«Tagliare i servizi, assurdo» di Raffaella Silipo

«Tagliare i servizi/ assurdo» «Tagliare i servizi/ assurdo» La «first lady» difende lo Stato sociale FLAVIA PRODA E IL WELFARE REGGIO EMILIA DAL NOSTRO INVIATO «Sono preoccupata di come si parla dello Stato sociale, per questo oggi preferirei occuparmi più di storia che di attualità...». Quando lo scorso anno ha accettato di tenere un corso all'Università della Terza età nella sua Peggio, la professoressa Flavia Franzoni in Prodi, docente di Welfarc a Bologna, certo non immaginava che il dibattito su pensioni e assistenza sarebbe diventato così duro. E che si sarebbe ritrovata a parlar di corda in casa dell'impiccato, di fronte a una platea di anziani che non ci stanno a fare da capro espiatorio alla crisi. La moglie del premier sorride e passa oltre, quando le chiedono che ne pensa della politica del governo, della riforma sulle pensioni e della Commissione Onofri. «E' una vita che parliamo di queste cose, Bomano e io, ma è la festa della donna e qui l'esperta di stato sociale sono io. A ciascuno il suo...». Mazzi di mimose sui tavoli della Camera di commercio di Peggio Emilia, e una platea di signore in tweed e paletot: un ceto forse non produttivo, ma certo molto determinato nel rifiutare «l'attacco culturale agli anziani e ai pensionati». E' un problema culturale - concorda la «first lady» - che nonostante la riservatezza è oratrice assai più abile di tanti onorevoli, nonché assai più graziosa di quanto venga ritratta. «Per questo sono qui: per dare alle persone gli strumenti culturali per poter entrare nel dibattito. Quando si capiscono le cose, si può anche influire nelle decisioni. Poi, ahimè, i dati dicono chiaramente che il problema delle pensioni esiste, ma è grave creare capri espiatori. Certo, l'invecchiamento della popolazione crea nuovi bisogni. Ma bisogna uscire dai criteri troppo economicistici: gli anziani oggi svolgono compiti nascosti ma fondamentali. Fanno da mangiare a tutta la famiglia allargata, fanno i baby sitter...». «Che io Stato sociale debba cambiare è certo - continua la Prodi, quasi a malincuore -. Sono cambiate le diseguaglianze, devono cambiare i correttivi. Ma come? Non basta dire no al sistema americano, che lascia il singolo a se stesso. Purtroppo in questo periodo ho sentito fare molti discorsi a vanvera». Di una cosa Flavia Prodi è certa: «Non ha senso tagliare i servizi, anche perché non servirebbe a niente. Nel nostro Paese si spende pochissimo per i servizi, e molto per contributi economici: la proporzione è di imo a dieci. Se ci illudiamo che la soluzione sia chiudere qualche asilo nido, fra due anni ci ritroviamo da capo...». La first lady è fedele alla consegna di non turbare il lavoro del marito. Ma mentre parla, si capisce che qualcosa non la convince nel lavoro della commissione Onofri, quella che dovrebbe ridisegnare lo stato sociale in Italia. Buona l'idea del «minimo vitale», che dovrebbe «farci uscire dalla giungla della legislazione assistenziale». Sul mix fra pubblico e privato nel campo dell'assistenza l'accordo è solo a metà. «Il pubblico non può coprire tutti i bisogni di una società complessa come la nostra - spiega -, ma dovrebbe sempre essere responsabile e controllare sul lavoro dei privati». Ma è sulla sanità che la Prodi storce il naso: ((Attenzione a non cambiare troppo. La riforma del 1978 è stato un passo fondamentale: si è passati da un sistema di mutue, dunque meramente assicurativo, a un sistema uguale per tutti. Bicordo che già De Lorenzo, nel '91, voleva dare la possibilità a ciascuno di uscire dal servizio sanitario nazionale e farsi una mutua privata. E' un'idea sbagliata, che creerebbe una sanità di serie A e una serie di B. Invece è importante che pure uno come il senatore Agnelli si faccia operare in un ospedale pubblico: anche questo contribuisce a non smontare lo Stato sociale». La ricetta della first lady? Ha un fondo di buonismo prodiano. «E' un po' utopica - ammette lei -. Ma ci vuole anche l'utopia per uscire dalla crisi. C'è una sola via: ricreare dal basso risposte collettive, ricostruire il tessuto sociale, la comunità. Altrimenti siamo perduti. La solidarietà: è questa la sfida del nuovo millennio». Raffaella Silipo Flavia Prodi

Persone citate: Agnelli, De Lorenzo, Flavia Franzoni, Flavia Prodi, Onofri, Prodi

Luoghi citati: Bologna, Italia, Peggio Emilia, Reggio Emilia