa del Paese, e da Treu, che non esclude in materia di lavoro il ricorso a decreti legge per sbloccare alcuni «nodi procedurali» soprattutto per investimenti in opere pubbliche. Per il «partito dei sindaci» la riunione degli Stati Generali del Mezzogiorno si chiude in un clima di cauta soddisfazione che potrebbe, però, cedere il passo alla protesta, nel caso in cui l'azione di governo e Parlamento dovesse rivelarsi deludente. Allora, a sostegno della «vertenza Comuni» c'è chi annuncia già serie azioni di lotta. Mariella Cirillo Il presidente della Camera: «E' giusto non scaricare tutto su Roma, ma attenti all'eccesso opposto» I primi cittadini del Sud: il governo deve semplificare la burocrazia, senza assistenzialismi Il presidente Luciano Violante (a sin.) con il sindaco di Catania Enzo Bianco al vertice di ieri a Napoli
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