A undici anni studiavo da boss»
Il pentito in aula a Torino: ho cominciato con le rapine, poi trafficavo droga. a 25 anni il battesimo della morte Il pentito in aula a Torino: ho cominciato con le rapine, poi trafficavo droga. a 25 anni il battesimo della morte undici anni studiavo da boss» Scarantino: ecco la mia camera nella mafia TORINO. Aula bunker del carceri! torinese delle Vallette dove per qualche giorno si è trasferita la corte d'assise di Caltanissetta: Vincenzo Scarantino descrive la riunione in cui Totò Riina impartì l'ordine di «fari sartari in aria» Paolo Borsellino. E racconta che vi parteciparono Totò Cancemi, Gioacchino La Barbera, Santino Di Matteo e Giovanni Brusca, i primi tre diventati poi collaboratori di giustizia, il quarto tuttora sulla via di un incerto pentimento. Tutti hanno dichiarato di non aver preso parte a quell'incontro, svoltosi secondo Scarantino, una decina di giorni prima della strage di via D'Amelio. I difensori dei 18 imputati del processo-bis per l'attentato a Borsellino hanno già anticipato, con più di un'eccezione, che giocheranno sulle contraddizioni fra i collaboratori per sminuire la credibilità di Scarantino, che di questo nuovo dibattimento è la figura chiave per l'accusa. Ieri il pentito è stato meticoloso. A cominciare dai primi «successi» della sua camera criminale. Iniziata a 11 anni. «Avevo quell'età, forse undici anni e mezzo, quando rapinai due distributori di benzina. Mi presero e mi portarono alla casa di educazione (dice proprio cosi) dove restai tre mesi senza fare i nomi dei ragazzi che fecero la rapina con me. Quando uscii, andai alla Guadagna dove mi dissero che Pietro Aglicri e altri uomini d'onore volevano farmi festa perché non avevo accusato nessuno. Così fu e mi diedero anche 200 mila Ih e in regalo». Si passa ai 14 anni di Scarantino. «Allora cominciai a portare da Palermo a Voghera con il treno, in una valigia, un chilo di eroina per conio di Pietro Aglieri. A lui non costava niente perché la rubava a un altro uomo d'onore sostituendola con sale. E quando tornavo giù con i soldi mi dava 5-6 milioni. Aglieri e altri giocavano a ladri e ladroni con la droga». A 16 anni Scarantino diventa contrabbandiere di sigarette. «La Finanza ci prendeva la roba nascosta in tombini, così io dissi a uno dei ragazzi che lavoravano con me di prendere un paio di siringhe, di riempirle di sangue di maiale e di lasciarle cadere su quei tombini. La Finanza lasciò perdere». Un paio d'anni e il futuro pentito è un trafficante di eroina con la sua squadra di spacciatori. A 25 anni viene «combinato». Lui è cognato di Salvatore Profeta, che ora accusa della strage, e che era a sua volta «una sola niente» con u' signurino Aglieri, uno dei boss di Cosa nostra. Cerimonia «laica», con presentazione e mangiata, ma senza «punciuta» e immagine sacra da bruciare nella mano durante il giuramento. «Mi fecero uomo d'onore riservato». E' pronto per uccidere. In aula Scarantino rivela i suoi quattro omicidi e altri cui ha avuto un ruolo. Poi, la riunione per la strage, lui che resta fuori della villa, ma sente Riina dire di Borsellino «chistu fa più danni di Falcone a Roma», Raffaele Ganci («quello che era capace di mangiarsi a morsi bambini vivi») protestare timidamente e Pietro Aglieri eccitarsi, perché «è come un vampiro. Si entusiasma con il sangue». [al. ga.] «Riina disse di Borsellino: Fa più danni di Falcone a Roma» Il giudice Borsellino
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