E il maschio sta a guardare di Guido Vergani
E il maschio sia a guardare E il maschio sia a guardare Tra spacchi ed erotismo, ecco la donna sognata UN MESSAGGIO NASCOSTO PMILANO ARIDE avrebbe il suo da fare per orizzontarsi fra i prototipi di femminilità, di erotismo che la moda, nella grande abboffata della settimana milanese, impone agli occhi del maschio. Anche se, in molti casi, lo stilismo è ormonicamente portato a una moda più autogratificante che mirata a sedurre, l'uomo e il suo sguardo, più o meno goloso, più o meno sessualmente appetente, restano ancora e fortunatamente ineliminabili dal rito del vestire. E' a lui che Armani dedica uno spacco nella gonna, piccolo ma tale da fare intravedere un polpaccio sottolineato da una giarrettiera maschile. E' lui che Versace istiga con una donna «copertissima» a cui d'improvviso cade una spallina, s'allentano i pantaloni in vita o s'alza il lembo di una camicetta a svelare un pezzetto di nudità. E' per lui la «sacrale» (così la definisce) nudità disegnata da Ferrè nel gioco del «ti vedo e non ti vedo». E a lui che Tom Ford, il rigeneratore di Gucci, offre squarci di carne, inquadrati da magliette che hanno un malizioso gioco di sbiechi, irti capezzoli sotto le aderenze e gli scosciamenti su tanga neri della sua pubblicità. Sono allo sguardo dell'uomo che puntano le profondissime scollature posteriori di Chiara Boni, giù giù, un filo sotto il coccige, le trasparenze assai nitide della «sera» di Krizia, quelle più soffuse di Mila Schòn, gli spacciti di Lawrence Steele che si arrampicano sino a tutta la natica, quel «niente» di chiffon, una sciarpetta impudica sul seno adolescenziale di tre modelle dell'Emporio Armani, le minigonne a filo della fatale forcella di Alessandro Dell'Acqua, le morbide aderenze degli abiti-sirena dei Missoni. Tenuto come in disparte dalle stesse recite in passerella (le fanciulle di Armani che sfilano teneramente abbracciate, quasi safficamente confidenti) e da platee inflazionate dalle addette alla moda, bonarie o erinniche, tutte rigorosamente in nero, spesso macabramente ineleganti (la banana tordellesca di Suzy Menkes, inviata delVHerald Tribune, e la sfilza di scarpe leopardate, di scarpe in plastica color pesca, di scarponcini da ghiaione dolomitico), l'uomo è ancora il segreto protagonista delle sfilate, è la presenza immanente che delinea e ristabilisce gli squas¬ sati continenti della sessualità. La moda parla a un Paride che sappia non farsi distrarre dalla parata muraria di torsi scultorei, di ascelle e ombelichi e sederi virili per propagandare il vecchio slip, quello da bancarella di mercato, da antica merceria, ma «rifondato» da questo o quello stilista. Il problema è che parla linguaggi diversi, contraddittori, propone diverse femminilità all'ùnmaginario maschile. C'è la domia dei manifesti modaioli che, in questi giorni di kermesse, straripano da ogni muro, da ogni palizzata della città e suggeriscono di delirare, dettano pensieri da confessionale attraverso l'immagine di fanciulle dalle occhiaie onaniste, striminzite di spalle, un po' ripiegate, anemiche, vagamente ospedaliere, piallate e senza sorrisi. Dai manifesti, impera ancora la femmina minimalista d'abiti e di forme, mentre sulle passerelle, insieme a un ritrovato gusto del lusso esibito, entrano sode nudità e, persino nell'ieratico, mormonico prototipo della donna proposto dall'Emporio Armani, traspare la gioia del corpo. Non siamo alle maggiorate, anche se qualche gigantessa come Lotta Anderson (sarebbe piaciuta all'obiettivo olimpico di Leni Riefenstalil) o come Nadine riscattano l'esilità, l'evanescenza di Shalom, di Caroline Murphy, di Georgina Grenville, di Stella Tennant. Ma è tramontata la stagione dell'anores¬ sia. L'immagine è quella di una donna sottile, leggera, ma le schede delle modelle, che il cronista, sgusciando in un «back stage», ha rubacchiato, testimoniano, se non prosperosità giunoniche, una certa generosità di seno (91 quello di Nadine, 90 quello di Honor Fraser, 88 quello di Kristen, 85 quello di Nathalia, non lillipuziano quello di Eva Herzigowa), mentre gli esperti segnalano una propensione alla plastica e al silicone proprio perché la moda sta ribaltando la sua recente idiosincrasia per le tette. Paride esce dalle sfilate liberato dalla sensazione di una sessualità puberale e malaticcia che gli hanno bombardato dentro i manifesti murali, confortato dal corpo ritrovato e convinto che le brune siano in fortissimo ribasso, nonostante la ricorrente presenza di Lorena Forte za. E' un erotismo in biondo quello che ha immagazzinato. Ma, subito, deve far spazio alle sempiterne more: quelle, bellissime e sessuali d'occhi, della donna Krizia, quelle proterve di cosce e inguini della donna Gucci per i paginoni di pubblicità sui quotidiani. Ma il biondo rimonta con i boccoli arcadici, ingenui della ragazza Valentino che, nel consueto paginone, ha una posa di gambe lontanissima dall'innocente Arcadia. Paride ha davvero di che essere frastornato. Guido Vergani
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