Film, videogiochi (e anche pornografia) di A. Vi.

E' E' E' la solita storia del serpente che si morde la coda: l'industria elettronica è pronta a lanciare sul mercato il Dvd nel momento in cui l'acquirente ha a disposizione un catalogo di film e giochi vasto e appetibile, mentre le grandi case cinematografiche per pubblicare i loro film con il nuovo standard aspettano che siano state vendute un numero sufficiente di apparecchiature. Dal punto di vista industriale, il Dvd sarebbe stato pronto per le vetrine dei negozi anche un anno fa. Ma non avrebbe avuto senso lanciare un prodotto rivoluzionario se poi l'utente non avesse potuto apprezzarne le qualità per mancanza di un adeguato catalogo. Meglio temporeggiare, allora, in attesa che venisse dipanata con le majors del cinema tutta una intricata serie di questioni legali. Dal punto di vista commerciale tutti hanno interesse a far uscire un film su videodisco anziché sul nastro magnetico delle videocassette perché stampare su ed è più semplice e meno costoso. Inoltre vi sono ulteriori risparmi sull'imballaggio e il trasporto (una videocassetta è più ingombrante e patisce l'umido). Inoltre con un solo prodotto si raggiungono otto mercati contemporaneamente: su ogni Dvd c'è spazio per il sonoro in otto lingue diverse (e, volendo, anche di più). In ogni caso entro dicembre dovrebbero esser disponibili sul mercato statunitense circa 250 titoli, di cui 100-150 arriveranno anche su quello europeo (il grosso uscirà per Natale). Circa la metà saranno film più o meno recenti, un 30 per cento del catalogo sarà riservato ai videogiochi, il restante 20 per cento è per la pornografia. Tra i primi film in Dvd annunciati per il mercato italiano c'è «Fantozzi alla riscossa». E i prezzi? Un Dvd potrebbe costare tra le 50 e le 150 mila lire, a seconda del contenuto. A questo punto ogni produttore adotta la sua strategia: Panasonic ha ufficialmente presentato sul mercato italiano il suo apparecchio Dvd pochi giorni fa, Philips (che lo ha lanciato su! mercato Usa ai primi di febbraio) lo commercializzerà in Europa in autunno, mentre Sony lo presenterà ufficialmente in agosto per poi renderlo disponibile all'acquirente entro Natale. Il Dvd della Thomson potrebbe arrivare anche prima dell'estate. Nel primo anno si prevede che, in tutto il mondo, saranno venduti 10 milioni di lettori Dvd. Nel Duemila saranno quasi venti volte tanto: 170-180 milioni di apparecchi. Che si affiancheranno ai 200 milioni di lettori Dvd-Rom da inserire nei computer. Chi ha un videoregistratore, però, non abbia fretta di buttarlo via. Per ora il Dvd può soltanto leggere dischetti, non è ancora capace di registrare dati. Quindi chi ama videoregistrare dalla tv, almeno fino all'estate 1998, dovrà farlo su Vhs. Nell'attesa che il catalogo cresca, chi ha acquistato un Dvd può godersi gli altri dischetti che ha in casa (in Europa è disponibile un catalogo di video-cd con ben 1400 titoli). La compatibilità però non è scontata. Tecnicamente il Dvd può leggere qualsiasi altro ed, ma solo se il costruttore ha predisposto l'opzione. Gli apparecchi di fascia bassa leggeranno solo i cdaudio, quelli più raffinati potranno anche leggere video-cd, cd-Rom e photo-cd, mentre rimane escluso il cd-I: l'interattività non dipende dallo standard in quanto è legata alle caratteris ''che tecniche del lettore. [a. vi.] Milioni di bit risparmiati con un trucco I L segreto del Dvd è uno ■ standard di compressione I dei dati chiamato Mpeg-II. Con una specifica serie di algoritmi, l'Mpeg codifica tutti i dati che definiscono un'immagine, li stiva in un video compact disc e quando questo viene inserito nel lettore del computer un'altra scheda Mpeg decodifica e invia sullo schermo le immagini archiviate. Per un secondo di televisione servono 25 schermate, composte da 576 righe con 720 punti elementari (pixel) per ogni riga e per ogni pixel occorre definire 11 colore, la brillantezza e la luminosità. In totale un singolo secondo di trasmissione digitale ha bisogno di 167,5 milioni di bit, sonoro compreso. Ipotizzando di trasmettere via cavo un film digitale di media durata (90 minuti), con i pivi potenti modem a disposizione oggi a livello domestico (28 mila bit al secondo) servirebbero non meno di 8970 ore di collegamento (373 giorni). Immaginiamo ora che i 25 quadri di un secondo di immagini siano 25 fotografie che abbiamo sul tavolo una accanto all'altra. Riusciamo a notare la differenza tra la prima e la seconda foto? E tra la seconda e la terza? Probabilmente no. E' invece più facile cogliere le variazioni tra la prima foto e la venticinquesima. Lo standard Mpeg-Il trasmette per intero il primo quadro (6-7 milioni di bit), poi solo le differenze che intervengono tra il primo e il secondo, tra il secondo e il terzo e così via (generalmente non più di 800 mila bit). Si è visto che in media ogni 12 quadri occorre trasmettere la totalità delle informazioni perché le differenze sono diventate troppo. Ma è comunque un enorme vantaggio perché anziché 25 intere foto al secondo se ne tramettono solo due. I tecnici stanno già studiando il passo successivo. Anziché le differenze tra un quadro e l'altro, all'inizio di ogni scena il primo computer (la fonte) darà al secondo computer (il destinatario) tutte le informazioni del caso: nel bosco un uomo e una donna fanno un picnic. Poi lo avvertirà di cosa succederà in quella scena: il terzo albero a sinistra cade e la donna aiuta l'uomo a scansarsi. Quindi il secondo computer immaginerà la scena, la ricostruirà elettronicamente sul video utilizzando i dati a sua disposizione: il terzo albero da sinistra che si schianta è un pino marittimo alto 10 metri, mentre la donna che interviene è alta 1 metro e 75, ha i capelli rossi e corti e indossa uno svolazzante gonnellino a fiori. II tutto come se avesse in memoria la scena girata dalla cinepresa, [a. vi.]

Persone citate: Fantozzi, Philips, Thomson

Luoghi citati: Europa, Usa