Il terrorismo arriva a Pechino di Fernando Mezzetti

Due morti e 30 feriti, polizia mobilitata contro i separatisti islamici Due morti e 30 feriti, polizia mobilitata contro i separatisti islamici Il terrorismo arriva a Pechino Bomba su un bus, sospetti sugli uighuri PECHINO DAL NOSTRO INVIATO Un'esplosione ha devastato ieri sera all'ora di punta, nel cuore della città, un bus delle linee urbane, provocando due morti e trenta feriti. E' avvenuta a una fermata davanti a un ristorante, opposta a un grande magazzino ancora aperto, su un'arteria affollata. Uno scoppio sordo, a bassa intensità, e mentre i vetri andavano in frantumi l'automezzo ha preso fuoco. I passeggeri sono stati trasformati in torce umane, nel fuggi fuggi e nel panico delle decine di migliaia di persone che affollavano la strada, il grande magazzino, i negozi l'uno attaccato all'altro. Non si ha ancora alcuna conferma ufficiale che si tratti di un attentato. Ma in nottata il ministro per la Sicurezza ha smentito voci secondo cui sarebbero state scoperte e disinnescate su altri autobus altre cinque bombe: conferma di timori di azioni terroristiche. Di certo, l'esplosione segue di appena dieci giorni quella avvenuta a Urumqi, capoluogo dello Xinjang, storicamente abitato da uighuri (musulmani di ceppo turco), dove il 25 febbraio tre bombe sono scoppiate simultaneamente su tre autobus urbani di tre linee diverse, facendo 9 morti e 74 feriti. Il 5 e il 6 febbraio, in una città della regione, le tensioni etniche fra la locale popolazione musulmana e i cinesi propriamente detti, gli «han», erano esplose in una ribellione di uighuri, con un centinaio di morti. A essa erano seguiti centinaia di arresti. Grande cinque volte l'Italia ma con una popolazione di soli 16 milioni, la regione era prevalentemente abitata da musulmani fino al '49, e per pochi anni si era eretta in Repubblica del Turkestan Orientale. Nel '49, alla nascita della Repubblica popolare, i cinesi erano solo il 5 per cento. Ora sono il 51 per cento, mentre gli uighuri sono scesi al 40. Con le aperture e riforme di Deng e la nascita di nuove Repubbliche anche gli uighuri, rifiutando la predominanza cinese, vogliono il loro Stato, Uighurstan. Divisi e frammentati in vari gruppi, sono comunque collegati a vari movimenti islamici. Dal Golfo Persico e dall'Afghanistan, contrastanti fondamentalismi islamici, arriva in Asia centrale minacciando la stabilità della Cina. Gli attentati di Urumqi, chiaramente anticinesi, sono stati altamente simbolici, essendo stati attuati lo stesso giorno dei funerali di Deng Xiaoping: come per salutare sinistramente la fine di un imperatore e accelerare il cambio di dinastia. L'esplosione di ieri sera è ugualmente carica di significato. E' avvenuta infatti in un punto fortemente simbolico, denso di pulsioni evocatorie nella coscienza e immaginario collettivo: Xidan, a poche centinaia di metri dal luogo in cui nel '78 si ebbe l'epopea del «muro della democrazia» proprio davanti a un parcheggio di autobus; a poco più di 500 metri da Zhongnan- hai, sede dei punti nevralgici del partito e dello Stato, segreta cittadella del potere affiancata all'imperiale Città Proibita; a meno di un chilometro dalla piazza Tienanmen, depositaria della memoria nazionale e della tragedia della repressione dell'89. Se, come tutto lascia pensare, è un attentato, si tratta di un attacco al cuore della Cina storica e al tempo stesso di un monito a ricordo della breve stagione del muro della democrazia e delle manifestazioni dell'89. In ogni caso, mi severo test per una dirigenza che pur in carica da tempo lo è adesso senza il supremo potere arbitrale di Deng, e per la quale la stabilità è imperativa. Il rischio è di un altro Tibet senza il pacifismo del Dalai Lama e dei suoi monaci, ma col fanatismo di contrastanti militanti islamici, dai talebani agli hezbollah, che secondo fonti diplomatiche sarebbero attivi nei rapporti con i separatisti uighuri. Dopo Urumqi, si temeva l'escalation terroristica nella capitale. Nei giorni scorsi molte ambasciate occidentali hanno ricevuto minacce di attentati da parte uighura. Le misure di sicurezza erano state rafforzate per le rappresentanze diplomatiche e sia pure con discrezione in tutta la città. I tassisti avevano ricevuto istruzioni di segnalare alle autorità elementi sospetti con sembianze tibetane o caratteristiche somatiche tipiche degli uighuri. Dopo l'attentato, in vari punti sono stati costituiti nella notte posti di blocco con soldati che brandiscono il Kalashnikov. L'esplosione è avvenuta alle 19,30 ora locale, corrispondente alle 14,30 italiane. Essa ha colpito uno dei minibus privati, capace di 12-14 passeggeri, che seguono percorsi fissi supplementari a quelli degli autobus dei trasporti municipali. Fernando Mezzetti Ma le autorità non confermano che l'esplosione sia stata opera di killer Voci insistenti (smentite da un ministro) sul ritrovamento di altri 5 ordigni Nella foto grande un'immagine di Pechino e qui accanto il presidente Zhang Zemin

Persone citate: Dalai Lama, Deng Xiaoping, Zhang Zemin

Luoghi citati: Afghanistan, Cina, Italia, Pechino, Tibet