Scalfaro intercettato Flick condanna il Pool

7 Prodi stigmatizza le «insinuazioni» sul Capo dello Stato. Il pds duro con la procura ScuHuro intercettato, Flick condanna il Pool Ma poi lo scusa: legge incerta ROMA. «Intercettare le telefonate del Presidente della Repubblica è vietato dalla Costituzione. Assolutamente vietato. Ma nel caso di certe intercettazioni indirette, effettuate dal Pool di Milano, ritengo di non ravvisare aspetti di macroscopica inosservanza delle disposizioni di legge e di loro abnorme interpretazione». Così il ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Maria Flick, al Senato, in risposta a un'interrogazione di Francesco Cossiga. E' potuto accadere perché un «suo» disegno di legge ancora non è stato approvato dal Parlamento: il paradosso di un comportamento giudicato dal ministro «non in linea con la Costituzione», ma allo stesso tempo «non illecito». Giornata di grossi calibri, quella di ieri: l'ex Presidente della Repubblica interpella il governo su intercettazioni, a suo dire, illegittime a carico di Oscar Luigi Scalfaro; interviene Prodi in persona per ribadire «totale fiducia e apprezzamento» del governo nei confronti del Capo dello Stato e stigmatizzare «insinuazioni, offese, alterazioni dei fatti, aggressioni e insulti»; tocca infine al ministro Guardasigilli di dire la sua. Se cioè ravveda gli elementi per procedere per via disciplinare contro Borrelli e sostituti. Lui, Flick, ricorda che «se sussiste un divieto assoluto di intercettazione nei confronti del Capo dello Stato, non vi è ragione di distinguere tra intercettazione diretta e intercettazione indiretta». E sembra proprio che non ci sia salvezza per quel Pool di Milano che ha intercettato la voce di Scalfaro mentre telefonava a un imprenditore di Novara, poi ha trascritto la medesima intercet- tazione, e l'ha inserita negli atti di un processo a carico del finanziere Florio Fiorini, imputato di bancarotta. Ma in extremis Flick cambia la rotta. Trova motivi di giustificazione per i giudici. «La disciplina in materia infatti è frammentaria e lacunosa. Merita per più versi un intervento normativo chiarificatore che potrebbe essere inserito nella nuova disciplina, proposta con disegno di legge». Ecco perché non ci sarebbero, allo stato, motivi per avviare un provvedimento disciplinare contro il procuratore di Milano. Le conclusioni di Flick, però, scatenano il dibattito. Comincia Nicola Mancino, presidente del Senato: «A noi, come legislatori, probabilmente, dopo la discussione di oggi, spetta un'attenzione più specifica a problematiche di tanto rilievo. Anche se personalmente ritengo che i principi sono già previsti dal nostro ordinamento e potrebbero essere applicati da subito». La presa di posizione più sorprendente è quella di Cesare Salvi, capogruppo pds al Senato. Durissimo con il Pool di Milano. «Signor ministro, credo che, quando vi sono violazioni di norme e principi costituzionali, bisogna intanto prendere atto che queste si sono verificate. La violazione a me pare macroscopica, ma ho visto che nella parte finale del suo discorso a lei così non appare. Spero comunque che non intenda chiusa la questione». Quanto al problema generale delle intercettazioni, secondo Salvi, addirittura «assistiamo alla pressoché quotidiana violazione delle leggi vigenti». Stessa durezza contro il Pool, ma più prevedibile, anche da parte di Enrico La Loggia, capogruppo di Forza Italia e di Giulio Maceratini, capogruppo di An. Dice la Loggia: «Per la prima volta il ministro Flick prende le distanze dalla procura di Milano, anche se poi attenua i toni». E Maceratini: «Flick ha fatto un vero capolavoro di diplomazia per non recare il minimo fastidio al dottor Borrelli. Ma conta più la Costituzione o la procura di Milano?». L'intervento più feroce, sia pure in punta di fioretto, viene da Francesco Cossiga, che si associa alla difesa del Capo dello Stato da parte di Romano Prodi. «Forse - aggiunge - il modo scomposto con cui ci si è comportati nei confronti di Scalfaro non avrebbe avuto occasione di manifestarsi, se non ci fosse stato un atteggiamento grandemente imprudente da parte dei componenti la procura di Milano. Se avessero avuto la cura non solo di cercare le leggi, ma di prendere qualche volume di diritto costituzionale e di ripassarsi i diritti generali del diritto costituzionale, che certamente, per la carriera che hanno fatto, devono avere almeno studiato al momento del concorso...». Cossiga conclude: «Anch'io fui intercettato quando ero ministro dell'Interno vent'anni fa ma il Capo dello Stato durante la permanenza in carica non può essere oggetto di alcun procedimento penale, di alcuna indagine, e quindi di alcun atto connesso. Mi sembra strano che quello che vale per le procure di Roma, di Perugia, di Palermo e forse per altre, sia ignorato e dubitato dalla procura di Milano». Francesco Grignetti COME SONO REGOLATE Le norme che regolano le intercettazioni telefoniche ed ambientali sono contenute negli articoli 266-271 del c.p.p. Ecco cosa prevedono in tema di conservazione, utilizzazione e distruzione delle intercettazioni: ■ Le registrazioni devono essere conservate integralmente dal pm fino a sentenza definitiva, a meno che gli interessati non chiedano la distruzione delle parti non necessarie al procedimento. ■ Non possono essere utilizzate e vanno distrutte le intercettazioni non autorizzate o che riguardino persone tutelate dal diritto di segreto professionale, se «hanno a oggetto fatti conosciuti per ragione del loro ministero». ■ Il pm e poi il giudice selezionano le intercettazioni da acquisire, in mod da evitare la divulgazione di quelle estranee o irrilevanti, che vengono equiparate a quelle abusive e debbono quindi essere coperte dal segreto sino alla loro distruzione (modifiche previste dal ddl presentato dal ministro Flick e approvato dal Consiglio dei ministri nel novembre scorso). Cossiga: anche io fili spiato quando ero ministro dell'Interno vent'anni fa Il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick