Vendevano falsi posti di lavoro
Vendevano falsi posti di lavoro Napoli: per rendere la truffa credibile organizzavano le prove in hotel Vendevano falsi posti di lavoro E la raccomandazione costava 80 milioni NAPOLI. Indovinelli, domandine facili facili. Ma anche proverbi ispirati alla saggezza popolare, con una parola da azzeccare «nascosta» dai puntini sospensivi. Esempio: «Gallina... fa buon brodo». Risposte: «Grassa, giovane, vecchia, saporita». No, non era certo difficile compilare i quiz proposti ai candidati in lizza per la conquista di un posto in banca. Se poi si poteva fare affidamento pure su una bella raccomandazione - al prezzo di 6080 milioni - l'assunzione appariva cosa fatta. Peccato che di vero ci fossero soltanto i soldi versati per un posto mai ottenuto. Tutto il resto era falso: concorso, esaminatori, test ed «eccellenze» capaci di smuovere mari e monti. E' una truffa degna di un film di Totò quella ideata da quattro soci finiti nel mirino dei magistrati di Torre Annunziata, nel Napoletano, che hanno cominciato ad indagare partendo da un'inchiesta su un giro di usura e scoprendo che financo alcuni strozzini erano caduti il proprietario di un noto ristorante di Sorrento, Enrico Palumbo, e un signore ufficialmente disoccupato, Pasquale Di Meo, che per i truffati era niente di meno che «Sua Eccellenza il Professor Piscopo». Ad un quarto complice, Pasquale Palumbo, ex tenente dei Vigili Urbani a Napoli e già detenuto per truffa, l'ordinanza è stata notificata in carcere: i carabinieri hanno scoperto che dava una mano alla banda durante i permessi-premio. E si cerca anche un quinto complice che si faceva chiamare «Armando De Rosa», come un ex assessore regionale de, e che si spacciava come presidente di un'inesistente società di Torino, la «Gestifin», incaricata della selezio¬ ne del personale. I quattro sono accusati di aver tratto in inganno decine di persone in tutt'Italia - i casi accertati sono finora 67, a Napoli, Sorrento, Castellammare di Stabia, Torino, Milano, Genova, Roma, Bari, Brindisi - promettendo loro, in cambio di una congrua somma, assunzioni nei principali istituti di credito italiani. E al candidato istruito che si stupiva per la risposta «Manzoni» alla domanda «Chi ha scritto la Gerusalemme liberata?», Sua Eccellenza il Professor Piscopo replicò: «Un errore ci dev'essere, altrimenti quelli si accorgono che è tutto concordato». Mariella Cirillo Un corteo di disoccupati a Napoli nella trappola della banda. Per convincere le loro vittime che il danaro richiesto serviva proprio a corrompere i funzionari di istituti di credito, hanno organizzato persino fasulle selezioni di personale, mettendo in scena gli «esami» in sale prese in fitto negli alberghi romani «Ergife», «Columbus» e «Cicerone». Lì, l'imbroglio prendeva la piega di una farsa, visto che agli aspiranti impiegati bancari di quarto livello - cui erano opportunamente consegnate in anticipo le risposte giuste - venivano sottoposti quiz del tipo: completare un proverbio con la parola mancante («La... porta consiglio»; possibilità: suocera, pazienza, notte, donna). Sarà perché i test sembrano ispirati ad una versione facilitata della «Settimana enigmistica», che gli inquirenti hanno battezzato l'operazione «Tenero Giacomo». Di sicuro, la vendita dei falsi posti di lavoro è costata l'arresto a Ciro Camera, un ex vigile urbano che si presentava come «Dottor Camera»,
Persone citate: Ciro Camera, De Rosa, Enrico Palumbo, Manzoni, Mariella Cirillo, Napoletano, Pasquale Di Meo, Professor Piscopo
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